sabato 26 novembre 2011

Il "mercato" di Matrix

Avete mai sentito parlare di HFT ?

La sigla sta per High Frequency Trading e indica una particolare metodologia di trading completamente automatizzata, gestita da sofisticatissimi algoritmi informatici che girano su piattaforme hardware estremamente veloci.

Si tratta di programmi software che comprano e vendono titoli, obbligazioni, derivati operando su tutti i mercati finanziari e in grado di sostituirsi in tutto e per tutto ad operatori umani.

Sono dei robo-trader, delle macchine programmate per fare soldi speculando sulle differenze di prezzo e sui microtrend e in grado di accumulare un piccolissimo guadagno unitario moltiplicato per un enorme volume di transazioni effettuate nell'unità di tempo.

Questi speculatori robotici fanno tutto da soli ed operano ad una velocità spaventosa: analizzano in tempo reale l'andamento dei mercati alla ricerca di pattern vantaggiosi e, al momento giusto, piazzano una valanga di ordini di acquisto o di vendita per lucrare sulle microscopiche differenze.

Si stima che negli Stati Uniti, oltre il 70% del valore degli scambi di borsa sia gestito in HFT cioè: da macchine !

Ecco a chi ci inchiniamo, ogni mattina, quando accendiamo la radio, ansiosi, per conoscere l'andamento dei "mercati" e sapere se questi gradiscono o meno la politica del governo !








Qualche riferimento:


http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2010/02/trader-macchina-ordini.shtml?uuid=66957f78-1d36-11df-88d4-0be9676f782f&DocRulesView=Libero


http://intermarketandmore.finanza.com/high-frequency-trading-cosa-resta-del-vecchio-mercato-26276.html


http://intermarketandmore.finanza.com/lo-scandalo-dell-high-frequency-trading-17398.html


http://intermarketandmore.finanza.com/high-frequency-trading-evoluzione-o-tomba-del-mercato-reale-10011.html


http://intermarketandmore.finanza.com/goldman-sachs-high-frequency-trading-e-furti-vari-5979.html

domenica 20 novembre 2011

Una triste...felicità ?

La caduta del governo Berlusconi ha creato un clima comprensibile di "euforia" nel paese. Il livello di gradimento del nuovo primo ministro, il Prof. Monti, sembra essere cresciuto a valori stratosferici (superiore all'80% in alcuni sondaggi, guarda qui, ad esempio)

Il mondo cattolico guarda con entusiasmo questo governo, la CEI esprime grande fiducia nel nuovo esecutivo (vedi qui ) ed anche tanti osservatori abbastanza distanti dal mondo cattolico esprimono pari entusiasmo. Ad esempio, Michele Serra, nella sua bella amaca del 18 novembre su Repubblica, parla del nuovo governo in questi termini: "..il grigio banca del governo Monti sembra un antidoto alla pacchianeria sgargiante che ci ha sommersi...Per ogni ministro nominato, fate così: cercate di ricordarvi chi era il suo predecessore. Vedrete che in nove casi su dieci il passo in avanti è stato grandioso. A prescindere".

Condivido gran parte di questi giudizi e credo nella sincerità del Prof. Monti quando parla di necessità di mettere "equità" nelle manovre di risanamento.

Eppure.....

Eppure quel "a prescindere" di Michele Serra non mi fa essere completamente sereno...Ho come il sospetto che manchi qualcosa, per farmi essere completamente soddisfatto. E non è la consapevolezza della crisi che ci attanaglia, nè la paura per i sacrifici che dovremo fare. E' la consapevolezza che una profonda analisi delle "cause" della crisi non è stata fatta del tutto. E quindi i "rimedi" che vengono ipotizzati temo che potranno essere solo delle parziali boccate d'ossigeno.

Ho letto tante dichiarazioni e ne traggo la conclusione che la stragrande maggioranza dei nostri politici (compresi quelli di..." sinistra") non mettono assolutamente in dubbio che la crescita del PIL sia l'unica cosa giusta da perseguire per superare il momentaccio, e che sussista l'assoluta ed ineluttabile necessità di ridurre il nostro debito facendo tirare la cinghia agli italiani, in modo equo, per carità...

Ho sentito solo pochissime e timidissime voci, almeno sino ad ora, sulla necessità di mettere qualche "freno" allo strapotere della finanza, che sembra costituire un dogma ineluttabile. Per altro, l'Unione Europea appare del tutto compatta nel "non credere" di poter e voler mettere qualche freno. Chi propone idee del genere appare, al contrario, un visionario, un illuso, un...indignados che non capisce come gira il mondo...
Le speculazioni finanziarie non creano ricchezza per le popolazioni, creano al contrario divisioni, enormi sperequazioni. I capitali che caratterizzano questo mondo "virtuale" sono "fittizi" e poco connessi all'economia reale. Come fa notare il Prof. Paolo Palazzi, ordinario di Scienze Statistiche alla Sapienza di Roma (vedi qui ), i movimenti internazionali di moneta causati da effettivo scambio di merci sono solo una minima parte di tutti i movimenti di capitali finanziari del mondo.

Però questi scambi di capitali "fittizi" fanno arricchire parecchie persone che, temo, non gradirebbero avere dei "freni" (leggasi, "tassazioni" del tipo tobin tax). Come ha benissimo evidenziato Sandro in un recentissimo post su questo blog, grazie all'effetto "leva", il famigerato spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi, rappresenta una fonte di "guadagno" per parecchi speculatori finanziari. Anzi, se comprendo bene la matematica, maggiore è tale spread, cioè peggio è messo un paese (ad esempio,..l'Italia), maggiore sarà il loro guadagno....

Noi di Piazzaverdi stiamo dicendo che sarebbe tempo per discutere di questa "ineluttabilità", ponendo il tema a livello internazionale, da parte della nostra classe politica.

Da qualche giorno, oltre all'amarezza nel non vedere rappresentate queste idee è subentrato anche il timore addirittura di scriverle, perchè sta nascendo il pericolo di essere fraintesi. E' infatti sconcertante (e avvilente) constatare che le (poche) critiche a Monti vengono sia dai "populisti" di destra, da poco disarcionati dal potere, sia dai giovani che stanno protestando, anche in Italia, per la mancanza di un futuro. Non ci può essere alcuna somiglianza tra questi due mondi, evidentemente, tuttavia c'è un'apparente intesa su queste critiche.

Il grande Gad Lerner si è accorto di questa "stranezza" e ne discute in un bellissimo articolo uscito sempre su Repubblica il 18/11/2011 dal titolo "Segnale da Ascoltare" che suggerisco caldamente di leggere. Gad Lerner parla di "disperazione" di questi giovani che non vedono per loro alcun futuro, in termini di realizzazione lavorativa e sociale. Lerner sottolinea l'importanza di non sottovalutare, da parte del nuovo governo, le ragioni di queste proteste che nascono da un problema reale e che è analogo in molti altri governi europei.

Ma non si limita solo a porre questa richiesta. Dà spiegazione della natura della crisi e pone una domanda molto rilevante ai politici. Scrive Gad Lerner: E' chiaro a tutti che la depressione in cui precipita l'Occidente non è frutto degli eccessi del capitalismo fondato sul debito, ma della sua stessa natura strutturale. Per questo i tecnici chiamati oggi a cimentarsi con un difficilissimo tentativo di salvataggio, non hanno altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt'altro che neutrali. Tocca loro delineare un'incisiva riforma del sistema di cui essi stessi hanno in taluni casi personalmente beneficiato; se non vogliono entrare in una disatrosa rotta di collisione con la gioventù precaria che oggi, a torto o a ragione, non li beneficia di alcuna distinzione rispetto a chi li ha preceduti".

Si parla di carenza "strutturale" del capitalismo di oggi. E allora capisco finalmente perchè non posso concordare con quel "a prescindere" con il quale chiude la sua "amaca" Michele Serra. Perchè se è vero che la soddisfazione è grande per essere usciti da quella "catastrofe antropologica" a cui Serra allude, è altrettanto vero che non vedo nella classe politica di adesso alcun tentativo di mostrare quel coraggio che Gad Lerner pensa sia necessario. Leggo, al contrario, parecchia "paura", nei politici di adesso, a volersi confrontare con il "dramma epocale" della crisi del capitalismo senza regole. Il "passaggio della mano" ai tecnici che è avvenuto in Italia, successivo alla caduta del precedente Governo, sembra molto un segnale di "resa", o di incapacità o mancanza di volontà, a volersi assumere delle responsabilità in questo momento delicato. Voglio sperare che il "tecnico" Prof. Mario Monti abbia invece questo coraggio e sappia proporre, quanto meno, qualche germe di queste argomentazioni all'attenzione dei signori di Bruxelles. Dopo tutto se è stato capace di mettere a freno lo strapotere di Bill Gates (vedi qui) potrebbe anche avere titolo per far almeno mettere in agenda questi temi.

Solo se questo accadrà saprò veramente gioire pienamente della caduta del governo del "bunga bunga", altrimenti mi rimarrà il sospetto che la "purga necessaria" che ci aspetta potrà solo ulteriormente alimentare, con i nostri risparmi, questo mondo di "affari" e rendere pertanto la mia felicità, solo...una triste felicità...

Todo modo

La rendita parassitaria è un peccato mortale ?
E chi l'ha detto che la rendita parassitaria è un peccato ?

giovedì 17 novembre 2011

Il discorso di Monti

Ecco alcuni passaggi fondamentali del discorso del prof. Monti, oggi, al Senato della Repubblica Italiana:


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Il futuro dell’euro dipende anche da ciò che farà l’Italia nelle prossime settimane, anche e non solo, ma anche. 

Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico. Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. 

Quel rapporto è oggi al medesimo livello al quale era vent’anni fa ed è il terzo più elevato tra i Paesi dell’OCSE. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo far leva su tre pilastri: rigore di bilancio, crescita ed equità.

Nel ventennio trascorso l’Italia ha fatto molto per riportare in equilibrio i conti pubblici, sebbene alzando l’imposizione fiscale su lavoratori dipendenti e imprese, più che riducendo in modo permanente la spesa pubblica corrente. Tuttavia, quegli sforzi sono stati frustrati dalla mancanza di crescita. 

L’assenza di crescita ha annullato i sacrifici fatti. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio, sulla discesa del rapporto tra debito e PIL. 
Ma non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.

... le scelte degli investitori che acquistano i nostri titoli pubblici sono guidate sì da convenienze finanziarie immediate, ma – mettiamocelo in testa – sono guidate anche dalle loro aspettative su come sarà l’Italia fra dieci o vent’anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi.

Riforme che hanno effetti anche graduali sulla crescita, influendo sulle aspettative degli investitori, possono riflettersi in una riduzione immediata dei tassi di interesse, con conseguenze positive sulla crescita stessa

I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi. Maggiore sarà l’equità, più accettabili saranno quei provvedimenti e più ampia – mi auguro – sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere. 

Gli investimenti in infrastrutture, di cui tante volte e giustamente abbiamo parlato e si è parlato negli corso degli anni, sono fattori rilevanti per accrescere la produttività totale dell’economia

A questo scopo, abbiamo per la prima volta valorizzato in modo organico nella struttura del Governo la politica, anzi, le politiche di sviluppo dell’economia reale, con l’attribuzione ad un unico Ministro delle competenze sullo sviluppo economico e sulle infrastrutture ed i trasporti


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mercoledì 16 novembre 2011

Ultima istanza

Lo spread imperversa ancora e Monti cerca il punto di equilibrio per il suo nuovo governo tecnico-politico (tecnico fuori, politico dentro).

In attesa degli eventi e di conoscere la lista dei ministri e poi vedere se il pollice dei "mercati" punta verso l'alto o verso il basso, cerco di approfondire un elemento fondamentale che, secondo alcuni commentatori, è alla base della gravosa situazione in cui si trova l'Italia.

Il punto è questo:

La Banca Centrale Europea non può comportarsi come prestatore di ultima istanza.

Cioè: 

la BCE non può - per statuto - acquistare i titoli di debito degli stati europei sul mercato primario cioè non può "monetizzare" il deficit degli stati immettendo nuova liquidità nel sistema.

La FED americana, invece, lo fa continuamente.
La Banca d'Italia (prima del divorzio dal Tesoro) lo poteva fare e lo Stato Italiano aveva la sua "linea di credito" garantita per legge.

Oggi questo non è più possibile e gli Stati europei, Italia inclusa, devono ricorrere al mercato e solo al mercato per finanziarsi ai tassi di interesse che l'incrocio tra domanda e offerta arrivano a determinare.

Questo mancato sostegno della BCE sul mercato primario può fare la differenza tra l'essere "strozzati" dagli speculatori che operano a leva e il riuscire a sopravvivere potendo continuare a finanziare il proprio debito a tassi di interesse ragionevoli.

Ecco lo Statuto della BCE per chi lo volesse leggere integralmente e farsi una idea più precisa:


All' articolo 21 si legge molto chiaramente quanto segue:

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Conformemente all'articolo 101 del trattato, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.
>>

Lo statuto dice espressamente che la BCE non può esercitare nessuna forma di "facilitazione creditizia" verso gli Stati, tantomeno acquistare direttamente i loro titoli di debito.

La BCE deve stare in "seconda fila", non deve intervenire, e gli Stati devono essere virtuosi e misurarsi da soli con il mercato. 

Sembra quasi una forma di alta pedagogia.

Il genitore adulto e prudente che non apre i cordoni della borsa al figlio spendaccione e sprovveduto e gli dice: se vuoi spendere devi prima lavorare, guadagnare e risparmiare oppure chiedere dei prestiti ai tuoi amici: insomma, arrangiati.

La Banca Centrale formica che rifiuta il proprio sostegno allo Stato cicala, insomma.

Mi chiedo quali siano le ragioni di fondo, le motivazioni profonde, i superiori vantaggi che rendono preferibile tenere lontana la BCE dal mercato primario del debito sovrano. 

Quale sia il reale vantaggio sistemico che deriva dall'aver imposto proprio questa regola del gioco.

Insomma, chi ci guadagna alla fine della fiera ?

Me lo chiedo perchè vorrei togliermi dalla testa l'insidioso dubbio che gli unici ad essere avvantaggiati da questo stato di cose siano solo i cosiddetti "mercati" che possono finalmente muoversi senza limiti e senza contrappesi in uno spazio privo di argini e confini brandendo lo spread come una sorta di manganello - di ultima istanza - ovviamente...

Qualcuno ha delle risposte ?

giovedì 10 novembre 2011

Deus ex machina

Improvvisamente, inaspettatamente, la rissa è finita, la tempesta si è placata, il caotico e insulso rumoreggiare dei nostri "politici" da avanspettacolo non si sente più.

Tutto è improvvisamente più chiaro, più logico.

Dalla vetta dell'empireo piomba, al centro esatto della scena, il deus ex machina, l'eletto, l'uomo della provvidenza.

I "mercati" vogliono lui, si fidano di lui.

Evidentemente lo conoscono...

Azzardo una previsione per i prossimi 4 giorni.

Lo spread continuerà a salire, molto lentamente, fino al limite del collasso.
Continueranno le vendite dei titoli per spingere ancora più in alto l'asticella dei tassi.
Si arriverà ad un millimetro dal baratro, ad un solo passo dalla rottura fisica del sistema.

Poi (lunedi?, martedì?) ci sarà finalmente l'incarico, la nomina del nuovo governo.

E la fiducia in Parlamento, con lungo e liberatorio applauso.

In quel preciso istante il "mercato" riprenderà improvvisamente gli acquisti dei titoli.

I fondi speculativi faranno incetta degli appetitosi titoli italiani, negoziati al massimo tasso di interesse possibile (e questa massiccia, improvvisa ondata di acquisti provocherà l'inversione della derivata nella curva dello spread).

Il "mercato" incoronerà il nuovo corso dell'Italia che si incamminerà sulla strada del "risanamento" con rinnovato ottimismo.

A quel punto, i pochi e selezionati investitori che saranno riusciti ad acquistare i titoli con cedola al 7%, avranno fatto l'affare del secolo e, per i prossimi anni, si saranno assicurati una corposa rendita finanziaria amplificata dall'effetto leva.

L'Italia (troppo grande e troppo ricca per fallire) onorerà tutti i suoi impegni, fino all'ultimo euro, con un gigantesco e prolungato sforzo bi-partisan, garantendo un imponente e costante e regolare flusso di cassa dalla periferia dell'impero fino al suo esatto baricentro finanziario.

martedì 8 novembre 2011

Ogni scolaretto conosce la leva


--- Problema ---

La Banca Centrale Europea presta denaro alle Banche (e, solo alle Banche, per statuto) al 1,25 %


Le Banche prestano denaro all’Italia al 6,87 %




--- Domanda ---

Qual'è il rendimento percentuale del capitale investito dalle Banche ?


--- Svolgimento ---

Sia C il capitale proprio delle Banche.

Sia P il prestito che le banche chiedono alla BCE.

Sia p il tasso di interesse (passivo) verso la BCE ( = 1,25%).

Sia a il tasso di interesse (attivo) verso lo Stato Italiano ( = 6,87%)

Definiamo leva o leverage il rapporto tra il capitale investito e il capitale proprio


L = ( C + P ) / C


da cui ricaviamo
P = C ( L - 1 )

la variazione del capitale proprio, dopo l'investimento, è data dalla rendita generata dal capitale investito (capitale + interessi)

( C + P ) ( 1 + a )

da cui dobbiamo sottrarre il rimborso del prestito effettuato dalla Banca Centrale più gli interessi

P ( 1 + p )

e il capitale iniziale C.

Il tutto diviso per il capitale iniziale (per avere il rendimento percentuale).

Mettiamo tutto assieme:

rendimento% = [ ( C + P ) ( 1 + a ) - P ( 1 + p ) - C ] / C


da cui otteniamo, sfruttando la definizione di leva indicata sopra:


L ( 1 + a ) - ( L - 1 ) ( 1 + p ) - 1

E, dopo qualche semplice passaggio, si ottiene:

L a + ( 1 - L ) p

o anche

L ( a - p ) + p


--- Risposta ---


Supponendo che la Banca operi con una leva finanziaria pari a


L = 4
otteniamo:
4 x 0,0687 - 3 x 0,0125 = 0,2373 = 23,73 %




Un ottimo affare per la Banca, non c'è che dire (!).


E tanto più buono quanto maggiore è la leva e quanto maggiore è lo spread (la differenza) tra il tasso di interesse attivo ( a ) e il tasso di interesse passivo ( p ).

giovedì 3 novembre 2011

Maggioranza e minoranza

E' del tutto evidente che una elìte composta di poche decine di migliaia di persone non potrà mai riuscire a controllare e dominare una massa formata da molti milioni di individui.

Non è materialmente possibile, per una semplice questione di rapporti numerici.

Se riuscisse a incanalare e dare coerenza alla propria sconfinata potenza, la massa dei molti sarebbe in grado di schiacciare qualsiasi frangia minoritaria lanciata alla conquista del potere.

E' evidente, quindi, che il governo dei pochi sui molti si può realizzare solo se la stragrande maggioranza dei governati si consegna spontaneamente al controllo e alla dominazione dei pochi governanti esprimendo un totale e volontario consenso verso il sistema di potere costituito.

Senza il consenso non può funzionare nessuna forma di controllo delle masse.

Nei sistemi comunisti il consenso è (stato) generato mediante la propaganda ideologica e facendo credere al singolo individuo di essere parte attiva nel processo di creazione collettiva della nuova pòlis.

Nei sistemi liberisti e capitalisti, il consenso è (stato) generato dalla progressione continua del benessere materiale che, prolungata per un periodo sufficientemente lungo, ha fornito agli individui l'illusione di vivere in un sistema assolutamente efficiente e capace di generare continua ricchezza.

Entrambi i sistemi perdono l'equilibrio nel momento in cui non riescono più ad alimentare l'illusione collettiva (della nuova pòlis, che ben presto si trasforma in regime; della crescita illimitata che si risolve in un crollo improvviso) e quindi non sono più in grado di alimentare il consenso.

Nella fase discendente della parabola, prima che il consenso sia del tutto dissipato, l'elìte tenterà di dirottare l'attenzione delle masse verso una nuova fonte di generazione del consenso e cioè verso il volto di un comune e terribile nemico in grado di minacciare la sopravvivenza dell'intero sistema.

Un nemico verso il quale sarà necessario mobilitarsi seguendo le direttive dei pochi illuminati ancora saldamente al comando e capaci di indicare a tutti la via della salvezza.

mercoledì 2 novembre 2011

Quando l'assicurazione non assicura

La modalità con la quale è stata gestita la ristrutturazione "volontaria" del debito greco, rischia di far vacillare l'effimero e delicato equilibrio su cui si regge la bolla della finanza derivata, con conseguenze che forse iniziamo a percepire anche al nostro livello di comuni mortali.

Tutto nasce da questa domanda:

La recente ristrutturazione del debito greco (il cosiddetto "haircut" del 50%) deve essere considerata come una dichiarazione di default, oppure no ?

Se è default, a tutti i sottoscrittori di contratti CDS (Credit Default Swap) a copertura del rischio di insolvenza della Grecia, deve essere rimborsato il premio.

Se non è default, i sottoscrittori di CDS greci non hanno diritto al rimborso.


Chi può rispondere a questa domanda ?


Un organo "super partes", l' ISDA, a cui è affidato proprio il compito di certificare il verificarsi degli eventi che fanno "scattare" il rimborso promesso dai contratti CDS (è una sorta di medico legale che deve cerficare il decesso, praticamente).

Ora, sembra che l'ISDA abbia deciso che l'haircut greco non si configura come un default e quindi i CDS non hanno nulla da "coprire" e i loro sottoscrittori nulla a pretendere.

Molti non la stanno predendo bene, evidentemente.

Questa vicenda getta un'ombra sinistra sulla reale affidabilità dei CDS in quanto assicurazioni contro il rischio insolvenza:

I CDS rappresentano delle garanzie reali oppure sono un bluff ?

Nel dubbio qualcuno potrebbe anche smettere di acquistare titoli del debito sovrano dei paesi più rischiosi (come l'Italia) e cercare di sbarazzarsi velocemente dei titoli in suo possesso (come è avvenuto oggi, ad esempio...).

Come a dire: 

se si sparge la voce che le assicurazioni auto non pagano più i sinistri, la gente smette di acquistare automobili !

E' una analisi plausibile ?
E dobbiamo preoccuparci anche di questo ?


Per approfondire: