venerdì 30 dicembre 2011

Il Finanzcapitalismo....

Abbiamo più volte scritto in questo blog quanto oggigiorno la parola "Crescita" rappresenti un dogma, un postulato, sul quale c'è totale condivisione e poca discussione critica, almeno sui più grandi mezzi di comunicazione di massa (TV, grandi giornali...). 

Sul fatto che "Crescita" non equivalga necessariamente a "benessere" per una vastissima fascia della popolazione c'è in verità molto meno dibattito, anche se tale realtà è nota a molti. Crescita del PIL non vuol dire benessere generalizzato, ma, al contrario, aumento dello "spread" (per usare una parola di moda...) tra ricchissimi (pochi, pochissimi...) e poverissimi (sempre di più...) del mondo.

Tale Crescita è assicurata da quella che il sociologo Luciano Gallino chiama le "macchine sociali", cioè le grandi organizzazioni gerarchiche che usano le persone alla stessa stregua di "componenti" o servo unità. Tra queste mega-macchine, spicca il "finanzcapitalismo" che si è sviluppato negli ultimi anni al solo scopo di accumulare e prelevare tutto il valore estraibile dal maggior numero possibile di essere umani. La macchina del finanzcapitalismo ha superato anche il capitalismo industriale ed ha ormai raggiunto una componente planetaria, grazie alle telecomunicazioni, ad internet, in una parola, alla globalizzazione. 

Interessante che si parla di estrazione del "valore" e non di produzione del "valore", che è cosa assai diversa. Nel finanzcapitalismo non esistono più le "merci" da produrre per ottenere dei profitti, come accadeva e accade nel capitalismo tradizionale. Quel capitalismo era, ed è, basato sull'investimento, sulla produzione di "merci" e sulla loro successiva vendita al fine di procurare un "utile". 

Oggi la produzione è passata in secondo piano, la merce è sparita, in realtà, dal palcoscenico. Il capitale immesso viene fatto "girare" con l'unico scopo di produrre un utile maggiore, grazie ai meccanismi speculativi, senza la necessità di produrre e vendere alcunchè ! Dice il prof. Gallino: "..i capitalisti sono mossi non dall'intento di produrre cose, bensì da quello di controllare persone, e la loro macchina capitalistica esercita questo potere con efficienza, flessibilità e forza che gli antichi governanti non potevano neanche immaginare....". In tal senso il capitale non ha potere, il capitale è potere. 

Il braccio del finanzcapitalismo è, evidentemente, il sistema finanziario, quel sistema per il quale una grande banca o una società di intermediazione finanziaria che opera a scala globale, ad esempio, riceve un "pacco" di soldi (ad esempio dalla BCE) all'1 per cento di interessi e lo ri-presta al 6% di interessi. Non investe un euro di quel "pacco" per aiutare i cittadini, oppure per finanziare un'impresa che produce beni e/o servizi, oppure addirittura lo Stato stesso per creare dei Servizi ai cittadini. Al contrario usa quei soldi solo per arricchirsi, riprestandoli ad un interesse molto maggiore di quello che ha pagato per ottenerli, sfruttando l'effetto leva. 

Basta soltanto "pescare" lo Stato (mi verrebbe da dire: il "pollo") in difficoltà e prestare dei soldi a banche di quello Stato, accaparrando ad esempio titoli ad alto rendimento che quello Stato, strozzato, è costretto ad emettere per pagare gli interessi sul debito precedente che ha già come zavorra. Quello Stato si indebiterà ancora di più ma avrà del "cash" in cassa per far quadrare il suo bilancio di fine anno. 

E i cittadini di quello Stato saranno di fatto "gli ufficiali pagatori" di quegli ulteriori interessi sul debito (che cresce) grazie alle tasse in più che dovranno pagare, ad unico beneficio di quella banca, o quella società di intermediazione finanziaria, che ci lucrerà sopra, e con essa il sistema finanziario ad essa connesso. 

Auguri di Buon 2012 !



Referenze:
Luciano Gallino: "Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi". 2011, Einaudi, 324pp.

lunedì 26 dicembre 2011

L'Uomo BioEconomico



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1. La produzione di tutti gli strumenti di guerra, non solo la guerra, dovrebbe essere completamente proibita. È assolutamente assurdo (e ipocrita) continuare a coltivare tabacco se, per ammissione generale, nessuno vuole più fumare. Le nazioni così sviluppate da essere le maggiori produttrici di armamenti dovrebbero riuscire senza difficoltà a raggiungere un accordo su questa proibizione se, come affermano, hanno abbastanza saggezza da guidare il genere umano. L'arresto della produzione di tutti i mezzi bellici non solo eliminerebbe almeno le uccisioni di massa con armi sofisticate, ma renderebbe anche disponibili forze immensamente produttive senza far abbassare il tenore di vita nei paesi corrispondenti.

2. Utilizzando queste forze produttive e con ulteriori misure ben pianificate e franche, bisogna aiutare le Nazioni in via di sviluppo ad arrivare il più velocemente possibile a un tenore di vita buono (non lussuoso). Tanto i paesi ricchi quanto quelli poveri devono effettivamente partecipare agli sforzi richiesti da questa trasformazione e accettare la necessità di un cambiamento radicale nelle loro visioni polarizzate della vita.

3. Il genere umano dovrebbe gradualmente ridurre la propria popolazione portandola a un livello in cui l'alimentazione possa essere fornita dalla sola agricoltura organica. Naturalmente le Nazioni che adesso hanno un notevole tasso di sviluppo demografico dovranno impegnarsi duramente per raggiungere risultati in tal senso il più rapidamente possibile.

4. Finché l'uso diretto dell'energia solare non diventa un bene generale o non si ottiene la fusione controllata, ogni spreco di energia per surriscaldamento, superraffreddamento, superaccelerazione, superilluminazione ecc... dovrebbe essere attentamente evitato e, se necessario, rigidamente controllato.

5. Dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti, splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l'automobilina per il golf, e per splendori pachidermici come le automobili che non entrano nel garage. Se ci riusciremo, i costruttori smetteranno di produrre simili "beni".

6. Dobbiamo liberarci anche della moda, quella "malattia della mente umana", come la chiamò l'abate Fernando Galiani nel suo famoso "Della moneta" (1750). E' veramente una malattia della mente gettar via una giacca o un mobile quando possono ancora servire al loro scopo specifico. Acquistare una macchina "nuova" ogni anno e arredare la casa ogni due è un crimine bioeconomico. 

7. (Strettamente collegato al punto precedente), i beni devono essere resi più durevoli tramite una progettazione che consenta poi di ripararli. 

8. (In assoluta armonia con tutte le considerazioni precedenti), dovremmo curarci per liberarci da quella che chiamo "la circumdrome del rasoio", che consiste nel radersi più in fretta per avere più tempo per lavorare a una macchina che rada più in fretta per poi aver più tempo per lavorare a una macchina che rada ancora più in fretta, e così via, ad infinitum. 

Questo cambiamento richiederà un gran numero di ripudi da parte di tutti quegli ambienti professionali che hanno attirato l'uomo in questa vuota regressione senza limiti.

Dobbiamo renderci conto che un prerequisito importante per una buona vita è una quantità considerevole di tempo libero trascorso in modo intelligente.


Tratto da:
A cura di Mauro Bonaiuti. Torino, Bollati Boringhieri, 2003

mercoledì 21 dicembre 2011

Uno sguardo dall'alto

A volte, soprattutto quando facciamo fatica a comprendere la dinamica dei fenomeni in cui siamo direttamente coinvolti, è opportuno fermarsi ed allargare il più possibile il campo della nostra analisi per provare a comprendere - anche in modo grossolano se volete - qual'è il contesto generale in cui i fenomeni si collocano e si svolgono.

E' un po' come salire sulla cima di una collina e, dall'alto, cogliere con lo sguardo una visuale molto più ampia che ci fa finalmente vedere tutta la disposizione del territorio in cui viviamo, le sue articolazioni, le sue varie parti e proporzioni.

Provo a fare la stessa operazione con il territorio concettuale in cui si è avventurato questo poccolo blog casalingo (forse un po' troppo ingenuo, ma sicuramente in buona fede): il territorio della economia e della finanza nel quale, volenti o nolenti, dobbiamo abitare se vogliamo sopravvivere.

Ed ecco quello che vedo dall'alto della (mia) collina:




Vedo prima di tutto un grande territorio-contenitore, una sorta di sfondo che contiene tutti gli altri elementi.

Qualcosa che, al nostro livello quotidiano, alla nostra altezza, forse non riusciamo più a scorgere abituati come siamo a vivere nelle nostre città umane, a guidare le nostre automobili umane, su autostrade umane, che ci portano dentro i nostri uffici umani...

Questo contenitore è la Biosfera: cioè quella sottile e fragile pellicola che ricopre il nostro pianeta, che consente la nostra esistenza biologica e quella di tutti gli altri esseri viventi e ci fornisce il materiale necessario per costruire tutte le nostre cose e le nostre macchine (compreso pure questo blog).

All'interno della Biosfera si trova lo spazio dell'Uomo, il nostro sistema, la nostra civiltà, se così vogliamo chiamarla.

Lo spazio dell'Uomo lo vedo logicamente scomposto in due sotto-sistemi tra loro distinti e interdipendenti: il Sistema Economico e il Sistema Finanziario

Il Sistema Economico è una gigantesca macchina termodinamica che preleva dalla Biosfera componenti a bassa entropia (combustibli fossili, ad esempio, o risorse minerarie), li utilizza all'interno del proprio processo di trasformazione per produrre oggetti e manufatti (via via utilizzati e consumati all'interno del sistema stesso) e poi rilascia di nuovo nella Biosfera componenti residuali del processo - ad alta entropia - che non sono più utilizzabili per un successivo ciclo di trasformazione perchè ormai privi di energia libera.

Il Sistema Economico realizza le sue funzioni attraverso una complicata interazione di miliardi di agenti (individui, famiglie, imprese, organizzazioni) che si scambiano continuamente beni e servizi utilizzando il denaro (la liquidità) e il credito come mezzi abilitanti.

Senza liquidità o credito la macchina economica si ferma perchè viene a mancare il mediatore delle transazioni, il neuro-trasmettitore che consente agli agenti di eseguire gli scambi economici bilaterali.

La sorgente della liquidità è il Sistema Finanziario che crea (dal nulla) i flussi di credito necessari al funzionamento della Economia reale e li immette nel corpo economico attraverso la sua fitta rete di distribuizione costituita dai cosiddetti intermediari finanziari (Banche, Fondi di Investimento, ecc...).

Il Sistema Finanziario nutre il Sistema Economico e gli consente di funzionare ma, allo stesso tempo, si comporta come un parassita fornendo una certa dose di liquidità (a debito) ed estraendo dal suo ospite - in un tempo successivo - una liquidità ancora maggiore generata dal meccanismo degli interessi.

La meccanica degli interessi - lo abbiamo scritto più volte nelle pagine di questo blog - porta ad un rapido accrescimento del flusso di liquidità che il corpo economico deve progressivamente restituire al Sistema Finanziario e quindi impone al Sistema Economico una dinamica continuamente espansiva (la cosiddetta crescita): l'unica dinamica in grado garantire la restituzione di interessi sempre crescenti.

Se non viene interrotto il processo, la macchina economica finirà semplicemente per consumare tutte le risorse della Biosfera e si distruggerà assieme al suo parassita.

E' un concetto semplice, elementare, che però - evidentemente - non ci è ancora entrato in testa dal momento che ogni santo giorno sentiamo ripetere fino alla nausea il mantra della crescita come unico rimedio al male della "crisi" del debito.

Per nostra fortuna la Biosfera non è un sistema isolato e quindi è vero che non può scambiare materia con il resto dell'universo ma riceve ogni giorno, tanta nuova energia dal Sole.

Non siamo quindi condannati senza appello dal secondo principio della termodinamica che prevede, per i sistemi isolati, una ineluttabile crescita della Entropia fino alla "morte termica".

Se ci liberiamo definitivamente dal parassita finanziario (e quindi smettiamo crescere senza criterio e senza senso), se iniziamo ad utilizzare davvero l'energia del Sole gestendo con maggiore oculatezza le preziose riserve di bassa-entropia che la Biosfera ha accumulato nei millenni, possiamo forse trovare un nuovo punto di equilibrio e dare vita ad un Nuovo Sistema BioEconomico capace di conservarsi e di conservarci per un tempo ancora molto lungo su questo Pianeta.

domenica 11 dicembre 2011

A proposito di...Crescita

E' un dato di fatto: tutti, ma proprio tutti, parlano di Crescita come unica possibile soluzione ai mali causati da questa finanza senza regole. Anche il nostro Presidente del Consiglio ha ribadito questa necessità in tante occasioni. 

Ne abbiamo parlato anche in questo blog molto recentemente (vedi qui ). La tesi dominante è che senza Crescita non si può sviluppare l'economia e senza sviluppare l'economia non si produce ricchezza, ricchezza necessaria per pagare...i debiti. 

Per carità, non entrerò di nuovo sul problema del Debito, sul perchè la "crisi" sia in realtà una "bazza" (termine bolognese che indica cosa molto "vantaggiosa"...) per un sacco di gente che specula sulle crisi degli Stati spingendo qualche bottone a Wall Street. Però il tema della ineluttabilità della Crescita comunque e sempre è troppo intrigante per lasciarlo stare. 

Ho, per altro, già espresso il mio parere su questi temi in un altro post di Piazzaverdi (qui), dove ho sottoposto all'attenzione dei lettori di questo blog alcune ragioni per le quali una crescita continua del PIL, necessaria per mantenere "stabile" il rapporto Debito/PIL, non possa essere la soluzione di tutti i problemi. Per diverse ragioni. Una delle quali è anche "etica" (ne vogliamo parlare di etica, ogni tanto?). 

PIL non significa benessere, è un dato di fatto, perchè la crescita del PIL, sempre di fatto, fa aumentare il divario tra "ricchissimi" e "poverissimi" del mondo e, soprattutto, perchè la Crescita incontrollata non sembra essere compatibile con la vita stessa del pianeta terra. 

Che ha risorse non illimitate, come noto, e che stiamo bellamente distruggendo in maniera irreversibile in poche centinaia di anni (quello che si chiama "Antropocene"...). In pratica stiamo distruggendo le risorse della Terra in quelli che Enzo Tiezzi chiama "tempi storici", a fronte del fatto che le stesse risorse si sono accumulate nel nostro pianeta in tempi "moltissimo" più lunghi, i famosi "tempi biologici" (vedi qui ). 

Già solo una riflessione su questi concetti dovrebbe far rabbrividire chi parla di Crescita perenne. Ci dovremmo forse più spesso porre la seguente domanda: "Abbiamo noi umani "moderni" il diritto di esaurire in due-tre secoli le risorse della Terra, accumulate nei millenni passati, e lasciare poco o nulla ai nostri pronipoti ?". 

Evidentemente questi devono apparire discorsi esoterici, privi di concretezza, dal momento che non si riesce a percepirli in alcuna delle agende politiche del momento. 

Anzi, c'è addirittura chi sostiene che approcciare questi temi in una situazione di crisi del mondo occidentale proprio adesso sia addirittura quasi pericoloso. Come se non fosse più neanche legittimo cercare le "ragioni" della crisi ma si debba, ormai, parlare solo di ineluttabilità della crisi stessa, prenderne atto, e quindi solo della necessità di "tamponarla". Si sente dire sempre più spesso, con tono quasi di "preghiera": "speriamo che i mercati siano clementi..." . 

Come dire: è un dato di fatto: i cittadini non sono più protagonisti della loro "storia", questo ruolo è passato ai "mercati". L'economia è questa, ragazzi, prendere o lasciare. Per cortesia non facciamo troppe discussioni di "etica" o di "ecosostenibilità del pianeta", quelle vanno bene nei Congressi. La vita reale è un'altra cosa, lasciate fare a noi, che siamo...professionisti, della finanza. 

Meno male che a contrastare questo "Imperativo" categorico della Crescita ci stiano provando in parecchi. Ad esempio stanno prendendo piede da diverso tempo i diversi fautori della "Decrescita" (vedi qui); sono nati dei movimenti (quello della "Decrescita Felice" di Mauro Pallante, vedi qui) e tanti altri soggetti, spesso economisti famosi ma non solo, che cominciano ad avere delle perplessità su questo teorema della irrinunciabilità della Crescita.

In sostanza, questi signori sostengono che il sistema "terra" non possa crescere all'infinito e che il miglioramento della vita delle persone dovrebbe essere ottenuto in altri modi. Serge Latouche è un po' un guru di queste idee. Recentemente è stato anche intervistato da Fabio Fazio su "che tempo che fa". Meritano di essere ascoltate alcune sue idee. Poi ne riparliamo. Intanto, ascoltiamo cosa dice...



sabato 10 dicembre 2011

L'utilità della crisi



Nei giochi cooperativi ad utilità trasferibile, i cosiddetti TU-games, si cercano le condizioni che consentono, ad un gruppo di giocatori, di ottenere e distribuire una utilità collettiva ottenuta adottando comportamenti cooperativi e rinunciando, di conseguenza, ad attuare strategie volte esclusivamente alla massimizzazione della utilità individuale.

Il gioco cooperativo si dice coesivo quando la sua struttura di regole favorisce, appunto, la coesione tra i giocatori garantendo a ciascuno un vantaggio individuale come quotaparte della utilità collettiva ottenuta dalla cooperazione.
 
Tutto ciò avviene quando la cooperazione tra i giocatori è in grado di produrre un valore maggiore della somma dei valori realizzati dai singoli giocatori ed esiste almeno un modo per distribuire il valore complessivo tra tutti i giocatori che assegna a ciascuno una "fetta" del valore complessivo maggiore della "fetta" che il giocatore, da solo, è in grado di ottenere.

In parole povere: la cooperazione e la coesione si realizzano solo quando anche i singoli possono trarne un vantaggio.

Applichiamo ora questo modello alle vicende del nostro mondo.

In questo momento storico la popolazione dell'Europa (e del pianeta) è suddivisa in tante Nazioni indipendenti ciascuna intenta a massimizzare la propria singola utilità nazionale.

Possiamo considerare le Nazioni come i giocatori di un grande gioco cooperativo.

Il gioco non è (ancora) coesivo a causa della ancora elevata utilità raggiungibile autonomamente da ogni singola Nazione rispetto all'utilità che la stessa Nazione potrebbe ottenere cedendo la sua sovranità ad una Coalizione Globale sovranazionale in grado di raggiungere un livello superiore di utilità.

La grande crisi in corso, però, sta provocando un repentino crollo delle singole utilità delle singole Nazioni e potrebbe raggiungere il punto in cui la ridottissima e residua utilità nazionale viene di gran lunga superata dalla distribuzione di una possibile e superiore utilità collettiva.


Non potendo realizzare la coesione planetaria elevando l'utilità globale del sistema (che, come è noto, dispone di risorse finite), vengono quindi ridotte - con la crisi - le singole utilità nazionali fino al raggiungimento di un livello minimo che rende il gioco "coesivo".

A quel punto, e solo a quel punto, le singole Nazioni invocheranno a gran voce la nascita della Grande Coalizione Globale, l'unica soluzione possibile per poter raggiungere un livello maggiore di utillità.

mercoledì 7 dicembre 2011

L'equazione fondamentale della speculazione


In un post precedente abbiamo cercato di capire come funziona la leva finanziaria ed abbiamo calcolato il rendimento percentuale che un investitore a leva può ottenere sul proprio capitale laddove esista uno spread (una "differenza") tra il tasso di interesse con il quale egli si indebita verso i suoi finanziatori e il tasso di interesse che percepisce a seguito del suo investimento.

Se C è il Capitale proprio dello speculatore, P è il capitale preso a prestito, a e p sono, rispettivamente, i tassi di interesse attivo e passivo, allora il rendimento r sul capitale proprio è dato da:

r = a + ( L - 1) s

dove

L = ( C + P ) / C 

è la leva finanziaria, (o leverage), cioè il rapporto tra il capitale investito e il capitale proprio e

s = a - p

è lo spread, cioè la differenza tra il tasso attivo e il tasso passivo.


L'equazione fondamentale della speculazione finanziaria è, dunque:


r = a + ( L - 1) s


e, se la leggiamo bene, ci fa capire un sacco di cose:

1) se non c'è leva, cioè L = 1, significa che P = 0 e viene investito solo il capitale proprio.
In questo caso il tasso di rendimento del capitale è semplicemente uguale al tasso di interesse attivo cioè: r = a.

E' quello che fanno tutte le persone "normali" quando investono i propri risparmi in titoli di stato cioè:

ho dei soldi miei, li uso per comprare titoli di stato al 7% ottenendo un rendimento sul capitale investito esattamente uguale a 7%.


2) Se la leva L è maggiore di 1 (quindi P è maggiore di 0) significa che oltre al capitale proprio investo anche capitale preso in prestito da terzi (al tasso p).
In questo caso il tasso di rendimento del capitale investito è pari al tasso attivo a a cui si aggiunge un ulteriore interessante termine:

( L - 1 ) s


che è tanto maggiore quanto maggiori sono lo spread e la leva rendendo di fatto molto conveniente un elevato livello di indebitamento (!).


3) è molto conveniente, per gli speculatori, potersi collocare come intermediari tra creditore e debitore
 

4) è molto conveniente, per gli speculatori, operare in situazioni in cui esistono spread molto elevati tra i tassi di interesse

5) se la BCE prestasse direttamente agli Stati intervenendo sul mercato primario sarebbe impedita alla radice la possibilità della intermediazione e quindi sarebbe impossibile agire con speculazioni a leva sui titoli di Stato.

6) in assenza di un ente "regolatore" quale dovrebbe essere la BCE, lo speculatore può mettersi "in mezzo" tra creditore e debitore e lucrare in maniera spaventosa semplicemente prestando soldi presi a prestito ed esponendosi solo al rischio di non riuscire a rimborsare i propri creditori nel caso in cui - per eccesso di avidità - operi con un livello eccessivo di leverage e l'investimento non ritorni con il tasso di interesse sperato.

Il Broker finanziario MF-Global, ad esempio, è saltato in aria proprio perchè si era spinto troppo oltre in spericolati investimenti sui titoli di stato italiani e spagnoli con un leverage che ha toccato anche quota 60 !!

...

Per concludere il ragionamento, mi chiedo quale sia la vera causa dell'improvviso e costante innalzamento dei tassi di interesse dei titoli di stato italiani dall'agosto scorso ad oggi.

Siamo proprio sicuri che dietro questo strano fenomeno ci sia solo l'improvvisa consapevolezza dei "mercati" relativamente al rischio insolvenza Italia a cui è seguita una progressiva e "naturale" ondata di vendite ?

O, piuttosto, dietro a questo improvviso fenomeno ci sia un piano architettato ad arte per realizzare un favorevole contesto di spread elevati nella euro-zona e massimizzare quindi le possibilità di speculazioni a leva sui nostri titoli sovrani ?

L'attacco della speculazione, in questa seconda ipotesi, sarebbe stato in due tempi:

prima: azione al ribasso per spingere in alto lo spread (con conseguente  accelerazione della crisi politica)

e dopo: acquisto massiccio di titoli di stato ad alto tasso di interesse per attivare la speculazione a leva
 
Se le cose funzionano così e la finanza non si riesce a "domare" (come invece suggerisce il nostro Presidente del Consiglio), come possiamo difenderci dagli attacchi speculativi presenti e futuri e impedire l'innalzamento artificiale dei tassi di interesse e quindi lo sfruttamento parassitario della nostra economia reale ?

Io, personalmente, ritengo estremanente convincente la soluzione proposta da Fitoussi e cioè quella del Prestito Forzoso.

Questa soluzione consente allo Stato di sfuggire agli attacchi della speculazione invocando un "prestatore di ultima istanza domestico" rappresentato dalla fascia più ricca della popolazione che viene "invitata" - per legge - a finanziare il proprio Paese investendo una quota della propria ricchezza personale in titoli di stato ad un tasso di interesse non-speculativo (pari a quello dei bund tedeschi, ad esempio).

Il Prestito Forzoso chiama in soccorso la classe privilegiata del Paese - senza toccare i ceti meno abbienti - e stronca alla radice l'attacco della speculazione perchè spazza via l'intermediazione tra i creditori (i cittadini) e il debitore (lo Stato).

La manovra lacrime (della Fornero) e sangue (dei pensionati) che il governo "tecnico" ha somministrato al Paese, garantisce, alla fine dei conti, solo gli interessi degli speculatori perchè rende semplicemente molto meno rischioso il loro investimento e rende allo stesso tempo "sostenibile", per il Paese, il pagamento di tassi di interesse molto superiori alla media di mercato.

Dov'è che sbaglio ?

sabato 3 dicembre 2011

Rigore, Crescita, Equità



Signor Presidente, le sue parole d'ordine - "Rigore, Crescita, Equità" (che sembrano quasi voler imitare quelle della Rivoluzione Francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità) - vengono ripetute ossessivamente in ogni pubblica occasione e rilanciate ogni giorno sui mezzi di informazione.

Mi ricordano, mutatis mutandis, lo "Yes We Can" del presidente Obama che riuscì a catalizzare l'attenzione e l'emozione del ceto medio americano - già pronto alla rivolta civile nell'incessante crescendo della crisi finanziaria - ancorandole ad una tanto elevata quanto vaga e indistinta speranza di cambiamento.

Queste nuove parole d'ordine del suo nuovo governo non possono non suscitare, in noi, le seguente domande:

Per che cosa ?
A quale scopo ?
Verso quale obiettivo ?

Rigore, Crescita, Equità, descrivono un metodo, un approccio, una linea di condotta, non una visione, un obiettivo, un modello a cui tendere.

Abbiamo espresso diverse volte le nostre perplessità sulla reale necessità della crescita come rimedio "a prescindere", come cosa buona in sè.

Siamo sicuri che all'Italia serva una crescita purchessia, in qualsiasi direzione e con qualsiasi mezzo, finalizzata esclusivamente all'aumento matematico del denominatore nel rapporto Debito/Pil ?

A chi serve questa crescita ?

Al Popolo che la deve realizzare con il suo lavoro quotidiano o a chi ha speculato sui nostri titoli di stato e pretende, ora, la garanzia matematica della nostra solvibilità nel medio/lungo termine e la nostra capacità di sostenere, domani, un nuovo e lucroso ciclo di indebitamento ?

Se non ci dice perchè e verso dove dovremmo crescere, signor Presidente, non capiamo a chi sta parlando e in noi cresce il sospetto che Lei si rivolga solo ai nostri creditori, agli investitori, ai "mercati" che osservano freddamente i numeri del Bilancio per capire se la macchina regge, se può sostenere il carico del debito e riuscirà a remunerare il capitale investito.

Lo stesso dicasi per Rigore ed Equità.

Sono valori di cui ricosciamo l'importanza, senza alcun dubbio.

Ma non rispondono alle ansie e alle aspettative di questo martoriato paese.

Perchè indicano un "come" non un "cosa", un metodo di condotta, una buona disciplina, ma non un grande obiettivo per il Paese. 

E, di nuovo, se scollegate da un obiettivo concreto, rassicurano di più i "mercati" che i cittadini.

Io credo che il popolo di questo paese sia pronto a sostenere qualsiasi sacrificio, qualsiasi richiesta di rigore, qualsiasi slancio verso la crescita se capisce che sta lavorando ad un grande progetto collettivo, se sente che la sua classe dirigente ha elaborato un grande piano (industriale e sociale) per costruire una Nuova Italia, con una nuova e forte identità in Europa e nel Mondo, dove sarà bello vivere e far crescere i propri figli.

Signor Presidente, ci faccia sentire che il Rigore, la Crescita, l'Equità sono indirizzate verso qualcosa, verso un obiettivo comune sul quale possiamo confrontarci, lottare e sudare.

Non può chiederci di fare sacrifici (pur all'insegna del rigore e della equità) e lavorare 12 ore al giorno solo per far crescere il PIL e rassicurare i "mercati" e così sperare che questi siano più clementi verso di noi e ricomincino a comprare il nostro debito abbassando i tassi di interesse.

A noi non basta, signor Presidente, non è questo che ci aspettiamo dalla nostra classe dirigente, non è questo che speriamo per i nostri figli.

La vaghezza dello Yes We Can obamiano si è rapidamente e tristemente concretizzata in una azione di governo supinamente asservita alle logiche di Wall Street e delle istituzioni finanziarie astutamente definite "too big to fail".

Lei farà lo stesso, signor Presidente ?

giovedì 1 dicembre 2011

Pareggio di Bilancio, cui prodest ?




La Camera dei Deputati ha approvato, con ampia maggioranza, la legge che impone il Pareggio di Bilancio come vincolo costituzionale:


E il Governo Monti ha dichiarato di voler raggiungere questo obiettivo (il pareggio di bilancio) a partire dal 2013.

Cosa significa esattamente ?

Se lo esprimiamo con una semplice formuletta matematica ci capiamo meglio:

E - S - I = 0

Dove E sono le Entrate (fiscali), cioè le tasse che lo Stato incassa dai suoi cittadini, dalle famiglie, dalle Imprese;

S è la Spesa corrente, la spesa che consente di far funzionare lo Stato (pubblica amministrazione centrale e locale, enti pubblici, servizi resi ai cittadini...);

I è la spesa per gli Interessi sul debito pubblico che lo Stato ha accumulato nei confronti del "mercato" suo creditore.

La differenza E - S è chiamata anche Avanzo Primario e rappresenta il saldo di bilancio dello Stato nel caso ideale in cui questo non avesse accumulato debito quindi non dovesse sostenere l'onere degli interessi.

(La definizione di Avanzo Primario comprende in realtà anche un altro termine che rappresenta la variazione di base monetaria cioè la quantità di nuova moneta che può essere immessa per finanziare - monetizzare - il deficit. Ma questa non è più una opzione possibile perchè, come sappiamo, lo Stato non può battere moneta)

Faccio notare, en passant, che da qualche tempo l'Avanzo Primario dello Stato Italiano è positivo cioè le Entrate sono maggiori della Spesa e quindi le tasse che lo Stato incassa dai suoi cittadini sono sufficienti per sostenere i costi di funzionamento della "macchina" pubblica e avanza pure qualcosa.

L'Italia però, come tutti sappiamo, ha accumulato un enorme debito Pubblico (circa 1900 miliardi di euro) che genera, per "induzione", un flusso di cassa passivo necessario per il rimborso degli interessi a tutti i detentori dei nostri titoli di stato.

L'Avanzo Primario, quindi, non è sufficiente per coprire il pagamento degli Interessi sul debito accumulato e lo Stato chiude il bilancio sistematicamente in deficit costringendolo ad emettere nuovi titoli di debito e quindi ad aumentare lo stock complessivo del debito pubblico che, di conseguenza, fa aumentare ulteriormente il carico degli interessi innescando un feedback negativo.

Ora chiediamoci, rispetto alla semplice equazione scritta sopra:
 
quali sono le variabili che lo Stato Italiano riesce a controllare direttamente e sulle quali può incidere in modo significativo con la sua azione sovrana ?

Le Entrate sono sicuramente sotto il suo controllo perchè le decisioni di politica fiscale è di lotta all'evasione possono essere proposte dal Governo e ratificate dal Parlamento.

E lo stesso discorso vale per la Spesa che viene interamente governata dallo Stato centrale e dagli enti locali secondo le direttive e i vincoli definiti.

Per quanto riguarda, invece, gli Interessi sul debito pubblico lo Stato centrale può fare molto poco perchè gli interessi sulle nuove emissioni li decide il "mercato" (e, all'interno del "mercato", gli speculatori) e non c'è praticamente nessuna possibilità di controllo sovrano su questa importantissima variabile della equazione di bilancio.

Lo Stato può solo decidere se emettere o non emettere nuovi titoli di debito e, se decide di emettere, si presenta al "mercato" e - solo in quel momento - apprende il valore del tasso di interesse che dovrà sostenere per tutta la durata dei titoli collocati.

I titoli di stato, come sappiamo, hanno una scadenza cioè durano un po' di anni garantendo al possessore un reddito pari al tasso di interesse del titolo moltipllicato per il valore del titolo stesso, e poi - a scadenza - devono essere interamente rimborsati.

Nei prossimi mesi e nel prossimo anno (2012) andranno a scadenza ben 440 miliardi di titoli di stato che l'Italia dovrà rimborsare.

Dove troveremo i soldi per rimborsare questi titoli ?

Abbiamo tre opzioni:

a) usare l'Avanzo Primario (che non è sufficiente)

b) pagare "in natura" facendo cassa vendendo (o svendendo) i beni dello Stato

c) emettere nuovo debito (con nuovi tassi di interesse) per rimborsare il debito in scadenza rifinanziandolo.

Sicuramente dovremo ricorrere anche (e molto) alla opzione c) - a meno di non voler dissanguare definitivamente il Paese - e quindi ci affacceremo molte volte al "mercato".

Quale sarà il tasso di interesse ? 

Quanto peserà la I sulla equazione di bilancio ?

Lo scopriremo solo vivendo.

Di sicuro, però, l'equazione di bilancio fornisce ai nostri creditori una importante garanzia

comunque sarà fissato il tasso di interesse l'Italia sarà in grado di onorarlo perchè lo Stato - per legge costituzionale - non potrà mai più chiudere il bilancio in deficit e dovrà adeguare necessariamente l'avanzo primario (senza aumentare lo stock di debito) per pagare tutti gli interessi.

Se i tassi resteranno fermi, come sono adesso, al 7% (!!), o addirittura aumenteranno ancora di più, dal 2013 in poi lo Stato dovrà spremere per bene il Paese per rispettare il pareggio di bilancio e quindi onorare gli impegni verso i creditori.