mercoledì 27 giugno 2012

Basta incendi, basta pompieri


Qual'è il modo migliore per imporre a tutti una soluzione ?

Semplice: fare in modo che tutti abbiano il problema che la soluzione è in grado di risolvere.

Per questo motivo il pompiere più felice è proprio il draghetto incendiario !

Come rendere necessario ed insostituibile un Sistema Bancario speculativo e parassitario ?

Semplice: rendere sistematicamente necessario il ricorso al debito per poter muovere l'economia.

Perchè una economia basata esclusivamente sul debito (e sul gioco degli interessi) rende necessario il creditore.

E per salvare l'Euro-Zona dalle fiammate degli Spreads

Semplice: serve un... firewall ! una barriera taglia-fuoco, un... meccanismo idraulico che si opponga automaticamente all'avanzare delle fiamme con un getto d'acqua uguale e contrario.

E' la proposta del MES come meccanismo automatico per contrastare la speculazione sui titoli sovrani.

Se gli speculatori incendiano gli spreads ecco che scatta il pompiere MES, come un novello Grisù, e inizia a irrorare le fiamme assorbendo liquidità dagli stessi Stati che subiscono l'incendio.

E gli Stati - ironia della sorte - per fornire acqua al pompiere, devono chiederla in prestito proprio a quel "mercato" che ha appiccato l'incendio !

Non si pensa neanche per un momento a rimuovere le cause che scatenano gli incendi, no, sarebbe troppo facile ! Non si tocca la "libertà" degli speculatori di speculare ! No, sarebbe una indebita ingerenza nella libertà sovrana del mercato.

Si continuano a costruire case di legno e paglia e ci si attrezza con un complicato (e truffaldino) impianto anti-incendio che scatta da solo ogni volta che si vede una fiammata.

Ci teniamo la nostra bella economia basata esclusivamente sul debito e poi azioniamo le "carrucole" della finanza creativa per poter sempre riuscire a ripagare i debiti facendo nuovi debiti alimentando la spirale che fa tanto comodo a chi ha il lusso di potersi mettere nel mezzo (tra debitore e creditore) e speculare sulle differenze dei tassi.

Perchè la BCE presta denaro alle Banche (tossiche) al 1% e queste, a loro volta, prestano denaro agli Stati al 6% o al 7% ?

Nell'ultima operazione di finanziamento a lungo termine (LTRO) la BCE ha irrorato le Banche Europee di 1 trilione di euro (mille miliardi di euro !) al 1% e manterrà questo tasso almeno per tutto il 2012 lasciando che gli Stati (sovrani?) continuino a chiedere l'elemosina sui "mercati" che, nel frattempo, praticano interessi da usura.

Vogliamo invertire l'ordine dei fattori, per cortesia, e vedere cosa succede ?

Se la BCE prestasse direttamente agli Stati (all 1% o al 2% o anche al 3%) e gli Stati - POI - andassero in soccorso delle Banche too big too fail intossicate di derivati e swaps pretendendo però (a quel punto) il controllo totale della loro governance (come ha fatto la Troika con la Grecia) forse staremmo tutti meglio e non avremmo bisogno di inventarci complicati meccanismi "anti-spread" imposti come SOLUZIONE per un PROBLEMA creato ad arte !

E' arrivato il momento di dire che gli incendi li vogliamo risolvere costruendo case di cemento armato e non moltiplicando gli estintori facendo arricchire chi li produce !

E' arrivato il momento della verità.

E' arrivato il momento di dire basta e di dire che noi NON CI STIAMO PIU' e che il giochetto, ormai, lo abbiamo capito.


Fatti sentire:

sabato 23 giugno 2012

L' ABC della politica al tempo della "crisi"


Ho la sgradevole certezza che in questo paese commissariato dalla BCE a tempo indeterminato si voglia imporre il pareggio di bilancio facendo in modo che i ricchi restino ricchi e i poveri diventino un pochino più poveri.

Poveri quel tanto che basta per andare a mangiare una pizza una volta al mese, fare una settimana di vacanza all’anno se tutto va bene, aspettare i saldi di fine stagione e considerarsi “fortunati” se si è in cassa integrazione, oppure se si ha un lavoro precario perché c’è chi sta molto peggio.

Tutto questo sta avvenendo in nome dell’ interesse generale del paese, con l’assenso dei partiti della strana maggioranza “ABC” di Alfano, Bersani e Casini, che sembrano fare a gara  tra loro per candidarsi nel dopo Monti ad amministrare l’Italia e le sue disuguaglianze.   

Sulla legge elettorale in Parlamento si fa melina, perché a PD e PDL converrebbe andare al voto nel 2013 con l’attuale legge “porcellum”, ammesso che l’aggravarsi della situazione economica non costituisca una sorta di alibi per rimandare le elezioni di un anno. 

Nessuna patrimoniale, ma un nuovo aumento dell’IVA in autunno e un eventuale aumento dei ticket sanitari e delle tariffe dei trasporti pubblici. 
Di legge sul conflitto d’interesse se ne riparlerà solo se si ripresenterà il problema. 

Di misure per regolamentare e rendere trasparenti le transazioni finanziarie tassandole secondo gli standard internazionali silenzio assoluto e nessun accenno alla regolamentazione della finanza speculativa basata sui derivati e gli “swap”. 

L’attacco del Governo al mondo del lavoro, sembra avere l’obiettivo di allineare, al ribasso, le condizioni salariali e normative dei lavoratori a tempo indeterminato e dei cosiddetti atipici.  Bersani l’ha definita : “una normale operazione di manutenzione”, indispensabile per la modernizzazione del paese e la sua ripresa. 

Nel dopo Berlusconi il centro/destra e il centro/sinistra restano divisi sulle questioni che riguardano la spartizione dei poteri e le varie nomine, (vedi RAI e AGICOM), ma poi si ritrovano uniti su una linea che li separa ancora di più dai cittadini ovvero la difesa di interessi di partito e la rinuncia a svolgere i loro distinti ruoli istituzionali di maggioranza di governo e di opposizione. 

A Monti è stato delegato il compito di fare scelte anti popolari. I partiti  sembrano limitarsi infatti, a proporre piccoli emendamenti ogni tanto, con la forte attenzione a non ledere gli interessi delle banche e dell’alta finanza, perchè il loro sostegno sarà indispensabile a chiunque governerà il sistema nel dopo Monti. 

E’ necessaria invece, una forte riflessione sulla natura sistemica della crisi e sull’urgente necessità di introdurre nel paese misure economiche e amministrative alternative alle logiche liberiste in atto. 

Sono necessari atti concreti del Governo per una politica di riconversione dei settori in crisi volta a prefigurare un nuovo modello di sviluppo economico rispettoso dell’ambiente e in grado di determinare un positivo cambiamento nello stile di vita degli italiani. 

Lo spauracchio delle elezioni anticipate cosi come l’allarmismo diffuso a piene mani dai media per la possibile caduta dell’Euro appaiono strumentali e funzionali agli interessi elettorali dell’area moderata che sostiene il Governo Monti, PD compreso. 

Alla scadenza naturale delle elezioni mancano ormai pochi mesi.Votare in autunno o in primavera non fa nessuna differenza. 

Nel frattempo però verranno emanate altre misure anti popolari, che potranno consentire ulteriore cessione di sovranità nazionale ai poteri forti che, proprio grazie alla "crisi", diventeranno fortissimi.

Bruno

sabato 16 giugno 2012

La terra trema


Ogni mattina quando ti svegli c’è il tuo quotidiano, pronto ad aspettarti.
 
Può piacerti o meno, ma è sempre lì, con la sua serie di azioni da compiere, più o meno frenetiche, ma sicuramente pieno di punti di riferimento stabili e rassicuranti: insomma il tuo tran tran.
 
Un tran tran fatto di progetti e di programmi, di agende piene di appuntamenti che definiscono quello che farai nei prossimi giorni, nelle prossime settimane o mesi. 

Spesso impegni eccessivamente numerosi che ti fanno sentire “senza tempo” che tu abbia 4 o 40 anni!
Tutte azioni apparentemente non prorogabili (andare a scuola, al lavoro, a danza, al corso di inglese, ai compleanni, a ginnastica, a fare i compiti, al corso di formazione, ai saldi ecc.), perchè tutte ugualmente importanti e prioritarie.

Insomma senti di doverle compiere perchè appartieni ad una società, organizzata rapida ed efficiente, dove le “performance” e le azioni “giuste” sono riconosciute come strutturanti l’identità del singolo per la sua appartenenza al “sistema”.
 
Poi all’improvviso la terra trema.

Trema tutto ed il movimento è forte. Le case, le chiese, i capannoni, i monumenti cadono. Alcune persone perdono la vita. Moltissime persone perdono i propri punti di riferimento, quelli che rappresentano gli elementi della propria quotidianità. Anche chi non ha avuto perdite umane entra improvvisamente in un’altra dimensione, lo spazio ed il tempo si sono contratti.
 
Le persone vicine ma che hanno mantenuto i propri punti di riferimento, anche se hanno provato molta paura, fanno fatica a capire cosa significhi veramente vivere in un’altra dimensione, essere come in un film. 

Per tutti gli altri infatti, c’è istintivamente la tensione ad andare avanti, a continuare a correre e programmare con la stessa nozione del tempo e dello spazio.

Senza volerlo c’è il rischio di creare dei corto-circuiti comunicativi: “senti ma il tuo gruppo di lavoro cosa farà a settembre? Pensate di esserci nel percorso formativo? Preferite che rimandiamo tutto a marzo?”.
 
Domande che incalzano, che dicono che tu governi il tempo, controlli, padroneggi il futuro e soprattutto che è importante andare avanti, correre verso altre mète, lasciare alle spalle gli eventi e non sostarci.
 
A queste domande ti senti rispondere: “non hai capito, non avete capito, non riuscite a capire… per noi non è più come prima. Noi non sappiamo cosa faremo tra due ore o domani”

La prospettiva infatti è diventata diversa. Diversi sono anche i contenuti. “Voi se volete andate avanti, noi non lo sappiamo e forse quel programma non ci interessa più, forse per noi sarà più importante sostare, capire cos'è successo...".

Insomma per alcuni le priorità sono cambiate. Sei sceso dal treno della vita in corsa e “vedi” che il tuo tran tran si è rotto.

Magari sei sfollato, forse a casa di parenti o in una tendopoli. La scuola di tuo figlio sarà rasa al suolo, completamente inagibile e non ristrutturabile. Il negozio nel quale lavoravi anche. Oppure devi andare al lavoro perché lavori lontano da casa, ma quella corsa frenetica che facevi ogni mattino nella tua quotidianità ha un nuovo scenario. Dove porto i bimbi visto che la scuola non c’è più e i nonni sono sfollati? 

Non ha più senso programmare a lunga scadenza. Ogni giorno ti riserva una serie di cose da affrontare, ma non sai quasi mai in anticipo quali saranno, lo scopri ora per ora…
 
E tutti ti pressano, perché continuano a correre. Non ti vedono veramente, perché sono rimasti nel loro scenario quotidiano, dove stanno inserendo semplicemente anche se autenticamente, qualche elemento di aiuto.
 
Per cui ti puoi ritrovare fra le mani i soldi della colletta fatta dai colleghi per aiutare te e il tuo paese colpito dal sisma. Chi ti dà i soldi è a posto. Punti di riferimento solidi. Chi li riceve prende quei soldi e si ritrova con un nuovo evento da gestire (problema o aiuto?), ma in un’altra dimensione spazio-temporale.
 
Quando ti tolgono la terra da sotto i piedi ti destabilizzano. Perdi l’equilibrio precedente e vedi le cose da altri punti di vista

Chi ti è attorno non ti vede più veramente. Eppure pensa di sapere ciò di cui hai bisogno. Ti dà risposte spesso preconfezionate, per riportarti alla normalità e alla velocità della quotidianità che non è stata colpita dall’emergenza.
 
Eppure quelle parole: non capisci…. Per noi non è più così …. Le priorità sono altre…. non possono lasciarci indifferenti.

Non possiamo non interrogarci sul chi decide quali sono le priorità della nostra vita quotidiana, quando non è minata dalla tragicità dell’emergenza?
 
E non è proprio in questi momenti, che paradossalmente, la cartina di tornasole rivela che le priorità delle nostre corse quotidiane forse non sono quelle giuste ?

Silvia

lunedì 11 giugno 2012

Vedo !!!


Se vi è mai capitato di giocare a poker sapete perfettamente che cos'è il bluff e cosa significa "bluffare".

Succede quando un giocatore ha in mano delle carte cattive ma decide lo stesso di comportarsi come se le sue carte fossero assai diverse e assai vincenti.

Quando un giocatore bluffa, esiste una discrepanza, un "gap", uno "spread", tra il valore vero delle carte che ha in mano (il "sottostante") e il valore che invece egli rappresenta mediante la sua spericolata condotta di gioco (il valore "facciale").

Il giocatore che adotta la strategia del bluff che cosa fa ? 

Alza continuamente la posta senza battere ciglio, crea una bolla rialzista.

E lo fa per trascinarsi dietro gli altri giocatori e aumentare il valore del piatto.

Gli altri per un po' lo seguono, poi iniziano ad avere dei dubbi, poi - convinti dalla sicurezza e dalla determinazione del bluffatore - abbandonano il gioco per paura di perdere tutto.

E allora il bluffatore vince sapendo di dover perdere. 
Vince anche se non ha le carte in regola

E, attenzione, non sta affatto barando ! 

Le regole del gioco - per come sono congegnate - glielo consentono.

...

La stessa identica cosa succede con le quotazioni di borsa (vogliamo parlare del recente bluff di Facebook ?) oppure con il "mercato" dei derivati.

Pare che il valore complessivo di tutti i titoli derivati in circolazione nel mondo superi di almeno 7 volte il PIL del pianeta (!):


non sarà un pochino troppo ? 

Da dove vengono i sei settimi del valore dichiarato dai titoli derivati che non sono coperti dal PIL ?

E vogliamo parlare della recente rivelazione shock di J.P.Morgan ?

O dei contratti derivati stipulati dallo Stato Italiano ?

Cosa succederà se, un bel giorno, un giocatore qualsiasi, un giocatore che non ha più nulla da perdere, deciderà di seguire il gioco fino in fondo e, ad un certo punto, griderà...:  

"Vedo !!!"

Sandro

giovedì 7 giugno 2012

Il Programma di Syriza !


1. Realizzare un audit del debito pubblico. Rinegoziare gli interessi e sospendere i pagamenti fino a quando l’economia si sarà ripresa e tornino la crescita e l’occupazione.

2. Esigere dalla Ue un cambiamento nel ruolo della Bce perché finanzi direttamente gli Stati e i programmi di investimento pubblico.

3. Alzare l’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno.

4. Cambiare la legge elettorale perché la rappresentanza parlamentare sia veramente proporzionale.

5. Aumento delle imposte sulle società per le grandi imprese, almeno fino alla media europea.

6. Adottare una tassa sulle transazioni finanziarie e anche una tassa speciale per i beni di lusso.

7. Proibire i derivati finanziari speculativi quali Swap e Cds.

8. Abolire i privilegi fiscali di cui beneficiano la Chiesa e gli armatori navali.

9. Combattere il segreto bancario e la fuga di capitali all’estero.

10. Tagliare drasticamente la spesa militare.

11. Alzare il salario minimo al livello che aveva prima dei tagli (751 euro lordi al mese).

12. Utilizzare edifici del governo, delle banche e della chiesa per ospitare i senzatetto.

13. Aprire mense nelle scuole pubbliche per offrire gratuitamente la colazione e il pranzo ai bambini.

14. Fornire gratuitamente la sanità pubblica a disoccupati, senza tetto o a chi è senza reddito adeguato.

15. Sovvenzioni fino al 30% del loro reddito per le famiglie che non possono sostenere i mutui.

16. Aumentare i sussidi per i disoccupati. Aumentare la protezione sociale per le famiglie monoparentali, anziani, disabili e famiglie senza reddito.

17. Sgravi fiscali per i beni di prima necessità.

18. Nazionalizzazione delle banche.

19. Nazionalizzare le imprese ex-pubbliche in settori strategici per la crescita del paese (ferrovie, aeroporti, poste, acqua …).

20. Scommettere sulle energie rinnovabili e la tutela ambientale.

21. Parità salariale tra uomini e donne.

22. Limitare il susseguirsi di contratti precari e spingere per contratti a tempo indeterminato.

23. Estendere la protezione del lavoro e dei salari per i lavoratori a tempo parziale.

24. Recuperare i contratti collettivi.

25. Aumentare le ispezioni del lavoro e i requisiti per le imprese che accedano a gare pubbliche.

26. Riformare la costituzione per garantire la separazione tra Chiesa e Stato e la protezione del diritto alla istruzione, alla sanità e all’ambiente.

27. Sottoporre a referendum vincolanti i trattati e altri accordi rilevanti europei.

28. Abolizione di tutti i privilegi dei deputati. Rimuovere la speciale protezione giuridica dei ministri e permettere ai tribunali di perseguire i membri del governo.

29. Smilitarizzare la guardia costiera e sciogliere le forze speciali anti-sommossa. Proibire la presenza di poliziotti con il volto coperti o con armi da fuoco nelle manifestazioni. Cambiare i corsi per poliziotti in modo da mettere in primo piano i temi sociali come l’immigrazione, le droghe o l’inclusione sociale.

30. Garantire i diritti umani nei centri di detenzione per migranti.

31. Facilitare la ricomposizione familiare dei migranti. Permettere che essi, inclusi gli irregolari, abbiano pieno accesso alla sanità e all’educazione.

32. Depenalizzare il consumo di droghe, combattendo solo il traffico. Aumentare i fondi per i centri di disintossicazione.

33. Regolare il diritto all’obiezione di coscienza nel servizio di leva.

34. Aumentare i fondi della sanità pubblica fino ai livelli del resto della Ue (la media europea è del 6% del Pil e la Grecia spende solo il 3).

35. Eliminare i ticket a carico dei cittadini nel servizio sanitario.

36. Nazionalizzare gli ospedali privati. Eliminare ogni partecipazione privata nel sistema pubblico sanitario.

37. Ritiro delle truppe greche dall’Afghanistan e dai Balcani: nessun soldato fuori dalle frontiere della Grecia.

38. Abolire gli accordi di cooperazione militare con Israele. Appoggiare la creazione di uno Stato palestinese nelle frontiere del 1967.

39. Negoziare un accordo stabile con la Turchia.

40. Chiudere tutte le basi straniere in Grecia e uscire dalla Nato.

Sandro

domenica 3 giugno 2012

Il territorio in crisi

E' stupefacente constatare quanto sia variabile nel tempo l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema delle catastrofi naturali e, più in generale, della sicurezza del territorio

In particolare varia molto nel tempo la discussione sulla responsabilità dell'uomo nell'aver fatto crescere a dismisura le condizioni di rischio, a causa dell'uso scorretto e talvolta selvaggio del territorio che ha prodotto un repentino aumento della vulnerabilità e delle persone esposte.

Pochi dati per inquadrare la situazione: dall'indagine Ecosistema Rischio 2011 realizzata da Legambiente con il concorso della Protezione Civile Nazionale emerge che in Italia ci sono abitazioni a rischio in più dell'85% del campione di comuni interpellati, con presenza di abitazioni in aree golenali, oppure vicino a frane; fabbricati (talvolta interi quartieri), scuole, strutture pubbliche costruite in zone a rischio. In generale troppo cemento che invade fiumi, ruscelli, fiumare, come pure aree edificate a ridosso di versanti franosi e instabili.

Dopo ogni alluvione, inondazione e terremoto, come ad esempio quello che sta colpendo in questi giorni l'Emilia-Romagna, procurando vittime, feriti, danni ai beni artistici e all'economia, il dibattito su questi temi si riaccende, quei numeri sopra citati vengono ri-estratti dal generale "oblio" della politica nazionale e per qualche settimana non si parla solo di "spread" ma anche di frane, di alluvioni, di terremoti, di zone a rischio. 

E, parallelamente, cresce la polemica e la ricerca del colpevole cioè di qualche singolo che ha commesso un errore, omesso una pratica, svolto male un controllo. 

Per carità, questo è assolutamente legittimo: chi ha sbagliato deve pagare.

Tuttavia questo atteggiamento spesso mette in secondo piano l'analisi e la ricerca delle ragioni più profonde di questo stato di cose che, a mio avviso, derivano anche da ciò che andiamo raccontando qui su Piazzaverdi e cioè l'attuazione cieca di uno Sviluppo Senza Limiti e Senza Freni asservito agli interessi della finanza speculativa che semplicemente, ignora i vincoli che Madre Natura e il Buon Senso impongono.

Ad esempio i vincoli degli alvei fluviali, che non possono essere artificalmente e impunemente "spostati" per costruire improbabili quartieri o fabbriche, oppure i vincoli che sono stati definiti dall'uomo, in tempi di maggiore "saggezza ecologica", per mitigare gli effetti delle alluvioni, come ad esempio le aree golenali che troppo spesso risultano abitate da esseri umani, invece di rimanere deserte per poter contenere l'acqua tracimata dagli alvei, durante le piene. Per non parlare poi delle costruzioni improprie in aree sismiche e in aree soggetto a rischio frana.

In queste circostanze tutti diventano giudici, i "mass media" fanno a gara a chi pubblica o manda in onda le migliori analisi su questa incontrollata crescita della "vulnerabilità" naturale prodotta dall'uomo; vengono mostrati, all'interno di dottissimi, quanto talvolta superficiali dossier, i territori colpevolmente ceduti al cannibalismo di chi deve "mangiare" terra per fare soldi. 

E' talmente forte la critica, che risulta, paradossalmente, anche un tantino "ipocrita" e, mentre la si ascolta, si sa già che fine faranno quelle critiche e quelle giuste indignazioni. Non mi stupisco ormai più nel constatare che basta attendere qualche settimana o mese e poi l'attenzione torna a decrescere sino al punto di risultare praticamente, di nuovo, assente. 

In "tempo di pace", cioè quando il cielo torna azzurro, non fa troppo caldo, non fa troppo freddo, non piove molto, non nevica, la terra è quieta, i fiumi scorrono sereni all'interno dei loro alvei, i "versanti" non scivolano, ecco che il palcosceninco mediatico torna di nuovo silente.

E i temi del rischio idrogeologico o idraulico, o di quello sismico, e la necessità di sistemare il territorio nazionale mettendo adeguate risorse all'interno di precisi Disegni di Legge tornano ad essere argomenti da convegno, da workshop, spesso anche prestigiosi, come ad esempio l'ultimo tenuto all'Accademia dei Lincei qualche mese fa sul tema del Rischio Idrogeologico (per chi fosse interessato, qui si possono scaricare i riassunti delle presentazioni).

Come dire: la comunicazione parla "forte" dell'emergenza solo durante l'emergenza. Poi basta. 

La chiamerò "comunicazione in emergenza", per fissare le idee. 

La "comunicazione della prevenzione", invece, quella che serve per far conoscere i problemi reali, attraverso la ricerca scientifica e lo studio, quella non ha spazio, o ha uno spazio troppo minimo per produrre qualche effetto.

Ma se fosse tutto solo un problema di comunicazione, scorretta, parziale e temporanea, non andrebbe poi neanche tanto male.

Purtroppo però, non esiste solo la "comunicazione in emergenza", ma anche il "governo in emergenza". In altre parole si assiste ad una generale e protratta latitanza di chi ha governato e governa il Paese nel prendere di petto questi problemi, inserendo le proposte di soluzione degli stessi negli obiettivi programmatici annuali e pluriennali. Proposte che devono contenere una chiara, duratura, strutturale pianificazione delle risorse necessarie per mettere in sicurezza il nostro territorio. 

Al contrario, si è assistito, da parte dei nostri governanti, ad una costante applicazione della cultura dell'emergenza e assai meno della prevenzione strutturale, la quale viene santificata molto bene a parole ma molto male attuata nei fatti, quando si tratta di mettere mano al borsellino, nelle varie Finanziarie che si sono succedute negli anni. E ovviamente, questo non lo si è fatto e si continua a non farlo, per colpa della... crisi.

La cultura dell'emergenza si è tradotta in un sistema di gestione del territorio che sempre più spesso ha fatto ricorso a strumenti "straordinari" di finanziamento, per altro delle "briciole" minuscole rispetto alle necessità stimabili, come ordini di grandezza, a qualche finanziaria dello Stato (parecchi miliardi di euro sono necessari per mettere in sicurezza il territorio dal rischio idrogeoloigico, come afferma il ministro Clini). 

Questi strumenti straordinari si chiamano Ordinanze di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri (vedi ad esempio: Albanesi e Zaccaria: Le ordinanze di protezione civile) e sono stati inseriti nella stessa Legge di Costituzione della Protezione Civile n. 225 del 1992). Lo scopo principale di questi strumenti era ed è quello di poter procedere con la necessaria urgenza quando si deve mettere in sicurezza un territorio e delle popolazioni a seguito di eventi calamitosi.

Nel corso del tempo il concetto di "emergenza" si è allargato, come testimonia il numero delle Ordinanze di Protezione Civile che è cresciuto notevolmente negli anni, passando da una-due nei primi anni (1994-2001) fino a parecchie decine dal 2002, con punte di 99 nel 2005 e 87 nel 2008 anche grazie all'inserimento dei famosi Grandi Eventi che lo Stato ha deciso, nel 2001, dovessero essere sotto la responsabilità della Protezione Civile e quindi gestiti in via emergenziale (la gestione dei Grandi Eventi in via emergenziale è stata abolita solo di recente all'interno del Decreto Liberalizzazioni).

Queste cose le sanno più o meno tutti, sono state scritte e riscritte sui giornali, libri, rappresentate in filmati e reports, dibattiti televisivi ne hanno parlato incessantemente. In particolare si è polemizzato molto sui Grandi Eventi, criticando il fatto che questi dovessero essere gestiti e finanziati attraverso procedure in emergenza pensate per rimettere rapidamente in sicurezza i territori devastati dalle catastrofi naturali.

Tutto giusto, assolutamente.

Però, nella foga legittima di mettere un freno allo "strapotere" della Protezione Civile, voluto da uno Stato incapace di gestire, nell'ordinario, la sicurezza del nostro territorio, si è spesso anche fatto di ogni erba un fascio, colpevolizzando "a priori" le ordinanze, accumunando in un unico giudizio negativo le spese corrette con quelle sicuramente meno giuste. 

Ad esempio, ci si è scordato di ricordare che anche grazie ai soldi delle Ordinanze di Protezione Civile oggi questo Paese ha un sistema di monitoraggio idro-meteo-radar-pluviometrico moderno ed ha colmato un "gap" tecnologico storico che ci differenziava da tutto il resto d'Europa, fino alla fine degli anni '90. 

L'Italia ha oggi una serie di Centri di Competenza che forniscono servizi, informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici in specifici ambiti (es.: meteorologico, idrologico, idrogeologico, sismico) e concorrono al Sistema di Allertamento Nazionale. Ha un sistema di allertamento nazionale funzionante (attraverso il sistema dei Centri Funzionali, stabilito con la Direttiva del PCM 27/2/2004) che prevede il concorso tra tecnici dello Stato e delle Regioni che si rapportano per stabilire, ad esempio, il livello di criticità idrologico-idraulico sul territorio nazionale, regionale e locale. 

Anche attraverso le ordinanze il Paese si è dotato di una moderna rete di radar nazionali necessaria per stimare le idrometeore, rete che, ad esempio in Inghilterra, è operativa dagli anni '70. Ed anche una rete di stazioni al suolo efficiente e moderna, per sapere sempre che tempo sta facendo.

Sottolineo che questi sistemi di monitoraggio, che rappresentano di fatto gli "occhi" con qui si tiene sotto controllo il territorio, sono essenziali ma costano, perchè necessitano di manutenzione continua e di persone che ci stanno dietro.
Senza questi strumenti non è possibile sapere cosa sta accadendo e quindi ben difficilmente si può stabilire cosa potrà accadere nel prossimo futuro e quindi allertare i territori e le persone in tempi rapidi, almeno per quei fenomeni dove è possibile un preannuncio.  E quindi salvaguardare la vita dei cittadini.

Ebbene, piaccia o non piaccia, tutto questo è stato gestito ed oggi continua ad esserlo, attraverso l'applicazione della cultura dell'emergenza. Cioè grazie a finanziamenti straordinari, visto che continua a  perdurare quella latitanza dello Stato di cui si accennava poco fa, che continua ad essere poco "attento", nei fatti, al controllo del territorio, al di là delle esternazioni dei nostri politici, spesso anche molto forti, ma che spesso durano solo il tempo delle campagne elettorali. 

Oggi, per di più, lo Stato sta cercando di porre dei "freni" a questa cultura dell'emergenza, impegno che si rende necessario anche per garantire un maggior controllo della spesa pubblica. E questo è sicuramente, lodevole, se può evitare degli sprechi. Anche se, a mio parere, bisognerebbe guardare altrove, per evitare gli sprechi, ad esempio nel settore degli armamenti.

Dopo tale apprezzamento mi chiedo però anche che ne sarà della sicurezza del nostro territorio se, mentre da un lato si vuole frenare il ricorso alle procedure di spesa emergenziali, dall'altro non si percepisce un deciso cambiamento di rotta, che si concretizzi nel "varo" di politiche pluriennali necessarie per mettere in sicurezza il nostro territorio in modo strutturale. 

Impegni strutturali che non si intravedono nell'immediato futuro nei programmi di governo, sicuramente molto più preso a gestire la crisi finanziaria. Ne è un esempio l'attuale progetto di Riordino della Protezione Civile (DL 59 del 15 maggio 2012) all'interno del quale non viene neanche citato come sia strutturato il sistema di allertamento nazionale attuale, e quindi non si comprende con quali risorse si potrà continuare a gestirlo efficientemente in futuro.

Per non parlare poi dei meccanismi ipotizzati per il ripristino dai danni subiti dalle popolazioni e sul territorio, in pratica si parla solo dell'aumento delle accise della benzina e fi fare ricorso a strumenti assicurativi. 

Ho il timore che il finale possa essere il seguente: se ti si rompe la casa a causa di una calamità naturale, sempre meno interverrà lo Stato e sempre più dovrà il cittadino far fronte "da solo" alle riparazioni, magari chiedendo i rimborsi alle Assicurazioni che dovrà sovvenzionare con lauti premi annuali.

I soldi dello Stato serviranno sempre più per fronteggiare la Crisi e risalire la china del debito pubblico dentro i vincoli del pareggio di bilancio. Quindi molto difficilmente potremo finanziare (anche a debito) un serio programma di investimento finalizzato al risanamento strutturale del nostro devastato territorio.

Un motivo in più per ripensare le regole del gioco e ristabilire le giuste priorità, prima della prossima emergenza.

Carlo