domenica 11 novembre 2012

La Crisi, l'Euro e l'Europa

DOMENICA 9 DICEMBRE 2012
a BOLOGNA
La trappola dell’Euro, la sovranità perduta e l’inganno della flessibilità del lavoro sono alla base della più grave crisi economica e sociale del nostro Paese dalla fine della seconda Guerra Mondiale.



ERA DAVVERO INEVITABILE ?

MA SOPRATTUTTO,

SE NE PUO’ USCIRE ?  

E COME ?



Ne parliamo


DOMENICA 9 DICEMBRE 2012
a BOLOGNA

ALLE ORE 15:30


presso la

SALA CONGRESSI 
HOTEL BEST WESTERN RE ENZO

VIA SANTA CROCE N°26 

( ADIACENZE VIA DELLA GRADA, VIA SAN FELICE )


assieme a:


Stefano d’Andrea                                    

( Docente di Diritto e Presidente dell’Associazione Riconquistare la Sovranità )


Marino Badiale                     

( Matematico e autore con Tringale de “ La Trappola dell’Euro” )


Nino Galloni 

( Economista ed ex Funzionario del Ministero del Tesoro )



Introduzione di Mauro Tedesco.



Vi aspettiamo !

 

sabato 3 novembre 2012

Verso la Nuova Mente


La società contemporanea è un sistema estremamente, enormemente complesso.

Possiede miliardi di gradi di libertà.

Gli individui, gli "agenti", siano essi persone fisiche o giuridiche, sono tra loro interconnessi da una fittissima rete di relazioni e comunicano tra loro attraverso una molteplicità di canali sempre più veloci ed efficienti.

Governare (cioè imprimere una direzione ad) un sistema così complesso è impresa assai ardua, quasi impossibile.

Perchè qualsiasi vertice di governo, qualsiasi "mente" politica / economica, non sarà mai in grado di esprimere lo stesso livello di complessità del "corpo" che deve guidare e dirigere.

La mente sarà sempre un po' più stupida del corpo.

Perchè la mente della società (cioè il vertice politico/economico che la guida) sarà costituita, di volta in volta, da strutture, istituzioni, organigrammi, regole, ruoli, ecc... che - per definizione - assumono (devono assumere) una configurazione rigida e poco incline al cambiamento.

Per un certo periodo la struttura di vertice è in grado di cogliere gli elementi essenziali della società "sottostante" e di guidarla cioè di imprimere alla società degli stimoli in grado di orientare il movimento complessivo del corpo sociale verso una direzione determinata o verso la direzione auspicata. Riuscendoci solo in parte.

Ma il corpo sociale, proprio a causa della sua incredibile complessità, evolve più rapidamente della struttura di vertice che si è, di volta in volta, organizzata per guidarlo.

Quindi, dopo un certo lasso di tempo, la struttura di vertice diventa "vecchia", cioè non più adatta a guidare la nuova società. Arranca, arretra, diventa obsoleta, da rottamare.

Ecco allora che le strutture di vertice devono - per loro natura e a causa del loro limite - essere periodicamente distrutte e sostituite con nuove strutture, più moderne e più adatte a guidare il nuovo assetto del corpo sociale.

E così via. Ad libitum.

E poi, dato che la velocità di trasformazione della società diventa sempre più elevata - grazie all'incredibile effetto "leva" delle tecnologie - questi cicli di distruzione e ricostruzione del vertice si ripetono ad intervalli temporali sempre più brevi.

In passato, le strutture di vertice (pensiamo, ed esempio, agli imperi della antichità classica) duravano millenni o secoli.

Oggi durano decenni, anni.

Sembra quasi che l'essere umano, da solo, contando solo sulle sue forze, non sia in grado di esprimere una intelligenza collettiva (e strutturata) in grado di guidare la complessità del suo stesso corpo sociale.

E l'unico modo che ha per guidare il caos sociale verso un ordine accettabile sia quello di sostituire continuamente le strutture di vertice con strutture sempre più nuove e sempre più adeguate.

Pensiamo, nel nostro piccolo, alle vicissitudini della Prima Repubblica terminate improvvisamente con la "rivoluzione" del 1992 e oggi, a distanza di soli 20 anni, la "rivoluzione" del 2012 in corso che rende di nuovo "liquide" le strutture di potere create con la Seconda Repubblica per aprire una nuova stagione di governo (imperniata attorno alle nuove tecnologie della rete) che guiderà per un po' la Terza Repubblica nello svolgimento del suo rapido ciclo verso la Quarta, la Quinta la Ennesima Repubblica (forse).

Fino a quando ?

Sinceramente vedo in questa dinamica un'altra manifestazione di quell'avvicinamento frenetico verso la Singolarità Tecnologica che Vernor Vinge e Ray Kurzweil hanno da tempo profetizzato osservando l'evoluzione del paradigma teconologico del nostro tempo.

L'ultima struttura di governo, l'ultima "mente", non avrà più nulla di umano - quindi - sarà trans-umana e proprio per questo sarà in grado di evolvere alla stessa velocità del corpo sociale o, addirittura, ad una velocità sempre maggiore. Sarà in grado di governare la complessità senza invecchiare mai senza diventare mai obsoleta.

Resta solo da vedere se governerà per il nostro bene o per il "suo". 

E che uso farà del suo "corpo" di cui noi saremo delle semplici cellule.

Lo scopriremo presto (in questa generazione).

E certo non rimpiangeremo le continue distruzioni-creatrici a cui siamo sottoposti, oggi, a causa della nostra molto umana incapacità di auto-governarci.

Sandro.

giovedì 1 novembre 2012

Il posto dell'orologio


 Busso alla porta perché sono leggermente in ritardo ed entro. Per fortuna non hanno ancora inziato. Entrare in una classe scolastica per una riunione per i propri figli, ti fa subito rituffare nel tuo passato di studente.

Cerchi gli “amici” (le mamme che conosci) e provi a metterti nelle ultime file. Invece mi indicano il posto libero al primo banco proprio di fronte alla lavagna.
Mi siedo e avverto subito un senso di inferiorità spaziale. 


Le insegnanti sono sedute dietro la cattedra e noi tutte sulle seggioline dietro ai banchi: come ai vecchi tempi insomma !

I banchi sono tanti e la classe è molto più piccola e stretta, di quella degli anni precedenti. In quinta elementare infatti, deve essere opinione condivisa dal gruppo docente che i bambini abbiano meno bisogno di muoversi.
 
Lo spazio non parla di una volontà di partecipazione dei presenti e gli arredi dicono che noi genitori siamo lì per ascoltare quello che le docenti hanno visto e valutato. E infatti, poco dopo, arriva la stangata!

“Noi siamo contente, però vi dobbiamo dire che ci sono problemi di attenzione. 
I bambini si distraggono subito, dopo appena mezz’ora che parliamo. Sì, sì… sono curiosi, creativi, ad esempio con la musica sapete bene cosa sono stati in grado di fare l’anno scorso e anche negli anni precedenti, ma riguardo ai tempi di attenzione non ci siamo ! Ve lo dobbiamo proprio dire...”.

Siamo tutte in silenzio, con le orecchie basse. Penso alla fatica dei compiti pomeridiani e del fine settimana dopo 5 giorni di scuola a tempo-pieno

All’impegno profuso di corsa al ritorno dal lavoro, quando dopo otto ore di scuola,
diciamo “Forza devi studiare per domani”. Tempo inutile quindi?

Continua l’insegnante: 

“Come dire? Sono piccoli, piccoli, piccoli. Ci chiedono sempre di andare a giocare oppure quando c’è la ricreazione?
 
E poi guardano sempre l’orologio. L’orologio prima era lì, dietro ai banchi e i bambini si giravano continuamente di spalle per guardare che ora era.  

Noi abbiamo avuto altre classi, dove i bambini ci chiedevano - che facciamo ora maestre? -. 

Ecco loro non sono così".

C’è sempre un alibi per non disconfermare il nostro lavoro.

"Allora vedendo questi comportamenti abbiamo deciso di ... spostare l’orologio, l’abbiamo nascosto lì dietro l’armadio”

E’ accorata nel parlare mentre ci svela, con compiacimento, la brillante strategia individuata per stimolare l'attenzione dei suoi allievi.

Interviene la collega ridendo: “è vero, l’altro giorno cercavo l’orologio e non lo trovavo e poi l’ho visto là, nascosto proprio sopra gli appendiabiti.”

Il loro riso e la loro postura mi raggelano.

Sono in buona fede, convinte e certe di svolgere al meglio il loro ruolo di insegnanti.

E forse è così.

Fare scuola, oggi, significa introdurre più nozioni possibili nella testa degli allievi, considerate tabula rasa. E’ per questo che è tutto un susseguirsi di test di preparazione per l’Invalsi e di ripetizioni nozionistiche e a memoria.

Verranno valutate anche le maestre a loro volta, sulla base di questi criteri/valori, quindi perché non dovrebbero crederci ? 

Il prezzo che si paga è quello di sottrarre tempo ai bambini ed anche la loro reale identità, ma ormai molti non se ne accorgono più…

E come se non bastasse, il tempo dei bambini è rubato anche dall’extrascuola. E’ una gara infatti tra le famiglie per iscrivere i bambini a più corsi extrascolastici possibili: teatro, musica, inglese, informatica. 

Insomma per i bambini del tempo pieno, quaranta ore di scuola più compiti, più pre/ post scuola, più attività extrascolastiche.

Il tempo libero è morto: proprio quello che genera la creatività e che consente di sedimentare le esperienze della vita...

Ecco il nostro PIL: bambini pieni di nozioni, cose da fare, distratti, iperattivi, già stressati fin da piccoli.

Come sembrano lontani gli anni della scuola attiva, quella di Freinet, Lombardo Radice, Dewey, Montessori !

La scuola come un laboratorio di idee, di azioni, di scambi, dove il corpo e la mente non sono due entità distinte.

La scuola dove l’apprendimento cooperativo e di gruppo è un valore individuale e sociale.  

E’ di moda, invece, il comportamentismo. Quello del 'bastone e carota' per incentivare l’apprendimento.

E così, oggi, a scuola, le menti dei bambini fuggono.

Sono lì con i loro corpi, prigionieri, per lo più invisibili nelle loro diverse individualità agli occhi degli adulti, che non vedono i loro reali bisogni e le strade più adatte per fare esprimere le loro potenzialità.

Ma le loro menti sono per fortuna in un’altra scuola, quella del futuro.

Infatti, anche se spostiamo l’orologio, il tic tac del tempo che passa non potremo fermarlo: non ci resta che sperare che i bambini siano in grado di portarci in un futuro diverso, dove il valore delle persone e quelli della società vengano riscoperti.

http://www.infanziaineuropa.eu/index.phtml?id=528


Silvia.