sabato 27 ottobre 2012

L'Albo Nazionale degli Eleggibili


 Per fare qualsiasi professione seria, è necessario aver acquisito un certo "capitale" di conoscenza specialistica ed essere in grado di certificarla.

Oltre alla conoscenza specialistica - che si consegue, di norma, all'Università oppure dentro i luoghi di lavoro - sono spesso richiesti alcuni pre-requisiti di natura legale, etica, economica.

Le persone che posseggono le adeguate certificazioni di competenza e possono dimostrare di possedere i requisiti richiesti, vengono spesso iscritte ad un Albo Nazionale cioè ad una lista, ad un elenco pubblico di tutti coloro che risultano abilitati a svolgere una determinata professione.

E per i politici ?

Per poter essere eletti come rappresentanti del popolo nelle istituzioni democratiche ? Che requisiti ci vogliono ? E che competenze ? E come sono certificati questi requisiti e queste competenze ?

Ovviamente non c'è nulla di tutto ciò !

Non ci sono certificazioni, non ci sono meccanismi oggettivi e trasparenti di selezione della classe politica.

Tutto è affidato al "buon cuore" dei partiti che si organizzano come vogliono per gestire la selezione della (cosiddetta) classe dirigente e formare le liste.

E abbiamo visto con quali nefaste conseguenze !

Bene, allora io faccio una proposta:

Istituiamo una Albo Nazionale degli Eleggibili, a cui si accede per titoli ed esami, con una prova nazionale svolta una volta all'anno e rivolta a tutti coloro che intendono candidarsi in un qualsiasi partito politico per diventare rappresentanti del popolo ad un qualsiasi livello della articolazione istituzionale italiana.

Una commissione di esperti e di garanti, formata da persone di elevatissimo profilo istituzionale e culturale, potrebbe stilare i requisiti di accesso all'Albo, il regolamento di selezione e le competenze minime richieste ai candidati.

Tra i requisiti necessari io suggerirei i seguenti:

- non avere procedimenti civili o penali in corso
- non avere condanne civili o penali passate in giudicato
- non trovarsi in condizioni di conflitto di interesse
- possedere un curriculum vitae che dimostra correttezza e diligenza nella propria vita professionale

Per le competenza necessarie:

- perfetta conoscenza della Costituzione Italiana (praticamente a memoria)
- fondamenti di storia nazionale, europea, mondiale
- fondamenti di economia e finanza
- fondamenti di diritto civile e costituzionale

Non chiederei, quindi, una laurea o un master per non escludere dalla "competizione" tutte quelle persone che - pur non avendo potuto accedere alla istruzione superiore accademica - sono dotate di intelligenza e volontà e, soprattuto, sono animate da un sano spirito di servizio. Certo anche le persone prive di un titolo accademico dovrebbero studiare e prepararsi per poter superare l'esame di certificazione delle competenze richieste dall'Albo. Ma oggi tutti possono studiare ed apprendere, qualsiasi materia, se lo vogliono, anche solo accedendo alla rete.
Il candidato deve essere in grado di dimostrare un livello adeguato di certificazione etica (si, uso proprio questo termine) e di possedere un livello minimo di conoscenza che gli possa consentire di muoversi dentro le istituzioni democratiche del nostro paese con la giusta consapevolezza ed autonomia. Non importa come si è procurato questa conoscenza, se con lo studio individuale o frequentando corsi universitari. L'importante è che si certifichi il possesso di quella conoscenza.

Per tutto il resto se la vedrà con gli elettori della sua parte politica attraverso gli impegni di programma e sottoponendosi alle verifiche elettorali.

Ma la base - la base minima per essere credibili - deve essere certificata con un esame di ammissione all' Albo Nazionale degli Eleggibili.

Dopodichè, il partiti politici, possono mettere in lista solo ed esclusivamente le persone iscritte all'Albo.

Cosa ne pensate ?

Facciamo una bella legge di iniziativa popolare per mettere in piedi questa cosa ?

L'Italia ne ha tanto bisogno.

Sandro.

mercoledì 24 ottobre 2012

Tutti gli operatori sono occupati

Sono due settimane che cerco di prenotare questo esame medico.

Ormai è una sfida tra me e la segreteria telefonica dell’ospedale. Ma non demordo, anche se quando chiamo dal cellulare le attese in linea mi consumano rapidamente tutta la ricarica.
 
Questa volta sono a casa e chiamo da un fisso: non è lunedì e l’orario è dalle 11.00 alle 12.30.
 
Ho azzeccato tutte le variabili richieste: ce la posso fare !!

Driin, driin,

- Benvenuti all’Ospedale….
Stiamo sperimentando un nuovo servizio di accoglienza. (Il tono è dolce e molto suadente)

- Per parlare in italiano resti in attesa e selezioni l’opzione desiderata….
For English press one than select your option..
Stessa frase in arabo.

- Se desidera informazioni sul reparto in cui è ricoverato un paziente prema 1
Se desidera contattare telefonicamente un medico prema 2
Se desidera informazioni per prenotazioni e disdette prema 3
Se desidera altre informazioni prema 4

Premo 3

- Per prenotare o modificare una prenotazione prema 1
Per disdire una prenotazione prema 2
Per informazioni sulla prenotazione di prestazioni ambulatoriali con caratteristiche di urgenzaprema 3

Premo 1

Le ricordiamo che per la prenotazione telefonica è indispensabile l’impegnativa del medico di medicina generale.

Driin driin

- Ospedale…… Buongiorno.
- (Evviva un essere umano..) Buongiorno. Dovrei prenotare un esame allergologico per mio figlio.
- Attenda in linea che Le passo l’interno.
- (Nooooo!) Va bene… - (sigh) - grazie.

- Tutti gli operatori sono occupati.
- La vostra chiamata avrà una risposta in base all’ordine di arrivo
- La vostra chiamata è molto importante per noi
- La vostra chiamata è quarta in coda.
Meno male! La volta scorsa ero diciassettesima, e a metà dell’attesa ho buttato giù…

Nell’attesa mettono in ascolto “Eine Kleine Nachtmusik” di Mozart.

- La vostra chiamata è terza in coda
- Eine Kleine Nachtmusik...
 
- La vostra chiamata è seconda in coda
- Eine Kleine Nachtmusik...
 
- La vostra chiamata è prima in coda
- Eine Kleine Nachtmusik...
 
- Pronto…
- Buongiorno, vorrei prenotare un esame allergologico per mio figlio.
- Si la prima data utile è il 10 gennaio

- Sono quasi tre mesi…. Va bene la prendo lo stesso. Senta ma per verificare se ci sono disdette come devo fare? Devo rifare la trafila che ho appena fatto?
- Eh si….

- Ah… ho capito… Ma non è che, per caso, c’è un numero verde?
- No.. ehm… hanno istituito questo nuovo servizio… sono da sola a rispondere e prendo una chiamata dietro l’altra….

- Ho capito (sig)
- (sig)

- Buongiorno
- Buongiorno…


Silvia.

domenica 14 ottobre 2012

Spending Review

Spending Review significa:

<<

Non sprechiamo !

Non disperdiamo le risorse !

Spendiamo solo se necessario !

Diamo le risorse solo a chi se le merita e solo per impieghi utili !

Siamo in una situazione drammatica e ogni euro è prezioso !

>>

Bene, tutto giusto. 
Tutto molto sobrio e morale.
Tutto opportuno, viste le eccezionali cirscostanze.

Allora andiamo a leggere il DL 95/2012 (detto, appunto, della "Spending Review") che indica quali sono, secondo il nostro Governo, i tagli necessari e le (poche) spese autorizzate ai tempi dell'Austerity.

Eccolo qui:


Leggendo leggendo tutto il malloppo, ecco che ci salta all'occhio l' Articolo 23 sexties


che copiamo integralmente:

<<

Art. 23 sexies

Emissione di strumenti finanziari 1.
 


Al fine di conseguire gli obiettivi di rafforzamento patrimoniale previsti in attuazione della raccomandazione della European Banking Authority dell'8 dicembre 2011 il Ministero dell'economia e delle finanze (di seguito il «Ministero»), su specifica richiesta di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (di seguito l'«Emittente») e subordinatamente al verificarsi delle condizioni di cui agli articoli 23-septies, comma 1, 23-octies e 23-novies: 

a) provvede a sottoscrivere, fino al 31 dicembre 2012, anche in deroga alle norme di contabilita' di Stato, strumenti finanziari (di seguito i «Nuovi Strumenti Finanziari»), computabili nel patrimonio di vigilanza (Core Tier 1) come definito dalla raccomandazione EBA dell'8 dicembre 2011, fino all'importo di euro due miliardi;  

b) provvede altresi' a sottoscrivere, entro il medesimo termine, Nuovi Strumenti Finanziari per l'importo ulteriore di euro unmiliardonovecentomilioni al fine dell'integrale sostituzione degli strumenti finanziari emessi dall'Emittente e sottoscritti dal Ministero ai sensi dell'articolo 12 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, nel rispetto delle condizioni di remunerazione previste dall'articolo 23-septies, comma 2.

>>

Cioè lo Stato italiano ha deciso di finanziare il Monte dei Paschi di Siena (una banca privata) per un importo che arriva fino a 3,9 miliardi di euro ???

Ho letto bene ?

TRE virgola NOVE miliardi ??

Ma è una manova finanziaria  !

E dove li troviamo questi soldi ?

E perchè è urgente / prioritario / necessario darli al Monte dei Paschi ?

Perchè dobbiamo finanziare una banca PRIVATA con i soldi PUBBLICI ?

E nel mezzo della crisi mentre tagliamo con l'accetta il welfare e i servizi ?

Ma è lo stesso Monte dei Paschi che ha combinato questo casino ?


Ragazzi, qui è ora di dire basta !.

Se la Banca Monte dei Paschi, dopo aver giocato al casinò finanziario con i soldi dei suoi investitori, ora chiede di essere salvata con i soldi nostri... bene, noi cittadini italiani, noi che pieghiamo la testa sotto la scure della Spending Review, dobbiamo ESIGERE - quantomeno - che venga NAZIONALIZZATA e che diventi una Banca di Stato sotto il nostro pieno controllo !

Altrimenti che fallisca, come falliscono le piccole e medie imprese che non ricevono più un euro di credito per andare avanti e lasciano a casa migliaia di disoccupati !

E i top managers della Banca, che vadano a cercarsi un altro lavoro - se ci riescono - oppure imparino a vivere con la pensione minima della Signora Maria !

Ebbene si, sono diventato populista.
E anche molto incazzato !

Sandro.

sabato 6 ottobre 2012

Pesi e contrappesi


Immaginiamo due Paesi (quindi due Nazioni e due Stati) indipendenti e sovrani.

Chiamiamoli: Paese del nord e Paese del sud.

Questi due paesi usano due monete sovrane, distinte e separate: la moneta del nord (il nordino) e la moneta del sud (il sudino).

Il tasso di cambio tra moneta del nord e moneta del sud è pari a 1, cioè sussiste la parità del cambio.


1 nordino = 1 sudino.

Bene.

Ora immaginiamo che in entrambi i paesi si produca un solo bene, un solo prodotto P.

Immaginiamo che tra questi due paesi ci sia un regime di libero scambio, senza nessuna barriera doganale cioè: i due paese costituiscono un mercato unico.

Questo implica che i cittadini del nord possono acquistare liberamente il prodotti del sud e i cittadini del sud possono acquistare liberamente i prodotti del nord.

Ora supponiamo anche che tra i due paesi ci siano le medesime condizioni salariali. Cioè gli operai del nord (che producono il prodotto P) prendono esattamente lo stesso salario degli operai del sud (per produrre il medesimo prodotto P).

L'identità del regime salariale e, supponiamo, anche la medesima dotazione di impianti e organizzazione, fa si che in entrambi i paesi il costo del lavoro incida per la medesima quota percentuale sul prezzo del prodotto.

Supponiamo che i due paesi producano entrambi 100 unità di prodotto all'anno e che, per entrambi, il costo totale del lavoro sia pari a L il che implica un costo del lavoro per unità di prodotto pari a L/100 per entrambi i paesi.

In questa situazione entrambi i paesi espongono lo stesso prezzo per il prodotto P e si dividono equamente il mercato complessivo composto da tutti i cittadini dei due paesi messi assieme.

Diciamo che siamo in una situazione di equilibrio.

Adesso supponiamo che il paese del nord riesca (magicamente) ad effettuare un INVESTIMENTO in tecnologia e in organizzazione che gli consente di riuscire a produrre - CON LA STESSA FORZA LAVORO - una quantità doppia di prodotto.

Il costo del lavoro per unità di prodotto scende al valore L/200 nel paese del nord mentre nel paese del sud rimane fermo al valore (più alto) L/100.

L'equilibrio si è spezzato e l'economia del paese del nord inizia a crescere a scapito della economia del sud.

Perchè grazie alla sua maggiore produttività, il paese del nord riesce ad abbassare il PREZZO del prodotto P rendendolo più competitivo rispetto al medesimo prodotto del sud.

Ecco che i cittadini, del nord e del sud, iniziano ad acquistare solo i prodotti del nord, perchè questi hanno un prezzo minore.

Le industrie del sud diminuiscono le vendite, perdono clienti e si avviano verso il declino.

Per recuperare le quote di mercato, le industrie del sud dovrebbero colmare il gap di produttività e competitività effettuando - anche loro - i necessari investimenti nelle nuove tecnologie e nelle nuove forme organizzative capaci di innalzare la produttività mantenendo inalterato il costo del lavoro complessivo.

Ma questa è una strategia strutturale che richiede un certo tempo durante il quale il gap tra il nord "produttivo" e il sud "arretrato" si accentua e diventa sempre più profondo mettendo in sempre maggiore difficoltà l'industria del sud che continua a perdere quote di mercato.

Che fare dunque per tamponare, nel breve termine, gli effetti di questo SQUILIBRIO di competitività e consentire un ri-equilibrio strutturale di lungo termine ?

Nel breve ci sono due azioni possibili:

1) svalutare i salari: cioè pagare di meno gli operai perchè producano la stessa quantità di prodotti o anche quantità maggiori

oppure

2) svalutare la moneta: per favorire le esportazioni e compensare il calo di domanda interna con un aumento della domanda estera

La prima strategia è facile da capire.

Se il nord ha portato il costo del lavoro per unità di prodotto dal valore L/100 al valore (minore) L/200, il sud, non potendo incidere subito sul DENOMINATORE, può intanto lavorare sul NUMERATORE e cercare di ridurre il suo costo del lavoro passando dal valore L al valore L/2.

In questo modo il costo di lavoro per unità di prodotto si riduce anche al sud passando da: 

L/100

a

(L/2) / 100 

cioè L/200: esattamente lo stesso valore del nord.

Questa strategia si chiama "SVALUTAZIONE DEI SALARI" e sicuramente ha un costo sociale molto alto perchè scarica solo sul lavoro e sui lavoratori le conseguenze dei mancati investimenti in innovazione e organizzazione in grado di sostenere nel tempo lo stesso livello di produttività dei concorrenti.

La seconda strategia è un po' più articolata ma funziona allo stesso modo.

Infatti, se il paese del sud procede ad una svalutazione della sua moneta del 50% questo porta alla seguente relazione di cambio tra le monete dei due paesi:
 
1 nordino = 2 sudini

che consente, ai cittadini del nord, di "acquistare" due unità di moneta del sud spendendo una unità di moneta propria.

Questa "svalutazione" si riflette immediatamente in un abassamento dei prezzi dei prodotti del sud rispetto agli acquirenti del nord perchè i cittadini del nord possono acquistare i prodotti del sud facendo leva su un tasso di cambio loro favorevole e moltiplicando per due il loro potere d'acquisto.

( Nota a margine:

Vi ricordate quando gli italiani andavano in vacanza in Jugoslavia e cambiavano le lire in dinari e poi si stupivano (positivamente) di quanto fossero "bassi" i prezzi dei prodotti Jugoslavi ? In realtà si sarebbero dovuti stupire di quanto fosse svalutato il dinaro rispetto alla lira.
)


Questa seconda strategia che - ricordiamo - deve essere di breve termine per tamponare il gap di produttività in attesa di un riequilibrio strutturale (tecnologico, organizzativo), ha il pregio di NON scaricarsi sul lavoro e sui lavoratori ma di distribuirsi equamente su tutta la società che può tollerare una temporanea diminuzione del potere d'acquisto della propria moneta (sul mercato estero), in virtù di un necessario sostegno alle esportazioni.
 
Se ci siamo capiti fin qui, su questo banalissimo esempio, forse riusciamo a comprendere perchè, oggi, nei paesi della periferia europea, meno competitivi dei paesi del centro come la Germania, stiamo assistendo ad una così violenta svalutazione dei salari diretti e indiretti (welfare).

E come questa violenta svalutazione sia una AUTOMATICA CONSEGUENZA della impossibilità di utilizzare la LEVA MONETARA avendo adottato la moneta unica, l'euro, nel 1999.

Il percorso della violenta svalutazione dei salari è molto "pericoloso" anche perchè provocando il crollo della domanda interna assesta una ulteriore "batosta" all'apparato produttivo del paese più debole il quale non riesce più ad esportare (perchè i suoi prodotti costano di più) e non riesce neanche a vendere sul mercato interno anche perchè i suoi cittadini/lavoratori non hanno sufficiente reddito da spendere.

Rinunciare alla leva monetaria, per i paesi del sud, equivale a dover accettare una possibile o molto probabile "annessione" commerciale da parte dei paesi del nord che - mantenendo il regime di cambio fisso - possono amplificare nel tempo il loro iniziale vantaggio competitivo fino alla completa affermazione della loro egemonia.

Un peso senza contrappeso, insomma.


Sandro.

venerdì 5 ottobre 2012

Presente senza futuro: la Storia "non" siamo più noi...


Questi che viviamo sono momentacci, amici di Piazzaverdi. E' un dato di fatto. 

Non è la prima volta, per altro, che nel nostro Paese si parla di "ruberie", di scandali, di perversioni varie, di  mancanza di un'etica, di una morale. O anche, solo, di una...estetica. Si, perchè leggere di esseri umani che si vestono da maiali e fanno feste con argomento "la cacca", è segno di mancanza di..."estetica", dopo tutto.

La storia si ripete, si potrebbe dire. Leggo, ad esempio da wikipedia,  che tra le cause della caduta dell' Impero Romano d'Occidente, si possono considerare: "......la perdita di coesione sociale, dovuta all'enorme squilibrio nella distribuzione della ricchezza: lusso eccessivo per pochissimi privilegiati e povertà estrema per la grande massa dei contadini e del proletariato urbano; la mancanza di consenso nei confronti del governo centrale, causata anche dalla degenerazione burocratica: da una parte corruzione sistematica, dall'altra eccessivo peso fiscale che finiva per gravare sui ceti meno abbienti ".

E' storia del 476 dopo Cristo, ma sembra di leggere la storia di oggi...

In genere, quando ci si rende conto che sta per cadere un sistema di potere, si fa fatica a capire se ci sia una via d'uscita, per impedire che questo accada. Però stavolta questa sensazione è più forte che in passato. Ad esempio, ai tempi di "Mani pulite",  come ha scritto bene Silvia, pur essendoci la consapevolezza che vi fosse corruzione diffusa, c'era ancora un'altrettanto forte convinzione che la "Politica" dovesse avere ancora un ruolo, che fosse ancora importante, perchè aveva "...come fine il bene non solo dei governanti, ma anche dei governati" . La Politica era cioè considerata ancora come "..una dimensione naturale dell'uomo, la sola che può garantire le condizioni per far realizzare la pienezza della vita umana".

Non saprei dire se anche stavolta ci sia questa percezione. E quindi, forse stavolta più che in passato, la sensazione di NON saper trovare una via d'uscita alla Crisi appare più reale. 

Se la Politica deve fare il bene dei governati, oltre che dei governanti, dovrebbe avere dei "progetti" alti. Perchè è solo con i "progetti alti" che si può intravedere la via d'uscita. Attraverso reali proposte di cambiamento radicale o, per dirla con il linguaggio del marketing, di un radicale reengineering dei "processi" di sviluppo, dell'economia, delle relazioni sociali, di un Paese.

Ogni processo di reengineering prevede, nessariamente,  una fase di analisi delle cause e una modifica delle stesse, se sono quelle cause a determinare le crisi. Non è possibile che una crisi si possa solo superare minimizzando i danni (o tentando di farlo).Tanto più se le Crisi sono cicliche a causa di instabilità endogene, come bene ha spiegato Sandro in questo suo post.

E' un dato di fatto, abbastanza incontrovertibile, che sia questo "strapotere" dei mercati, guidati solo dal pensiero unico "neo-liberista" che non ha più alcun contrappeso, ad aver determinato questo stato di cose. Eppure, pur constatando che la causa principale è questa, la discussione politica non è quasi mai centrata su come si "potrebbe" modificare questa causa. Al contrario, si dà vita a "barriere" (l'ESM, ad esempio) per minimizzare i danni, che, tra l'altro, nel momento stesso che si costruiscono si dubita della loro stessa efficacia (la stessa Banca d'Italia ne dubita !). 

Si parla della mancanza di una reale coesione politica dell'Europa, che sarebbe l'elemento essenziale per garantire anche l'utilità di una moneta unica a baluardo della speculazione, ma non si opera in alcun modo, nei fatti, per costruirla. Al contrario, sembra ogni giorno più evidente che l'abbandano, o anche solo la mitigazione, del concetto di "sovranità" nazionale, a favore di un concetto di reale sovranità europea, sia essenzialmente un'utopia a cui non crede nessuno, in verità.

Essendo il sottoscritto uan persona che si ritiene "razionale", trovo stravagante che grandissimi "pezzi" di popolazione, rappresentati da una Politica stracciona, non affrontino mai il problema di agire sulle cause, ma al contrario pensino sempre e solo a ridurre gli effetti. In realtà, sembra proprio che si sia smesso anche solo di ipotizzare un possibile cambiamento, e tutti si stia, chi più chi meno,  pascolando pigri nel prato "grigio" di un "presente" pieno di finte e poco durature certezze.

E' come se fossimo tutti stati "narcotizzati", come se qualcuno ci abbia detto che è inutile anche solo pensare di poter modificare qualcosa e che è invece molto meglio cogliere ogni possibilità, adesso, per raggiungere una felicità apparente e, ahime, fugace. Perchè la paura del domani ci fa vivere ogni minuto di questo presente come l'ultima..."chance": il futuro non conta, nè il nostro nè quello dei nostri figli. O ADESSO, o mai più...

E allora, non ci stupiamo più di tanto della corruzione, delle ruberie, delle porcherie...Perchè, chi può e non ha dalla sua un'etica, direi ex-ante, di comportamento, imparata dai genitori, e quindi dei "valori" veri che lo guidino nelle scelte della vita, cerca di acchiappare quello che può subito, adesso. Perchè il futuro potrebbe non esserci.  "...del doman non v'è certezza", diceva Lorenzo dei Medici, nella "canzone di Bacco", dopo tutto...

Vivere, quindi, un eterno presente. Senza futuro.

Ma cosa è una vita senza futuro ? Come è stato possibile che grandi "pezzi" di società siano diventati così "depressi", così "senza speranza"  da poter ritenere che sia inutile, o quantomeno illusorio, avere progetti a medio-lungo, e quindi lottare per realizzarli, e al contrario sia molto più utile vivere un eterno day-by-day pieno di piccole certezze, di apparente potere e di "nevrotica" serenità ?

Ma è diventato questo il senso della vita ?

Come avrebbero potuto, i nostri nonni, ricorstruire un paese distrutto dalla seconda guerra mondiale se avessero avuto un "karma" del genere, come faro dell'esistenza ? O non è stata invece proprio la "speranza" a guidarli nella lotta per ottenere, per loro ma soprattutto per i loro figli, una vita e un futuro migliore di quanto fosse stato il loro passato ? 
Come possiamo fare per tornare ad essere protagonisti della nostra storia ?

Francesco de Gregori scriveva queste cose, qualche tempo fa, quando parlare di "valori" non era "peccato":


La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.


Fa piangere ? A me, si.

Carlo.