sabato 29 settembre 2012

Il mercato e i carabinieri

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Tutti coloro che vanno alla fiera, sanno che questa non potrebbe avere luogo se, oltre ai banchi dei venditori, i quali vantano a gran voce la bontà della loro merce, ed oltre la folla dei compratori che ammira la bella voce, ma prima vuole prendere in mano le scarpe per vedere se sono di cuoio o di cartone, non ci fosse qualcos’altro: 

il cappello a due punte della coppia dei carabinieri che si vede passare sulla piazza, la divisa della guardia municipale che fa tacere due che si sono presi a male parole, il palazzo del municipio, col segretario e il sindaco, la pretura e la conciliatura, il notaio che redige i contratti, l’avvocato a cui si ricorre quando si crede di essere a torto imbrogliati in un contratto, il parroco, il quale ricorda i doveri del buon cristiano, doveri che non bisogna dimenticare nemmeno in fiera. 

E ci sono le piazze e le strade, le une dure e le altre fangose che conducono dai casolari di campagna al centro, ci sono le scuole dove i ragazzi vanno a studiare. 

E tante altre cose ci sono, che se non ci fossero, anche quella fiera non si potrebbe tenere o sarebbe tutta diversa da quello che effettivamente è.

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Luigi Einaudi, 1944.

venerdì 28 settembre 2012

Anamnesi


Il sistema sociale, politico ed economico (quale sarà il vero ordine?) è ammalato.

Ognuno di noi, come cellula del corpo ammalato, sta reagendo. Ognuno  a suo modo. 

C’è chi viene mangiato dal sistema, chi cerca di combattere, chi compie le sue funzioni quotidiane fingendo che sia sempre tutto come prima. Farà la cellula come ha sempre fatto, sino a che non verrà modificata.

Il sospetto è che si  tratti proprio di un tumore.

Le cellule impazzite stanno invadendo tutti gli organi. Il sistema immunitario è abbattuto e non riesce a reagire.

Chissà se è una di quelle forme reversibili ? 

I medici, in questo caso, non hanno formulato una prognosi secca, di quelle che definiscono - purtroppo - un termine inesorabile come: “diciotto mesi al  massimo”.

Si stanno invece prodigando nel dare opinioni contrastanti, che fanno sì che le altre cellule del sistema non sappiamo cosa aspettarsi.

Tumore quindi, ma quanto diffuso? Ancora non c’è una risposta.

Vado indietro nel tempo alla ricerca di quando il sistema stava bene.
 
C’è stato quel periodo?

Cerco e scavo tra i ricordi di una bambina degli anni settanta.

Ho trascorso un’infanzia sotto l’ombra tenebrosa della guerra fredda tra Usa e Urss.

Ero una bambina, quindi non capivo cosa si nascondesse dietro la tensione che i telegiornali, anzi il telegiornale, diffondeva ogni giorno nelle case delle famiglie. Ma la sentivo.

Le emozioni arrivano, infatti, prima delle nozioni. Si respirano nella voce, nell’aria.

Non c’era  modo di anestetizzarsi grazie a programmi di intrattenimento, perché non c’erano: i bambini avevano programmi in una fascia oraria specifica.

Non c’era ancora l’idea che bisognasse proteggere l’infanzia dalla tv.

Eppure le immagini erano spesso piuttosto scioccanti.

C’era molta morte nei tg: persone importanti uccise dalla mafia, le brigate rosse, le stragi, il rapimento di Aldo Moro.

Per chi cresceva, il sistema non sembrava rassicurante. C’era da temere.

C’era l’invasione del petrolio nelle spiagge, compensata in parte dalla  gioia delle domenica di austerity dove si poteva pattinare e andare in bici in mezzo alla strada.

La politica era fatta da persone in doppio petto, molto serie e cupe, difficili da ascoltare per i bambini di un periodo storico in cui il cortile era la principale struttura sociale.

Ma erano “i politici” e il loro ruolo non veniva messo in discussione.  Quando venivano ascoltati alla tv, non si poteva disturbare e bisognava fare silenzio.

Non c’era infatti, per i grandi, la possibilità di rivedere il tg via rete, di “scaricare” le informazioni, di sfogliare il tablet.

Poi sono avvenuti tanti eventi che sembravano in grado di cambiare le sorti del mondo.
 
Nel 1990, con la crisi dell’Unione Sovietica ed il crollo del muro di Berlino, sembrava infatti, si fosse entrati in una nuova era.

Si poteva forse dimenticare quella cupa paura dell’infanzia e convincere la propria giovinezza, che la contrapposizione che aveva governato il mondo dovesse  cedere di fronte alla nascita della vera democrazia planetaria e all’assenza delle tensioni tra stati.

Guardare Gorbaciov faceva credere ai giovani che il futuro poteva davvero avvenire, che le cose potevano cambiare…

Era come se improvvisamente ci si sentisse dentro un sistema più grande, un vero contenitore globale, in grado di sostenere e di promuovere nuove idee e azioni.

Eppure nonostante tutto,  il sottofondo del nostro paese, sembrava non cambiare.

I telegiornali mi tornano alla mente con i loro consueti titoli: scandalo nella sanità, ucciso il giornalista…, morti ammazzati per mafia….

Mani pulite scoperchia le pentole: i virus non sono solo quelli che il tg ci descriveva. Sistemi occulti guidano il paese, P2, politici corrotti e collusi con la mafia,

Si avvia una rivoluzione interna al nostro paese… E arriva il nuovo !

E’ la storia dello sguardo sulla politica da adulta.

Dalla contrapposizione alla omologazione.

Non ci sono più differenze. 

Destra e sinistra si equivalgono.

Berlusconi. La lega. 


Falcone (e Capaci) e Borsellino (e via d'Amelio).

Gli scandali sessuali. La corruzione sfrontata.

La finanza.  Il crack della Lehman Brothers.

I fallimenti delle banche.

Occupiamo Wall Street.
 
Gli indignati.

I festini e le orge.

Gli sprechi e la povertà che cresce.

Fino a Monti.

E alla diagnosi di tumore.

Ha serpeggiato da tempo. L’organismo era già indebolito,  malato da tempo.

I canali di informazione ci raccontano  solo gli elementi del tumore che fanno più rumore.

Ma come tutti sanno il tumore non fa male.

Te ne accorgi ed inizi a stare male, solo quando è ad uno stadio molto avanzato.

Quando la corruzione è diventata l’abito mentale che ha cambiato la forma di molte cellule.

Quando rimane una sola alternativa.

Silvia.

mercoledì 26 settembre 2012

Gli occhi celesti della signora Maria...


Sabato, sono al supermercato a fare la spesa. La vedo, la signora Maria, che si affanna come sempre a cercare tra gli scaffali i prodotti che costano meno. Stanno sempre o in alto o in basso, quei prodotti meno reclamizzati e meno cari,  in mezzo ci sono solo quelli che la pubblicità ci impone e che costano di più. Ma la signora Maria è piccolina, non ci arriva in alto. E poi è anche piena di acciacchi e fa fatica a piegarsi per prendere quelli più in basso. 

Allora mi avvicino, l'ho vista parecchie altre volte, ci ho anche parlato, so un po' di lei e lei sa un po' di me. Le chiedo se posso darle una mano. Mi fa un sorriso bellissimo e i suoi occhi celesti si illuminano di gratitudine. E, sempre col sorriso, mentre le prendo l'olio che costa meno, mi torna a raccontare della sua vita...
Ormai la so quasi a memoria, la sua vita, ma tutte le volte mi diverte lo stesso risentirla parlare con quel suo dialetto mezzo bolognese, mezzo toscano, mezzo romano.... E' arrabbiata con il Governo perchè dice che con meno di 500 euro al mese, la sua "pensione minima", non ce la fa più a campare, visto che deve anche pagare un affitto di quasi 200 euro al mese. E si ritiene fortunata, perchè paga poco per la casa...

Mi spiega che le vanno via quasi 50 euro la settimana (ben sette euro al giorno !) per mangiare, comprarsi ogni tanto qualche vestitino in piazzola, pagare le bollette. Bollette che la mettono in crisi, quando arrivano, perchè si sommano all'affitto e il "tutto" supera la sua pensione. Ha un figlio che lavora a Torino e un po' l'aiuta, ma anche lui è messo maluccio con la crisi della FIAT e di tutto l'indotto. Ha una moglie che non lavora e due figli da far diventar "grandi", come dice lei... L'altro figlio invece sta in Argentina da parecchi anni. Emigrato... E' un po' triste quando parla di lui, perchè non lo vede quasi mai, solo ogni 2, talvolta 3 anni quando torna con la famiglia, a Natale, e allora fanno festa.

Gran donna, la signora Maria ! Non le ho mai chiesto l'età, ovviamente, ma secondo me viaggia attorno agli ottanta. Pur nella sua quasi (?) povertà è sempre vestita bene e ha una grandissima dignità quando parla e racconta la sua vita, la fatica che ha fatto nel dopoguerra per tirare su i due figli. Con un marito, che ha perduto qualche anno fa, che spesso era senza lavoro, da giovane. Quando mi parla delle ristrettezze di adesso, non si lamenta. Si arrabbia, appunto. E' diverso. Ma non si compiange, mai.

Mi torna a chiedere cosa faccio nella vita. Le dico che ho una famiglia anche io, moglie, figlia; e che non ci va, tutto sommato, tanto male, visto che il lavoro ce l'abbiamo entrambi e anche due validi stipendi, addirittura "strabilianti" se confrontati con la sua pensione. E la crisi fino ad ora ci ha lasciato abbastanza in pace. Certo, avendo un "mutuo" da pagare si sta un po' attenti alle vacanze, non si cambia la macchina vecchia. Ma il cinema del sabato non ce lo neghiamo, la pizza fuori una volta la settimana pure, la bottiglia di vino buono, quando si può... Certo non le cene con le ostriche, pasteggiando a champagne, quelle no, quelle le lasciamo ad altri...

Lei si rallegra per me e mi dice invece che al cinema non ci va da almeno 20 anni. E le dispiace perchè da giovane ci andava. Adesso guarda sempre la TV, però è inorridita da tutti quei "grandi fratelli", da tutte quelle "isole dei famosi" e dalla qualità che non c'è più. Già, la qualità che non c'è più... A lei piacevano, pensa un po', le commedie di Eduardo, gli sceneggiati degli anni '60, "il Mulino del Po", "I fratelli Karamazov"..., oppure anche "Canzonissima" o "Studio Uno", quando ogni tanto c'era qualche artista che raccontava anche una poesia, o faceva anche solo ridere. Adesso queste cose le danno in replica solo di notte, tardissimo, oppure su tutti quei canali del digitale terrestre che lei non capisce neanche quanti sono e come si fa a trovarli...

Si è fatto tardi, la saluto, pago la mia spesa, torno a casa. 
Ma ho un pensiero che mi è rimasto in testa: la pensione minima della signora Maria.

Vado su internet e scopro che si tratta, in effetti, di quasi 500 euro al mese, e a prendere questa gran cifra sono poco più di un milione e mezzo di persone, in Italia. Nostri concittadini, che hanno lavorato magari come dannati durante i loro anni migliori (si dice così, no ?) per tirarci fuori dal disastro della guerra, per crescere dei figli, mandarli a scuola, dar loro un futuro,...e che vivono, adesso, spesso soli e in condizioni talmente critiche da farli trasformare, talvolta, addirittura in mezzi delinquenti (vedi qui). 

Mi sale la rabbia.

Si, rabbia, perché io non sono buono come la signora Maria. Mi viene da pensare al nuovo scandalo della Regione Lazio (vedi il video) con quel signore grasso e barbuto, che provo fastidio persino a nominare. Leggo quanto spendeva per una sola cena con i suoi amichetti di partito. Leggo bene ? Più di 8000 euro, per una cena ! Confronto questo "numero" con la pensione minima della vecchina di San Ruffillo: 500 euro al mese. E allora, calcolo: se 500 euro è la pensione minima mensile della signora Maria e invece una "sola" cena di quel signore costa quasi 8000 euro, allora significa che con i soldi di quella "sola" cena si potrebbero pagare: 8000 diviso 500 uguale 16 mesi di pensione minima. Oppure, in alternativa, si può aumentare di 100 euro e portarla a 600 euro al mese, quella pensione, e saltano fuori 80 mesi con la pensione aumentata, per la signora Maria, cioè quasi sette anni ! Che per lei potrebbero voler dire il resto della sua vita. E tutto questo con i soldi di una cena di quel signore !

Si, lo so, sono ragionamenti qualunquisti. Le sento già le critiche.
Sei su populista, Carlo. Non si risolvono così, le questioni...che diamine...E' un ragionamento "di pancia", non "di testa"....
Vero, non si risolvono così, le questioni.
Però, lo stesso, queste cifre fanno pensare. Perché si sente sempre dire che le "ruberie " di certa politica sono "eticamente" esecrabili ma non spiegano il "buco", la crisi.  E il problema è...un altro.

Sarà anche vero, anzi è vero, che il problema è un altro. Però intanto quei numeri non sono tanto piccoli, soprattutto se si considera che quelle "cene" erano tante, che quei "trastulli" erano tanti, le feste da decine di migliaia di euro, con i "festanti" vestiti da "maiali", il tutto pagato da soldi pubblici.

E allora mi viene in mente che alla signora Maria non gliene può fregare di meno che il problema sia...un altro. Perché lei con 100 euro in più al mese potrebbe andare, fino al termine della sua vita, qualche volta al cinema, oppure non agitarsi se le arriva una bolletta della luce, oppure...guarda un po', comprarsi un vestitino in tono con i suoi begli occhi celesti...La crisi, per carità, resterà, ma intanto lei camperà un po' meglio i suoi restanti anni di vita su questa terra.

Non so perché, ma a me sapere che questa "ridistribuzione" di...fondi non è accaduta e non accadrà, secca parecchio. E a lei, prof. Monti, non secca ? E a Voi, cari governanti tecnici, non secca ?

Lo so che molti di Voi si sono indignati. E hanno detto che così non può andare. Che è uno schifo. Che si è arrivati al fondo del barile. 

Sorry: Non basta più la vostra indignazione. Non basta più.

Facciamo invece così: se secca anche a voi come a me, fate una cosa semplice semplice: confiscate-prelevate-chiedete indietro, vedete voi come fare, i soldi che si sono "fregati" tutti questi "signori" che hanno fatto finta di fare politica, "ingozzandosi" invece con i loro "amichetti" di ostriche, di "abbacchio", o di "porchetta", innaffiando il tutto con champagne da 500 euro la bottiglia.
Poi, con quei soldi confiscati, prelevati o richiesti indietro come risarcimento, aumentate per "Decreto Legge"  la pensione minima di quanti più potete cittadini over, diciamo...,75 anni. Finchè ce ne sono, di quei soldi...

Aumenterete di 30 euro al mese ? Bene, sarà un segnale. Ma vedrete che non saranno 30 euro...saranno parecchi di più. E questo lo sapremo presto, sperabilmente, quando si saranno aperti tutti i vasi di Pandora che fino ad oggi sono rimasti socchiusi. Ammesso che non li richiudano prima di capire bene cosa c'è dentro. Perché "puzzano" troppo...


E dopo che avrete fatto un Decreto Legge del genere, andate pure a dire che avete subito il ricatto dei qualunquisti, cioè di gente come me, che non ne capisce di economia come voi, e che invece si accontenta solo di cercare di capire come funziona il mondo "vero", non quello finto della "finanza", del  quale dite di sentirvi vittime, anche se qualcuno invece pensa che ne siate i portavoce.
State sereni, ce ne faremo una ragione, di essere accusati di qualunquismo da voi. Per quanto mi riguarda, quando rivedrò la signora Maria, la accompagnerò al bar e ci berremo assieme un bel bicchiere di prosecco, alla vostra salute.

E magari, alla signora Maria, la vecchina di San Ruffillo, quel giorno risplenderanno luminosi i suoi meravigliosi occhi celesti, e chissà forse una lacrima di gioia le solcherà il viso pieno di rughe, donandoci ancora un piccolo barlume di speranza. 

Carlo.

domenica 23 settembre 2012

Fatti nostri

Fermata del bus

Mi avvicino con passo rapido alla fermata del bus. Lo prendo raramente, ma quando lo faccio, non riesco quasi mai ad arrivare al momento giusto: o è in ritardo, o è appena passato, oppure ho perso, come al solito, la notizia del programmato sciopero. Così procedo a passo rapido, pronta, almeno nelle intenzioni, a fare uno scatto finale.

Alla fermata è seduto un ragazzo forse pakistano, una signora intorno ai sessanta anni e una ragazza, apparentemente, universitaria.

Mi metto sul bordo del marciapiede perché mi sembra di avere già intravisto il bus, ma è un falso allarme. Ho già in mano le monete per il biglietto e le muovo tra le dita. Mi cade una moneta. La ragazza di fronte a me si china per raccoglierla. Mi chino anch’io, ma visto che stiamo per scontrarci, mi faccio indietro con il busto, per consentirle di terminare l’azione. La ringrazio. Subito dopo, mi cade la seconda moneta. La raccolgo velocemente per superare l’imbarazzo della goffaggine..

La signora nel frattempo chiede al ragazzo, seduto sulla panchina della fermata, di spostarsi un poco, perché deve leggere gli orari dell’autobus, che sono attaccati proprio dietro di lui. Le chiedo quanto manca, mi risponde “sei minuti”. Il ragazzo dice: “quello di ventidue passato”. “Ah è già passato? dice la signora”. La ragazza dice “deve arrivare quello dei ventinove”.

La signora perplessa “ma il ragazzo ha detto che è già passato”. E lui “quello di ventidue passato”. “Ah… non avevo capito, non si capisce mai bene quando parlano loro..”. La ragazza mi guarda: ha l’occhio impavido e pieno di certezze della giovinezza, pronta a combattere di fronte alle ingiustizie.

Provoca:  “loro chi i maschi?”. “No loro, loro…”, “ah quelli che hanno la pelle scura”, “ma no cosa centra? Io non ce l’ho con quelli che hanno la pelle scura, ma siccome siamo in Italia, devono imparare bene l’italiano, io non ce l’ho con nessuno, siamo tutti cristiani… no?, “E che male c’è se parlano nella loro lingua?” “Io non li capisco quando parlano tra loro così, potrebbero anche parlare male di me… e comunque siamo tutti cristiani, io rispetto tutti, basta che ci sia il rispetto… cosa dici tu?” dice la signora rivolta al ragazzo. “io non fare male a nessuno, sono musulmano, ma rispetto tutti, cristiani, buddisti, cinesi… io però musulmano”. 

“Certo fai bene…musulmano certo”. Tutti e tre, ogni tanto mi guardano, ognuno con le proprie certezze, alla ricerca nel mio sguardo, dell’assenso. Alla ricerca di conferme ai propri pensieri, alle etichette, con le quali vedono il mondo. Mi giro indietro e vedo arrivare il bus.  Mentre saliamo la ragazza dice “che razzismo…”.  

Dentro il bus mi appoggio attaccata al finestrino. Ci sono persone, bambini, giovani, adulti e anziani di diversa etnia e lingua. Viaggiamo tutti verso la stessa destinazione. Non posso fare a meno di pensare che  i cambiamenti sociali sono molto più veloci della nostra capacità di cambiare il nostro punto di vista.


Riunione Sindacale

C’è l’assemblea sindacale in previsione del prossimo sciopero. Faccio sempre un po’ fatica a partecipare alle assemblee, perché il mio contratto part time mi sta un po’ stretto e se voglio portare a termine i lavori che ho programmato, devo procedere ad una certa velocità.

Questa volta però sento che devo andare. Devo interrompere la corsa del quotidiano e sentire direttamente che cosa si sta pensando di fare come strategia di protesta, per fare sentire che le cose devono cambiare. Convinco anche una collega, più oberata di lavoro di me, a venire. Con queste buone intenzioni entro nell’aula. E’ una assemblea che accoglie il personale di più comuni e delle cooperative sociali di questi territori.

Di solito le assemblee sono distinte, ma questa volta la scelta cade nella condivisione unitaria dei pensieri che precedono la protesta.

Di solito c’è sempre un nemico-responsabile che si evidenzia rapidamente. Il governo prima di tutto, ma anche i sindaci o i direttori generali. Di solito chi convoca parla, qualcuno  fa qualche timido intervento, o una battuta, o un intervento da militante.

Questa volta parlano in tre, i primi due abbastanza rapidamente spiegando le ultime scelte da parte delle diverse amministrazioni e le ricadute della Spending Review sui tagli e sulle dotazioni organiche degli enti pubblici. I toni sono comunque piuttosto calmi e pacati in un clima sotteso di intesa con la platea. 

La terza persona inizia a parlare con forza e veemenza. Grida “ a chi non parteciperà allo sciopero grido VERGOGNA, perché sono persone parassite, che si approfittano della lotta che fanno gli altri!”. Poi, inizia una analisi, almeno apparentemente, molto complessa, della situazione socio-politica ed economica attuale e sulla origine della crisi…

 “Qualcuno dice che è l’euro ma non è vero… se tornassimo alla lira, noi che importiamo l’80% della nostra produzione saremmo già con le pezze nel sedere”.
Quando si portano le percentuali si ha sempre un po’ più di verità in mano.

“Il vero problema è che non abbiamo un piano di produzione industriale: noi produciamo solo la Fiat. Chi di voi ha la Fiat?”

Penso alla mia modesta Panda parcheggiata di fuori e mi faccio piccola piccola. “Sono macchine obsolete che non compra più nessuno. E poi produciamo armi. Ecco macchine obsolete ed armi questo è il nostro piano industriale. 
 Dobbiamo guardare cosa accade nel mondo, c’è chi governa con la forza delle armi come gli Stati Uniti e chi governa con l’esportazione del lavoro come la Cina”.  La platea è in fermento. E’ un po’ stordita dal tono dell’intervento. C’è chi rumoreggia. 

“… Oggi si torna a meno stato e più mercato. Non basta più l’esternalizzazione”. Ci sono le cooperative presenti… quindi il discorso stona un po’. “Adesso si passerà al privato privato…. La maggiore produttività, e lo sappiamo,  significa ti pago di meno e lavori di più”. Plauso collettivo.

“Se vuoi qualità devi fare investimenti e storicamente li hanno sempre fatti gli enti pubblici…. L’Argentina non ha pagato il debito pubblico…”.

E’ un discorso in cui c’è tutto. Ricostruzione storica, economica, politica. Concetti che si concatenano in un apparente linea di causa-effetto, lanciati in aria con forza ed energia.

Subito dopo parla una collega. Si è sentita mortificata dal tono dell’intervento. Si aspettava di essere informata dei motivi dello sciopero ed invece ha dovuto ascoltare un comizio politico non richiesto. “non che non sia d’accordo sui contenuti. Ma i modi? E le parole… su quei modi non sono proprio d’accordo e temo che ascoltare questi toni, faccia desistere le persone dall’idea dello sciopero”.

Modi e contenuti. Interviene un’altra persona: “Io sono solo una persona che ha fatto l’Istituto Tecnico e non so parlare bene come te che hai fatto il Liceo, però se parliamo di India e Cina e Argentina, io mi spavento. E’ tutto troppo grande e incombente e io non sono in grado di agire. Pensiamo al locale. Facciamo volantini di fronte ai nostri uffici, coinvolgiamo le persone direttamente, così capiranno…”.

La collega di fianco a me mi dice “quando ascolto queste persone, capisco che sono tutti così informati e competenti. Mi sento veramente ignorante”. Io condivido in parte, sento che si può andare oltre… La realtà ha sfaccettature ulteriori che non sono emerse.

Ma come ci formiamo le nostre idee sul mondo? Dovremmo ascoltare continuamente dibattiti, leggere, studiare, individuare fonti certe e sicure. Le cose da sapere sono tante, il tempo è poco e la nostra società e superspecialistica. Per ogni tesi troviamo subito la sua antitesi. Siamo nell’epoca del relativismo e del pensiero debole.

Eppure è molto rassicurante avere in tasca un’idea sul mondo,  ed è quindi facile il rischio di sposare una tesi solo perché  si appartiene ad una categoria, (operai, impiegati, di destra, di sinistra, intellettuali, borghesi, uomini, donne, ecc), confidando che quei semplici nessi, che ci hanno descritto con tanta forza, trovino anche il supporto dei dati concreti.

Esco dall’assemblea con questa pesante incertezza e con la fatica di una mente che non si accontenta più di pregiudizi e facili slogan. I neuroscienziati dicono : “tutta colpa della neocorteccia, la parte più recente del cervello”. 

Meno male che cercando bene, un nemico si trova sempre!


Silvia.

lunedì 17 settembre 2012

The Minsky Automata

Continuo a sviluppare il mio modellino di Minsky cercando di comprendere e di visualizzare, questa volta, il meccanismo di propagazione della "rischiosità" in un sistema economico composto da Unità Finanziarie Interagenti.

Per farlo utilizzo la dinamica degli Automi Cellulari pensando alle Unità Finanziarie di Minsky come a dei semplicissimi Automi posizionati su un reticolo quadrato (toroidale):


Lo stato di un Automa è rappresentato semplicemente da un numero reale compreso tra 0 e 3 che indica il livello di esposizione al rischio delle Unità Finanziarie che Minsky suddivide in tre classi principali:

- Unità "coperte" >> livello compreso tra 0 e 1

- Unità "speculative" >> livello compreso tra 1 e 2

- Unità "ultra-speculative" ( o "Ponzi" ) >> livello compreso tra 2 e 3

Il livello di esposizione al rischio di una Unità Finanziaria dipende, evidentemente, dal livello di leva finanziaria e di margine che l'Unità utilizza per gestire il proprio portafoglio di investimento allo scopo di massimizzare il ROE.

Tanto maggiore è il rischio a cui si espone l'Unità tanto maggiore è la probabililtà che questa non sia in grado a ripagare i suoi debiti per la quota capitale e per gli interessi costringendo l'Unità a rinnovare continuamente i suoi debiti per pagare i debiti pregressi (unità speculative) e anche gli interessi sui debiti pregressi (unità Ponzi).

Come si "propaga" il rischio ?

L'ipotesi della Instabilità Finanziaria ci spiega che, quando le Unità Finanziarie sono tutte "coperte" e poco esposte al rischio, si crea una situazione generale di stabilità che aumenta l'ottimismo sulle future prospettive di investimento.

In questa circorstanza accade che alcune Unità iniziano ad aumentare il proprio livello di rischio incrementando il grado di indebitamento e quindi aumentando la leva (per aumentare il ROE). 

Queste unità passano dallo status di Unità "coperte" allo status di Unità "speculative" (l'indice supera il livello 1).

Le Unità che, per prime, cambiano strategia diventando speculative, iniziano ad aumentare il ROE, cioè la velocità di accumulazione del capitale proprio.

Questo fatto viene percepito dalle altre unità che iniziano - anche loro - ad assumere posizioni speculative, per emulazione.

Allo stesso modo, una unità "speculativa", osservando i risultati delle unità "Ponzi" che la circondano, sarà tentata di assumere gli stessi livelli di rischio superando il livello 2 nella scala di rischiosità.

Quando il livello di rischiosità arriva al massimo (valore 3) il modello prevede il cosiddetto "sudden stop" cioè un repentino ritorno al livello 0 quando le Unità si accorgono di aver "esagerato" e quindi riducono improvvisamente il leveraging per tornare ad una situazione coperta ed evitare il fallimento.

Questo "comportamento" si può modellare definendo la regola evolutiva dell'Automa Cellulare che esprime il valore futuro di una cellula in funzione del valore di tutte le cellule ad essa adiacenti.

Nel caso in questione ho impostato questa regola:

Considero una cellula e tutte le 8 cellule ad essa adiacenti.

Calcolo il valore medio della rischiosità delle cellule adiacenti e poi applico la seguente logica:

Se il valore medio delle cellule adiacenti è superiore al valore della cellula centrale, allora il NUOVO valore della cellula centrale è uguale al valore medio delle cellule adiacenti più un piccolo incremento (+0,1).

Se invece il valore medio delle cellule adiacenti è minore o uguale al valore della cellula centrale, questa mantiene il valore iniziale.

Quando il valore di una cellula supera il livello 3, viene improvvisamente azzerato ("sudden stop").

Ecco, ad esempio come si evolve una porzione del reticolo di cellule di Minsky con la regola evolutiva sopra esposta.

Stato iniziale:


Stato successivo: 



Applicando la stessa regola a tutte le cellule in un dato momento e ripetendo la stessa operazione N volte, possiamo osservare, passo dopo passo, l'evoluzione del reticolo di Minsky nel suo complesso.

Per visualizzarlo meglio, associamo ad ogni cellula, un colore diverso in funzione del suo indice. Poi partiamo da una situazione iniziale in cui tutte le cellule di Minsky sono "coperte" (livello = 0) e sono, quindi, tutte dello stesso colore (blu):


Adesso vediamo cosa succede se alcune cellule di Minsky, al centro del reticolo, iniziano ad adottare un comportamento speculativo (indice compreso tra 1 e 2) che assegniamo "a mano" per far partire il ciclo:


Continuiamo a far evolvere il sistema... per tante e tante volte... applicando ogni volta la stessa regola evolutiva calcolata per tutte le cellule del reticolo.

Ecco come procede l'evoluzione dopo 2 passi...


... dopo 40 passi...


...dopo 55 passi...


... dopo 60 passi tutte le unità sono diventate "ultra speculative" (o "Ponzi") con un livello compreso tra 2 e 3:


La condizioni "ideale" per il GRANDE CROLLO (esattamente il passo dopo) !


Sandro.

sabato 15 settembre 2012

Un modellino per (cercare di) capire

Studiando e cercando di capire il pensiero di Hyman Minsky e l' Ipotesi della Instabilità Finanziaria ho disegnato questo "modelllino" che vorrei condividere con gli amici di piazzaverdi.

Eccolo in forma "grafica":

Il "modellino" cerca di rappresentare il funzionamento di una Unità Finanziaria (rappresentata dal cerchio) cioè di un Agente Economico Elementare che può essere qualsiasi soggetto in grado di fare degli Investimenti utilizzando Capitale Proprio e Capitale preso in prestito (Debito).

Rientra in questa definizione generale qualsiasi soggetto del sistema economico e finanziario che conosciamo e all'interno del quale noi ci muoviamo ogni giorno: Famiglie, Imprese, Stato, Banche, Assicurazioni, Intermediari, ecc...

Se ci pensiamo bene, qualsiasi soggetto economico si muove secondo questa "meccanica elementare".

Pensiamo un piccolo imprenditore, ad esempio.

Questo signore avrà del capitale proprio che mette nell'impresa (E).

Poi va in banca a chiedere un prestito o un mutuo e quindi contrae un debito (D) che sarà soggetto ad un certo tasso di interesse (d).

Mette assieme i soldi ricevuti dalla banca con una parte del capitale proprio (l'altra se la tiene come riserva o margine) e, con la somma complessiva ( E + D - M ) effettua un Investimento ( I ).

Cioè, nel suo caso, acquista i mezzi di produzione: il capannone, i macchinari, gli uffici, il software, ecc...

A quel punto si ritrova ancora con un po' di liquidità in mano (il margine che si è tenuto a riserva) e con un Capitale Investito ( I ) che si è trasformato in mezzi di produzione molto concreti e materiali e "immobilil" e che deve iniziare a "sfruttare" per dare un "senso" all'investimento.

Il Capitale Investito, sottoforma di mezzi di produzione, gli consente di svolgere il suo business: ad esempio produzione di capi d'abbigliamento (o qualsiasi altra cosa).

Per svolgere il suo business deve assumere degli operai e degli impiegati, deve acquistare materie prime da fornitori, deve trasformare le materie prime in prodotti finiti grazie al lavoro, deve poi andare a vendere i prodotti finiti e quindi ottenere un RICAVO.

Il ricavo gli deve consentire, ogni anno, di coprire i COSTI di ESERCIZIO cioè pagare gli stipendi, di pagare i fornitori, di pagare tutte le spese operative e generali.

Con quello che gli rimane (dopo aver coperto tutti i costi) deve pagare le Tasse allo Stato.

Alla fine, dopo aver pagato ANCHE le tasse, gli resta in mano, ogni anno, una certa somma che si spera essere positiva.

Questa somma, misurata in termini percentuali rispetto al capitale investito, è il ROI, o "ritorno dell'investimento" (Return On Investment).

Il ROI è la percentuale di investimento che, ogni anno, "ritorna indietro" all'investitore come "valore aggiunto" e quantifica la quantità di denaro che l'investimento iniziale riesce a generare alla fine di ogni ciclo economico.

Se investo 100 e, alla fine di ogni anno, ho un ROI del 10% vuol dire che quei 100 di capitale investito sono in grado di GENERARE, ogni anno, 10 unità aggiuntive di capitale. Il capitale genera un "reddito". I denaro ha generato altro denaro (D --> D').

Se i% indica il ROI, ed I è l'investimento, la somma che ogni anno "ritorna" nelle mani dell'investitore e che chiamiamo Reddito Lordo (RL) è data da:

RL = ( i x I ).

Con questo "ritorno", l'investitore deve - innanzitutto - pagare gli interessi sul debito e quindi, se d% è il tasso di interesse del finanziamento e D è l'ammontare del debito, dopo questo esborso gli rimane in mano un Reddito Netto (RN)

RN = ( i x I ) - ( d x D )

Il reddito netto calcolato in percentuale rispetto al capitale proprio (E = Equity) consente di calcolare il ROE, il ritorno sul capitale proprio (Return On Equity) cioè la percentuale di accrescimento del capitale proprio dopo ogni anno di esercizio, la percentuale con la quale cresce il capitale proprio grazie all'investimento che l'imprenditore ha fatto usando una parte del suo capitale e aggiungendo capitale preso in prestito.

Se e% è il ROE abbiamo quindi:

e = RN / E = [ ( i x I ) - ( d x D ) ] / E

Ora, sapendo che il capitale investito è dato da:

I = E + D - M

ed introducendo le seguenti definizioni

s = ( i - d ) = spread = differenza tra i tassi di interesse attivo e passivo

l = I / E = leverage o leva finanziaria: rapporto tra capitale investito e mezzi propri

r = ( E - M ) / E = indice di rischio: frazione del capitale proprio investito

otteniamo questa formulazione finale del ROE

e = ls + rd

Guardando questa semplicissima equazione, capiamo subito quali sono le condizioni che rendono MASSIMO il ROE cioè le condizioni che fanno più felice l'imprenditore o l'investitore o, più in generale, l'Unità Finanziaria che effettua l'investimento.

E' evidente: se i tassi di interesse attivi (i) e passivi (d) sono fissati e, tra questi, esiste uno spread maggiore di zero, allora il tasso di accrescimento (accumulazione) del capitale proprio (Equity) è tanto maggiore quanto maggiore è la leva finanziaria ( l ) e quanto maggiore è l'indice di rischio sul capitale proprio ( r ) cioè quanto minore è il margine (M) che l'Unità Finanziaria si tiene in cassa.

Cioè l'Unità Finanziaria, per massimizzare il suo "profitto", è SPINTA NATURALMENTE a massimizzare la leva cioè a fare tanti debiti e minimizzare il margine cioè a tenersi poco capitale liquido in cassa.

E quali sono le condizioni (anche psicologiche) che inducono una Unità Finanziaria a RISCHIARE di PIU' (alta leva, bassi margini) ?

Sono le condizioni di STABILITA'.

Cioè: quando le cose "vanno bene", l'economia "tira", tutto sembra in ordine, tutti pagano alla scadenza, il PIL cresce, la disoccupazione cala ecc...

Quando le cose "vanno bene", aumenta l'ottimismo cioè le aspettative rispetto al futuro. Tutti pensiamo (o ci illudiamo) che le cose andranno sempre meglio e che saremo sempre più ricchi.

In una situazione di STABLITA' le Unità Finanziarie sono naturalmente spinte ad aumentare i propri livelli di rischio (e lo fanno solo per GUADAGNARE DI PIU' e PIU' VELOCEMENTE, come si vede dalla equazione scritta sopra).

L'aumento del livello di rischio rende le Unità Finanziarie più FRAGILI cioè più esposte a shock esterni e meno in grado di reagire in caso di rapide variazioni dei tassi di interesse attivi e passivi.

Se l'ottimismo si diffonde e dilaga, molte Unità assumeranno posizioni ad alto rischio aumentando la leva e abbassando i margini. E questa propensione al rischio si diffonde come un VIRUS perchè le unità che per prime si espongono al rischio iniziano a guadagnare di più e più velocemente e tanto più velocemente quanto maggiore è il livello complessivo di rischio a cui si espongono (alta leva, basso margine). Le altre unità, allora, per EMULAZIONE, tendono ad aumentare anche loro il proprio livello di rischio per guadagnare come le altre. E così via.

Fino al momento in cui TUTTE le unità (o la stragrande maggioranza di esse) sono esposte al rischio e si fragilizzano rendendo l'intero sistema, nel suo complesso, un sistema FRAGILE.

A quel punto basta una scintilla per far esplodere tutto.

Ad esempio, basta il falllimento di una grande banca per creare una reazione a catena e trasformare la sommatoria delle fragilità in un crollo diffuso e quindi in una crisi sistemica globale.

Come se ne esce ?

Comprendendo che il Sistema Finanziario fatto da milioni e milioni di Unità Finanziarie, interconnesse e interagenti, ciascuna regolata dalla semplice dinamica esposta sopra, è un sistema INTRINSECAMENTE INSTABILIE e che si muove verso l'instabilità proprio nel momento in cui si stabilizza (!).

Non possiamo farci nulla. Funziona così.

La Stabilità genera Instabilità e porta alla Crisi.

Capito questo, possiamo solo adoperarci affinchè si riduca l'ampiezza delle crisi e le oscillazioni ("naturali") del sistema capitalistico rimangano costantemente dentro una banda di sicurezza per non compromettere, ogni volta, la sopravvivenza dell'intero sistema.

Il sistema finanziario, quindi, deve essere regolato, vincolato, controllato.

Ogni forma di "liberismo" o di deregolamentazione è PERICOLOSA e non ci porta verso il "meglio" ma verso una serie infinita di oscillazioni sempre più ampie e distruttive.

Ci devono essere dei contrappesi, delle istituzioni di vigilanza che si accorgono quando il livello medio di fragilità del sistema ha superato una certa soglia di guardia e intervengono per OBBLIGARE le unità finanziarie ad abbassare le loro aspettative, e quindi a ridurre lentamente la leva e aumentare lentamente i margini e tornare in uno stato di funzionamento "regolare" prima che si arrivi all'esplosione. 

Servono cioè dei regolatori che al momento giusto possano esercitare il POTERE di obbligare le Unità Finanziarie a rinunciare ad una parte dei loro "guadagni" privati e ad accontentandosi di un ROE più basso per garantire la "salute" complessiva del sistema.

Queste istituzioni regolatrici possono essere solo istituzioni PUBBLICHE che agiscono per il "bene comune", con una visione di insieme e di lungo termine e NON si comportano - esse stesse - come una qualsiasi Unità Finanziaria speculativa.

Devono stare oltre il sistema, fuori dal sistema per poterlo regolare.

Cioè devono essere SOVRANE.

Se, invece, come stiamo facendo - ORA - continuiamo a ridurre l'impronta dello Stato nell'Economia e togliamo queste regolazioni lasciando libero il sistema finanziario e i "mercati" di andare per la loro strada, ci vedremo sempre di più  condannati ad attraversare cicli economici di crescita e crollo, con oscillazioni sempre più grandi, fino a compromettere la nostra stessa sopravvivenza.

E' così difficile da capire ?

Sandro.

giovedì 6 settembre 2012

Ripartiamo da Minsky ?

Secondo me, un vero partito di sinistra - oggi, nel 2012 - dovrebbe ripartire da Minsky perchè:

L'Ipotesi della Instabilità Finanziaria (di Minsky) ci spiega che i moderni mercati finanziari non possono guidare l'economia globale semplicemente perchè NON funzionano cioè non sono efficienti nella allocazione delle risorse per il "bene comune". Punto.

E non funzionano non tanto perchè c'è un complotto pluto-massonico alla guida dei "mercati", ma perchè la loro struttura e dinamica interna (di cui Minsky spiega perfettamente il funzionamento a partire dalla modellazione microeconomica delle singole Unità e delle loro interazioni finanziarie) li condanna ad una perenne e sistematica oscillazione dalla stabilità alla INstabilità trascinandosi dietro - in questa insensata e folle dinamica - tutti gli altri attori economici: gli stati sovrani, le imprese, le famiglie, tutti noi. E bruciando, ad ogni ciclo, una gigantesca quantità di risorse.

Ergo: la critica al neo-liberismo, al finanz-capitalismo, al mercantilismo può (e deve) prendere le mosse da uno spietato e freddo disvelamento del modo di funzionare dei "mercati" e quindi delle loro INADEGUATEZZA STRUTTURALE a guidare il mondo senza nessuna "enfasi" di tipo moralistico o - peggio - ideologico.

Semplicemente: non ce la possono fare

E la Politica (con la P maiuscola) deve riprendere il controllo.

Io sto leggendo questi materiali. 
Se vi interessa possiamo discuterne assieme...






Sandro.

domenica 2 settembre 2012

Il furto del... tempo

E' Sera. Torno a casa dal lavoro, semaforo rosso all'incrocio. Si avvicina il "vu lavà", la faccia la conosco. Già, "vu lavà", così vengono talvolta chiamati questi poveretti, africani o asiatici quasi sempre, che ti vogliono lavare il vetro della macchina, tra il rosso e il verde del semaforo. In cambio di qualche decimo di euro.
Avverto un senso di fastidio. "Perchè", mi chiedo, "adesso questo mi si piazza di fronte e mi fa perdere il verde ? Adesso ho fretta, non ha capito che ho fretta ? E che diamine...". Viene il verde, ingrano la prima e riparto: ho notato il gestaccio, mi ha mandato a "spendere", perchè non gli ho dato i 50 centesimi che si aspettava...

Faccio trecento metri. Mi fermo in un distributore di benzina chiuso. Spengo il motore. Ho un disagio che mi fa respirare a fatica. Non comprendo, subito. Poi, piano piano, mi ritorna fuori quel pensiero fatto poco prima, all'incrocio. E il gesto di quel ragazzo, che sicuramente non ha visto in me, un amico. E divento triste, mi sento stupido.Il tempo, il tempo, non posso mai perdere tempo. Devo correre, perchè se corro faccio ancora in tempo a fare la spesa al supermercato, altrimenti chiude. E così poi posso anche cenare a un'ora ragionevole, magari ci sta anche la "navigata" serale in internet e, poi, finalmente mi posso sprofondare sul divano e vedermi anche il film alla TV.  La giusta fine di una giornata di lavoro. Me la merito. E che cavolo ! Ed anche nella mia comoda casa nel mio bel quartiere pieno di persone "perbene", come me.

Ma il fastidio non passa. 

Penso: Chissa' quel ragazzo dove sarà andato a finire. Da dove sarà venuto ? Perchè è venuto in Italia a fare quella vita infame, all'angolo di una strada e a respirarsi tutto questo inquinamento ? Sicuramente viene da un paese africano, forse è scappato da una di quelle guerre perenni che arricchiscono tanto qualche produttore di armi, ricco, dell'occidente. Forse è fuggito dal suo paese, dopo essersi fatto centinaia di chilometri nel deserto, rischiando la vita, e poi ha passato il Mediterraneo con uno di quei barconi dove, molto spesso, muoiono in tanti. Forse è scappato da una terra dove non aveva una casa, o se l'aveva magari non aveva la cucina, un bel tinello come il mio, con il sofà, il tavolo di cristallo, e poi il bagno, anzi i due bagni, con il lavandino e la doccia. E i rubinetti che, se li apri, esce l'acqua. Già, perchè da noi, ci sono i rubinetti che, se li apri, esce l'acqua. E' ovvio che esca l'acqua...Perchè, non è così da tutte le parti ?

Già, è ovvio...

E invece non è per niente ovvio che in tutte le parti del mondo sia così. L'ho scritto proprio qualche tempo fa, in un report sugli impatti del cambiamenti climatici anche nel Mediterraneo, che la mancanza d'acqua sarà il "problema" per milioni di persone. In realtà la crisi dell'acqua è già ora uno dei problemi più grandi in molte aree del pianeta, terzo mondo e soprattutto l'Africa. Dove vivono centinaia di migliaia di persone, e l'acqua non ce l'hanno e se la vanno a prendere al pozzo più vicino, magari a ore e ore di cammino dal loro villaggio. No, li non ci sono i "rubinetti" dai quali, ovviamente, quando li apri, esce l'acqua. E senza acqua ci sono le  malattie virali, e la mancanza di igiene. E quindi dissenterie. Morte. Si chiama miseria, povertà. Ai massimi livelli.

E mentre penso queste cose il senso di colpa aumenta, per quel gesto insulso fatto poco prima. E con il senso di colpa cresce anche la rabbia per quella palese ingiustizia, che mi si è palesata anche stasera, come ieri, l'altro ieri ecc.., e che manifesta una differenza inconcepibile nella distribuzione della ricchezza tra gli esseri umani. Della quale scrivo anche io, in questo blog, ad esempio.

La prima domanda ingenua: perchè non scatta la ribellione ? In realtà la domanda è idiota, non solo ingenua, e so già anche la risposta: la povertà in cui vivono tanti milioni di persone rende di fatto improponibile qualunque forma di ribellione organizzata. Va bene, ok, ma dove sta il senso di giustizia di noi occidentali ? Perchè non ci ribelliamo NOI per LORO ? Noi che siamo i... bempensanti ?  Noi che scriviamo tante cose belle e giuste ?  Perchè non scendiamo in piazza, tutti, ma proprio "tutti", domani, per gridare più forte queste ingiustizie ? Perchè alla "Politica" non diciamo con più fermezza che deve affrontare questi problemi, studiarne le cause, proporre soluzioni ? Perchè siamo così...moderati ?

Riflessioni strampalate, sarà la stanchezza. La giornata di lavoro. Dura, frenetica. Piena di gente che chiede, che vuole, che richiede, che rivuole...Sono stanco. Voglio andare a casa. Mi aspettano. Che sto a fare qui, in questo distributore di benzina chiuso ? Chi mi vede penserà che sono matto: "guarda quello, chiuso in macchina, che pensa, certo che c'è della gente strana in giro".

Poi, un flash. Ho capito, perchè siamo così passivi. 

Perchè queste "cose" non ci toccano, direttamente. Per il momento...

Era semplice, dopo tutto.

Cioè, ci va bene così. In fondo in fondo, le "catene di Platone" di cui parlava Sandro nel Diario dalla Caverna, e che ci bloccano i polsi e ci tengono al buio, in realtà sono troppo "leggere", per noi.  Perchè, dopo tutto, a noi chi ce lo toglie questo micro-benessere-piccolo-borghese, fatto di "pizze del sabato sera", di qualche giorno di ferie ad agosto, di due auto per famiglia, di salotto "buono", di... ?

La miseria, solo la miseria, da sempre, quella vera, fa fare le rivoluzioni e cambiare il mondo. Non è l'analisi razionale della "borghesia illuminata" o anche la comprensione dei problemi, che spinge i popoli a combattere per una vita più decente. Il "ragionamento degli scienziati", dicono gli psicologi, non cambia le idee alla gente. Semmai può più la fede per qualcuno, per un...leader, o per un Dio. Che ti racconta delle cose e tu ci credi perchè credi in lui. 

La nostra società occidentale, dominata da questo neo-liberismo trionfante e senza regole, è ancora troppo opulenta e alimenta il nostro menefreghismo, con le sue regole dettate dalla ricerca della ricchezza. E indebolisce anche quel minimo senso di vicinanza per chi sta peggio di te. Ti fa correre, al semaforo, invece di fermarti per, almeno, parlare, con quell'essere umano che soffre più di te.

Ma sarà sempre così ? E come finisce questa storia ? 

No, non sarà sempre così, non illudiamoci.

Le nostre coscienze se ne staranno quiete fino a quando non avremo più neanche noi l'energia per riscaldare d'inverno le comode case dove abitiamo, o rinfrescarle d'estate. Oppure quando cominceremo a vedere i primi razionamenti dell'acqua, magari dopo 2-3 estati siccitose come questa. Perchè questo potrà accadere, basta attendere. E' impossibile dire con esattezza quando questo accadrà, ma accadrà. Perchè non freniamo il nostro modello di sviluppo, perchè non ridistribuiamo le risorse. Perchè non facciamo, abbastanza, giustizia. 

Al contrario, il mondo sta perdendo le sue risorse, per colpa nostra, ad una velocità incommensurabilmente maggiore di quella che ci ha messo per costruirsele. E queste risorse vanno solo a chi già le ha. Non a chi non le ha. E non può reggere, questa cosa.  E pagheremo il conto per questa voracità. E pagherà di più chi è stato più vorace, perchè non saprà ri-abituarsi ai nuovi equilibri che la Natura stessa costruirà. 

E' noto che nella lotta tra preda e predatore, molto spesso scompare prima il predatore della preda, soprattutto se è troppo vorace. Anche questo, ricordiamocelo.

Non si tratta di fare le cassandre, si tratta di leggere il libro della Natura, ricordandosi un po' di termodinamica dei sistemi complessi.

E quando arriveranno i giorni della "nuova-povertà", prima o poi, anche noi cominceremo a pensare di scappare dalle nostre case, come hanno fatto i nostri bis-bis-nonni all'inizio del '900 quando sbarcavano a Ellis Island, a New York, per trovare dei posti "amici" dove vivere. Come aveva fatto quel "vu lavà", che incontravamo all'uscita dal lavoro, per fare il "povero" da noi, invece di morire, a casa sua.

E allora ci accorgeremo che qualcosa è andato storto. E che è stato colpa di "qualcuno", a renderci così poveri. Ma anche un po' nostra, che siamo stati troppo fermi. Perchè qualcuno ci aveva avvisato, qualche anno prima, quando il credo dell'Occidente era solo "la "Crescita". Ma erano voci "timide", talvolta anche discordanti, talvolta c'erano troppi "dettagli" tecnici e non li capivamo e non avevamo il tempo e la voglia per approfondire. E poi erano immerse all'interno di un appiattimento totale della politica dominante, convinta essenzialmente che potesse continuare ad andare così, il Mondo. In barba alle disuguaglianze, alle centinaia di migliaia di persone che morivano per avere anche solo un centesimo di quello che, nel ricco Occidente, era considerato,...solo ovvio che ci fosse. In barba alle risorse stesse della Terra, che erano finite e non infinite.

E mentre la "Politica" di quegli anni credeva in chimere finte o gestiva solo il suo tornaconto, i grandi speculatori se la ridevano. Perchè sapevano bene di avere in pugno la grande maggioranza della società occidentale piccolo borghese, mediamente benestante, che in quegli anni aveva comunque di che vivere, e che si toglieva anche parecchi "sfizi", e che se ne fregava dei disperati del mondo. Ritenendo di poter rimanere "sempre" fuori da quei problemi, che erano stati anche suoi, in verità, ma in un passato troppo remoto e "scordato" perchè potesse tornare attuale. 

E correvano, correvano, correvano, tutti quegli omini dell'occidente del mondo, con le loro automobili, i loro SUV, e telefonavano, si divertivano, andavano a cena fuori, "coglievano"... l'attimo. E, per il troppo correre, non pensavano più, perchè il tempo per pensare gli era stato....rubato. Tornati più poveri, quel tempo "rubato" lo ritroveranno, quegli omini che "correvano". E allora penseranno a quanto erano stati sciocchi a non capirlo prima, che glielo stavano rubando, il tempo. Mentre si ingozzavamo, magari, di hamburger e...perbenismo.

Carlo