domenica 25 marzo 2012

Willy il Coyote e l'Articolo 18


Volo pindarico:

1. Il Capitale ha come funzione obiettivo la massimizzazione del ROE (Return on Equity) cioè viene investito in quei settori che, di volta in volta, garantiscono il massimo rendimento.

2. I Lavoratori hanno bisogno di lavorare per mantenere la propria famiglia e, auspicabilmente, anche per mettere a frutto i propri talenti e le proprie competenze (i talenti sono innati, le competenze si possono acquisire superando una opportuna curva di apprendimento che richiede tempo e fatica).

3. Se un Settore ha un alto rendimento (ROE elevato) attira verso di sè gli investimenti di capitale.

4. Quando il Capitale investe nel settore ad alto rendimento, viene utilizzato per acquisire i fattori produttivi necessari per operare in quel settore (strutture fisiche, macchinari, attrezzature, materie prime).

5. Una volta acquisiti i fattori produttivi, il Capitale ha bisogno di assumere i Lavoratori necessari per attivare i processi produttivi (la nostra civiltà non ha ancora raggiunto un livello di automazione talmente elevato da poter sostituire totalmente il lavoro dell'uomo; probilmente ci arriverà, nei prossimi decenni, e a quel punto dovremo elaborare un nuovo modello).

6. Quindi i Lavoratori inseguono il Capitale che ha bisogno dei Lavoratori per attivare i processi produttivi e generare finalmente quel valore aggiunto in grado di remunerare il Capitale stesso.

7. Il Capitale ha bisogno del Lavoro per massimizzare la SUA funzione di utilità.

8. Cosa succede se, nel tempo, il ROE del settore in cui è stato investito il capitale tende a diminuire e, nello stesso tempo, aumenta il ROE di un ALTRO settore ?

9. In questo caso il Capitale tenderà a volersi spostare verso il settore a rendimento maggiore abbandonando il settore in crisi (a rendimento de-crescente) prima che il rendimento del settore in crisi vada a zero e quindi si interrompa del tutto il processo di remunerazione.

10. Quindi il Capitale ha la NECESSITA' di dis-investire cioè di tornare liquido smobilizzando i fattori produttivi per poter re-investire in ALTRI fattori produttivi: quelli del settore in cui il ROE è più elevato o in crescita.

11. Quindi il Capitale non ha più bisogno del Lavoro del settore in crisi e deve potersi liberare velocemente dei lavoratori del settore in crisi per accelerare il processo di dis-investimento e re-investimento (che poi, successivamente, richiederà altri lavoratori).

12. Quindi il Capitale ha bisogno della flessibilità del Lavoro (in uscita, per poter rapidamente dis-investire, e poi in entrata per poter rapidamente re-investire)

13. E i lavoratori ? Cosa fanno mentre il capitale di sposta da un settore all'altro ? Come mantengono la propria famiglia ? Che garanzia hanno di poter essere re-impiegati nei nuovi settori produttivi emergenti ? 

14. Certo, ci sono gli ammortizzatori sociali, ma non bastano. Molti lavoratori soccombono in questo processo di "migrazione" del capitale perchè non sono più nelle condizioni di superare la curva di apprendimento necessaria per operare nel nuovo settore oppure non sono più competitivi rispetto a una nuova generazione di lavoratori che possiedono già le competenze necessarie e le mettono a disposizione del Capitale ad un costo minore.

Conclusioni:

Se ci riflettiamo bene, abbiamo appena descritto la tipica dinamica PREDA-PREDATORE dove, contrariamente a quanto si è portati istintivamente a pensare, il Capitale è la PREDA e il Lavoro è il PREDATORE.

La PREDA (un erbivoro, tipicamente) si sposta continuamente verso i territori in cui la vegetazione è più rigogliosa (i territori in cui il ROE è maggiore).

Il PREDATORE insegue la PREDA perchè da essa, e solo da essa, ottiene il suo sostentamento.

Solo che, esattamente come accade a Willy il Coyote, la preda è diventata talmente veloce, talmente rapida, talmente fulminea nei suoi spostamenti, che non viene mai acciuffata dal predatore costretto ad un estenuante, continuo e inutile inseguimento.

Il Capitale-Preda, oggi, grazie alla Globalizzazione, ha subito una mutazione genetica e si è trasformato in un animale velocissimo e irraggiungibile che continua a fare "bip-bip" alla faccia del povero Willy-Lavoratore (lo sfigato Predatore).

Qualche domanda:

1. E' giusto (eticamente) che il Capitale si ponga - come UNICO obiettivo - la massimizzazione del ROE ? Non dovrebbe porsi anche ALTRI obiettivi quali ad esempio:

a) la minimizzazione dell'impatto ambientale
b) la massimizzazione della utilità sociale del settore in cui investe

2. Se il Capitale è (solo) privato, potrà mai porsi gli obiettivi di cui sopra ?

3. E' giusto (eticamente) che ricada solo sulle spalle dei lavoratori l'effetto di questa esasperata velocità di trasformazione dei settori produttivi indotta dalla Globalizzazione ?

4. Nel quadro che abbiamo appena descritto è chiaro a cosa serve - e a chi serve -  l'abolizione (o la forte revisione) dell'Articolo 18 ?

3 commenti:

  1. Riprendo la prima delle ultime domande:

    1. E' giusto (eticamente) che il Capitale si ponga - come UNICO obiettivo - la massimizzazione del ROE ? Non dovrebbe porsi anche ALTRI obiettivi quali ad esempio:

    a) la minimizzazione dell'impatto ambientale
    b) la massimizzazione della utilità sociale del settore in cui investe

    Per dire che, venendo meno l'industria di Stato e quindi la possibilità, per lo Stato, di indirizzare la politica industriale, si potrebbe utilizzare la leva fiscale e incidere sul ROE di quei settori che non sono utili alla società nel suo insieme.

    Ad esempio: l'industria bellica che, sicuramente, non può essere considerata di utilità sociale, dovrebbe avere una tassazione più elevata delle aziende di servizi alla persona o di quelle che producono servizi di pubblica utilità come trasporti o distribuzione dell'acqua.

    Analogamente si potrebbe utilizzare la leva fiscale per penalizzare quelle imprese che hanno un elevato impatto distruttivo sull'ambiente e non sono eco-compatibili.

    In questo modo sarebbero dis-incentivati gli investimenti di capitale in quei settori che non sono "graditi" alla società umana nel suo complesso.

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  2. Ottima la tua esposizione sulla funzione del capitale e dei relativi obiettivi e sacrosante le tue domande.Domande che spesso mi sono posto anch'io e che mi hanno portato a concludere che è pressocchè impossibile attribuire al capitale funzioni ed obiettivi che non siano quelli consoni alla sua stessa natura e cioè quello di moltiplicarsi incessantemente.
    La funzione sociale, il rispetto dell'ambiente e delle regole e il benessere collettivo sono obiettivi che devono esere indicati dalla politica e da questa promossi mediante incentivi e disincentivi.
    Ma prima ancora della politica devono essere i cittadini-consumatori che con le loro scelte non inseguano il capitale ma lo precedano.
    Purtroppo ciò non è affatto facile perchè il cittadino è lavoratore, come tale fortemente condizionato dal "posto di lavoro";è risparmiatore,e quindi attratto dall'elevata remunerazione del suo risparmio;è infine consumatore, perciò stimolato più dalla convenienza del prezzo della merce che dall'intrinseco contenuto ecologico.
    Come puoi vedere Sandro la faccenda è piuttosto complessa. Mi viene da chiedermi: diventeremo mai cittadini consapevoli e responsabili? Sapremo liberarci dai condizionamenti perniciosi del sistema?
    A dire il vero la nascita dei tanti movimenti popolari e spontanei fanno ben sperare, occorrre però che l'incipiente processo dilaghi velocemente come una progressione geometrica.
    Ti saluto.

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  3. Credo che tu abbia ragione, Giuseppe.

    E temo che l'accumulazione del Capitale sia un meccanismo ormai irreversibile che non può più essere imbrigliato da nessun "contrappeso" democratico.

    Perchè, oltre una certa soglia, l'accumulazione progressiva di denaro e potere consente senza grossi problemi di condizionare l'organizzazione politica delle Nazioni e consente anche - senza più bisogno di ricorrere alla violenza - di "regolare" i comportamenti delle masse.

    Ho scritto "comportamenti" non opinioni o idee, che non danno fastidio a nessuno.

    Perchè è il comportamento che conta, la prassi, la pragmatica della vita individuale e collettiva che deve mai uscire dagli schemi funzionali al sistema.

    Che cos'è infatti tutta questa "libertà" di espressione in Rete ? questa facilità di far circolare e condividere i nostri pensieri con tutti gli individui del pianeta e in tempo reale ?

    Non è forse il più raffinato strumento di controllo che sia mai stato concepito ?

    Si crea in tutti una generalizzata e illimitata illusione di libertà che - proprio perchè illimitata e generalizzata - riesce ad "accontentare" e placare virtualmente l'ansia di giustizia e di verità che cova dentro l'animo di ciascuno di noi.

    E' una libertà che rimane sempre rigorosamente confinata nell'universo digitale della comunicazione e non ha più bisogno di tradursi in azione e di generare i fatti della Storia.

    In questo modo il Capitale riesce anche a gestire il dissenso concedendogli, semplicemente, tutto lo spazio che vuole per potersi esprimere, senza alcuna limitazione o censura.

    Ma, se osserviamo bene, tutte queste voci nella Rete (anche la nostra in questo preciso momento) sono solo "voci che gridano nel deserto" che vengono rapidamente dimenticate, quasi assorbite.

    Dopo l'esplosione parolaia del dissenso, infatti, torniamo tutti, come dei soldatini, a fare i bravi lavoratori, i bravi risparmiatori e i bravi consumatori.

    Facciamo, in maniera impeccabile, e per tutta la nostra vita, esattamente tutto ciò che serve al Capitale per raggiungere il suo obiettivo finale che, in ultima analisi, è quello di poter fare a meno di noi.

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