martedì 30 aprile 2013

Il principio di realtà, il sogno, la...felicità



Sigmund Freud, inventore della psicoanalisi, studiò i comportamenti umani analizzando, come noto, i sogni, e scoprì che esistono due modi fondamentali con cui funziona la mente: ci sono i processi primari che caratterizzano l’inconscio e quelli secondari del sistema cosciente. Nel caso dei processi primari l’energia vitale che determina i comportamenti fluisce senza ostacoli e non è subordinata a vincoli etici o di altro tipo (ad esempio sociali) e ha come unico scopo il soddisfacimento dei desideri. Questa pulsione è denominata “Principio del Piacere”. Nel caso dei processi secondari invece l’energia è “frenata” da regole sociali e/o etiche e talvolta il piacere viene o negato o magari solo differito. 

La ricerca della soddisfazione “pura” è tipica dei bambini che, come noto, non si pongono remore comportamentali (almeno finché sono piccoli), e mira a una gratificazione immediata, non trasferibile a momenti successivi. Il “Principio di realtà” è invece la pulsione che regola il raggiungimento del piacere nel mondo degli “adulti”, e funge da regolatore della libertà individuale, dal momento che in certi casi può anche negare il raggiungimento della felicità individuale se questa si ottiene senza il rispetto delle regole prefissate dalla società (per approfondimenti sul tema si può guardare qui, la letteratura su questi argomenti è veramente sterminata. Suggerisco anche un filmatino carino, che può piacere a grandi e piccoli, si scarica da qui).

Questa premessa un po’ didattica (mi scuseranno gli studiosi di psicoanalisi se ho banalizzato troppo) è però necessaria per fare un po’ di chiarezza (almeno a me stesso) sul tema, dal momento che in questi ultimi tempi ho sentito più volte tirare in ballo questo “freudiano” Principio di realtà in diverse situazioni (interviste, saggi, articoli su giornali ecc.), da parte di personalità della politica, dell’economia, della cultura. Tutte che si affannavano nel cercare di spiegare l’obbligo di far riferimento a tale principio di realtà nel momento del confronto con i cittadini, quando li si deve convincere a deglutire “pillole amare”, ma necessarie, per far fronte alla moltitudine di crisi diverse (economica, politica, di valori) che attanaglia il mondo moderno attuale.

E’ in sostanza citato il principio di realtà quando ci viene detto che non si deve più essere certi del lavoro, che forse da diritto sta diventando sempre più un opzional, non si deve più ritenere garantita la disponibilità di alcuni beni comuni; è il principio di realtà che viene citato quando si obbligano i cittadini a pagare a caro prezzo tutti i debiti contratti dagli speculatori, che operano in mondi spesso lontani anni luce dalle nostre realtà di città e paesi, e questo per i prossimi decenni. E’ infine citando il principio di realtà che si mette in crisi lo stato sociale che i nostri nonni, padri, hanno lottato per avere. Ad esempio la garanzia dell’assistenza sanitaria per tutti e a prezzi affrontabili. L’utilizzo di questo “tormentone” del Principio di Realtà è molto vasto. Ci limiteremo solo a qualche esempio per inquadrare il tema.

Ad esempio molto interessante è il fondo di Sergio Romano dal titolo eloquente: “Il principio di realtà” che suggerisco caldamente di leggere. Nell’articolo l’autore, all’inizio, ci spiega che le regole della democrazia si fondano sulla possibilità di scegliere, attraverso le elezioni, i propri governanti. I quali, per attirare consenso, devono (o dovrebbero) spiegare le loro tesi argomentando di temi “alti” che interessino le persone, entrando nel merito delle questioni. Cosa che, però, non avviene, in Italia, oppure avviene molto di rado. Questa scarsa propensione al confronto sui contennuti, precisa Romano, è dovuta ad una sorta di mancanza di coraggio nel voler spiegare ai cittadini come le regole tradizionali che regolano il mondo, ad esempio nell'economia, si siano modificate, e forse non esistano addirittura più. 

L'autore sottolinea testualmente: "... oggi, nell’eurozona non è possibile stampare o svalutare moneta, imporre dazi sulle importazioni e, soprattutto, impedire che i mercati giudichino l’attendibilità dei nostri bond fissando il tasso d'interesse che lo Stato italiano dovrà pagare a chi gli presta il suo denaro”. In sostanza non siamo più “liberi” di agire, pur avendo il diritto di eleggere chi ci piace, almeno in teoria. "Abbiamo un’economia ingabbiata”, aggiunge, “ostaggio di settori privilegiati e organizzati che non hanno altro obiettivo fuor che quello di difendere i loro diritti acquisiti”. E infine chiude: “..uno studio recente dell'International Monetary Fund, citato dall’Economist, sostiene che lo smantellamento di queste fortezze, con un alleggerimento della pressione fiscale, regalerebbe all'Italia, in dieci anni, un aumento del Pil pari al 20%. Ma sulla strada di quell'obiettivo vi sono i cavalli di Frisia degli interessi personali e corporativi. Al Paese occorre un governo che abbia il coraggio di abbatterli".
Si capisce facilmente che se questi sono i contenuti reali, pochi politici possano avere il coraggio o la voglia di raccontarli ai cittadini, dal momento poi che i margini d’intervento per modificare queste regole sono di fatto quasi assenti, nel mercato globale nel quale ci troviamo a convivere. 

Cambiando lo scenario, scendendo di scala per passare dai problemi globali sino ai recenti accadimenti casalinghi di casa nostra, più o meno “tristi” (il tormentone dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il recente “governissimo” di Enrico Letta che tanti mal di pancia sta producendo a tutta la sinistra storica italiana), mi sono imbattuto in questo interessante pezzettino datato 24 aprile 2013, dal titolo curioso: “Sondaggio. Enrico Letta premier: principio di realtà o inciucio? “. Ne suggerisco la lettura, vedi qui.
Di nuovo il Principio di realtà. Leggo, ed è cosa nota, che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe scelto Enrico Letta per realizzare un esecutivo di larghe intese, sostenuto da Pd-Pdl e da Scelta Civica. In tale circostanza, nella direzione Pd, a sostegno di questa scelta, c’erano alcuni che raccomandavano ai colleghi di attenersi, di nuovo (!) al “principio di realtà” che si fonda su alcune certezze: c'è una crisi che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti, c'è un forte scontento sociale e infine ci sono anche degli interlocutori inaffidabili (in questo caso il Movimento 5Stelle di Beppe Grillo che ha sempre rifiutato il dialogo). L'unica via di uscita è, allora, dar vita ad un grande governo, un “governassimo”, dove ci siano dentro forze politiche di destra e di sinistra. Se poi creare un siffatto "minestrone" possa voler dire tradire qualche milione di elettori che non volevano per nessun motivo al mondo un governo del genere,... va be, questo è un dettaglio. Il principio di realtà è puro "acciaio", ci deve guidare, sempre e comunque: unico faro che illumini il buio delle scelte possibili (o impossibili...). Sta di fatto che questo accadimento sta creando un reale fortissimo turbamento nel mondo della sinistra, potrei chiamarlo... “infelicità”.   

Se si prova a leggere in giro, si trova scoramento ovunque. Leggo a puro titolo di esempio un fondo di Chiara Bert di qualche giorno fa che racconta del travaglio della “base Pd” in Trentino. Si legge testualmente: “Nelle ore che precedono il varo del governo Letta, anche in Trentino la base democratica vive il suo travaglio, fa i conti con il principio di realtà (di nuovo !), s’interroga sulle possibili vie d’uscita." Si parla di dilemma etico, di contrarietà logica oltre che ideologica a un governo PD-PDL. Si parla di incoerenza nel perorare una scelta del genere, che però viene urlata come "ineluttabile", perchè ce la impone, guarda guarda, un immarciscibile principio di realtà. 

Addirittura qualcuno afferma di dover “elaborare un lutto” perché la realtà non mostra possibilità di uscite. E infine la frase che più mi colpisce. Leggo testualmente una dichiarazione che recita: “….Napolitano non scherzava, non possiamo fare i puri all’infinito,...”. Strabuzzo gli occhi: avere un’idea e mantenerla per più di un mese è divenuta cosa che, oggi, non ci si può più permettere di avere ? Tutto deve essere volatile ? Magari anche l’amicizia per un amico, la fedeltà a un gruppo, l’amore per un’idea. 

E allora alcune domande nascono subito: Ma è giusto accettare tutto, venire a patti con chi non si vorrebbe, rinnegare il proprio passato, pagare per debiti che non si sono contratti, e magari per far arricchire chi ci ha impoverito, in nome di un “principio di realtà” ? Ma, innanzi tutto è vera questa realtà grigia che ci attanaglia ? E ammesso che sia vera, siamo stati noi la causa di quello che sta accadendo ? 
Per rispondere a questa serie di domande, bisogna fare prima un distinguo, altrimenti, giustamente, si può essere accusati di essere degli “sfascisti” o, peggio, dei provocatori.

A mio parere il rispetto di questo principio, al quale tutto si deve anteporre, compresa la felicità, è assolutamente obbligatorio e dovuto se la realtà e le regole sociali sono la realtà e le regole sociali che tutti gli uomini si sono date. E sottolineo: tutti. Se in un condominio viene deciso, da tutti i condomini riuniti in assemblea, che una saletta del palazzo viene adibita allo svolgimento di una certa attività dalle 14 alle 15 di un dato giorno la settimana, allora nessuno si lamenterà di non poterne disporre per uso personale, quel giorno e a quell'ora. 

Ma vale lo stesso il discorso se le regole le decidono in pochi, pochissimi, a discapito della stragrande maggioranza dei cittadini del mondo ? E unicamente per tutelare solo interessi di parte ? Tornando all'esempio del condominio, se la decisione di "bloccare" quella saletta fosse di un solo condomino, gli altri l'accetterebbero di buon grado ? Direi proprio di no, e avrebbero ragione da vendere.

Per capire chi è questa "casta", questi pochissimi che governano il mondo, val la pena ascoltare le parole di Eduardo Galeano, un grande della letteratura e della cultura dell’America Latina, in questa intervista, che tratta della distribuzione della ricchezza del mondo (vedi qui). Riflettiamo su queste parole. Fin dall’inizio dell’apertura di questo blog abbiamo battuto sui temi della sovranità perduta dei popoli per causa delle speculazioni delle grandi lobbies della finanza. Che scatenano guerre, cadute di governi, default di Stati, impoverimenti di massa, disperazione. E che muovono enormi capitali da una parte all'altra del mondo in pochi microsecondi (ne abbiamo più volte parlato in questo blog, vedi ad esempio qui e qui). Nelle mani di questi potentati ci sono i destini di imprese, fabbriche, di centinaia di migliaia di famiglie, di milioni di persone. Quelle regole imposte caratterizzano i "principi di realtà" che ci vengono venduti come verità ineluttabili. E che ci impediscono di vivere  bene le nostre vite.

Io non sono assolutamente in grado neppure di ipotizzare come si possa fare a uscire da questo gigantesco tunnel buio in cui l’umanità è caduta, almeno da 15-20 anni. Probabilmente non esistono metodi razionali per riuscirvi, e io certamente, se esistono, non li conosco. Come affrontare questi temi è lo scopo di una nuova politica, a mio parere. 
Ma la politica, perchè sia nuova, deve essere alimentata anche da...sogni. Già, dai sogni, e non sembri una battuta. Perchè senza sogni, cioè senza speranza di miglioramento, non nascono le idee innovative. Ma solo le stesse minestre riscaldate che mantengono, inevitabilmente, lo status quo...

E nessuno può impedirci di...sognare un futuro diverso, dove le “vere” regole sono quelle che si danno i popoli, tutti i popoli del mondo. Nessuno può impedirci di sognare che qualcosa si possa modificare, che si possa uscire dal "buco nero" della povertà, nel quale gran parte dei cittadini del mondo è già precipitata. Nessuno può negarci la speranza. E la speranza ha una forza dirompente, illumina il buio, rende serene le giornate nuvolose e grigie.
  
Questi concetti li ha espressi molto meglio di quanto sappia fare io un grande uomo, Roberto Saviano, qualche giorno fa in una trasmissione televisiva, usando come esempio le vicende del movimento pacifico che in Cile vinse il referendum contro Pinochet. E quei comunicatori portarono alla vittoria i nemici di Pinochet proprio perchè "inondarono" il popolo con spot pubblicitari che offrivano immagini "positive" e piene di speranza. Non aggredivano i nemici, quei grandi nemici che si erano macchiati di crimini anche efferati negli anni della dittatura. Vale la pena di riascoltare il discorso di Saviano (vedi qui) e, se posso suggerire, farlo sentire anche alle nuove generazioni.

Tra l'altro, alla fine del suo racconto, Saviano ha recitato uno straordinario scritto di Eduardo Galeano, del quale ho “catturato” alcune frasi sparse, che credo sia utile offrire ai lettori di “Piazzaverdi” in chiusura di questo post. 
Eccole, non serve assolutamente un nuovo commento, tanto sono dirette e piene di significato: 
“ … le Nazioni Unite proclamarono le grandi liste dei diritti umani: tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanità' non ha altro che il diritto di vedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato diritto di sognare? Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile: l’aria sarà pulita da tutto il veleno che non venga dalle paure umane e dalle umane passioni;….la gente lavorerà per vivere, invece di vivere per lavorare;… ai codici penali si aggiungerà il delitto di stupidità che commettono chi vive per avere e guadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saper di cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare;…Gli economisti non paragoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne’ paragoneranno la qualità della vita alla quantità delle cose;…… i politici non crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse;….nessuno sarà considerato eroe o tonto perché fa quel che crede giusto invece di fare ciò che più gli conviene; il mondo non sarà più in guerra contro i poveri ma contro la povertà, e l’industria militare sarà costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sarà una mercanzia, ne’ sarà la comunicazione, un affare, perché cibo e comunicazione sono diritti umani;….la Chiesa stessa detterà un altro comandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverranno speranzosi e i perduti saranno incontrati, poiché costoro sono quelli che si disperarono per il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; saremo compatrioti e contemporanei di tutti quelli che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto, giacché le frontiere del mondo e del tempo non conteranno più nulla; la perfezione continuerà a essere il noioso privilegio degli dei; però, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sarà vissuta come se fosse l’ultima e ogni giorno come se fosse il primo “.

La nostra società italiana non è per fortuna buia e opprimente come poteva essere quella del popolo cileno ai tempi di Pinochet, ma si sta purtroppo lo stesso impoverendo ogni giorno di più. Anche in Italia aumentano a dismisura le persone che ogni giorno perdono il lavoro, la povertà sta crescendo in modo vertiginoso, nuove tensioni sociali si stanno proponendo a causa delle ristrettezze economiche che si fanno ogni giorno più accentuate. 

E allora, in questo contesto sempre più grigio, mi sta nascendo una gran voglia di tornare a sognare, di tornare a credere che possa essere ancora possibile riavere un paese normale, vivo, forte, pieno di voglia di fare e di speranza per il futuro. Come doveva essere, ritengo, negli anni del secondo dopoguerra, dove la speranza del futuro, dopo le bombe e tutti quei morti  ammazzati, cementò un forte senso dello stato tra i cittadini, rafforzò la solidarietà, permettendo quel gran miracolo economico che fu la ricostruzione. 

E sogno anche il ritorno ad una Italia con una “destra” moderata e non reazionaria, una “sinistra” riformista, dove possa tornare ad esserci un confronto pacato sulle idee. Un'Italia dove un governo possa governare senza necessariamente dover far ricorso a "inciuci" tra destra e sinistra, che non riesco proprio a credere si possano trovare concordi quando si tratta di decidere su argomenti come lavoro, stato sociale, gestione delle ricchezze, garanzie e beni comuni, scuola pubblica o privata, sanità.

I sogni non costa niente coltivarli, alimentano la speranza, creano le motivazioni per proporre idee nuove, giovani, fresche. Avere speranza fa ringiovanire, e qui non posso non ripensare al protagonista del film di Roberto Faenza, Sostiene Pereira”, tratto dall’omonimo libro di Antonio Tabucchi, dove un meraviglioso Marcello Mastroianni/Pereira si libera infine del suo “fardello” di consuetudini, obblighi, vigliaccherie, paure, causate dalla accettazione supina delle migliaia di “principi di realtà” imposti dalla dittatura di Salazar, e decide di combattere, come sa e come può. 
E il suo cammino a testa alta, con un giacchetto sulle spalle come potrebbe indossare un ventenne e non un uomo già anziano, in una Lisbona illuminata dalla luce del sole, riempie i nostri cuori di speranza e di felicità. Sentimenti che regalo con grande affetto ai lettori di Piazzaverdi...

Carlo.

2 commenti:

  1. Carlo, grazie per questo post !

    Due commenti a caldo:

    1) se la "realtà" viene creata artificialmente da un sistema di media strumentale al potere costituito e viene creata - nella mente della cosiddetta pubblica opinione - attraverso una sistematica e scientifica selezione e manipolazione dei FATTI che accadono realmente... in questo caso qual'è il senso (pragmatico) del "principio di realtà" ? A quale "realtà" si appella ? E' possibile costruire la "realtà" per poi spingere le masse verso un disegno precostituito appellandosi al principio di realtà come a un vincolo "esterno" che tutti condiziona senza bisogno di coercizione violenta ?

    2) in tutte le epoche storiche le idee di cambiamento (quando sono valide e resilienti) hanno prevalso sul "principio di realtà". E' stato vero per il progresso della scienza. E' stato vero per gli imperi (compreso quello Romano). E' stato vero - e sarà vero - anche per l'attuale "realtà" che resiste al cambiamento convincendo milioni di individui che non ci sono alternative e che bisogna rassegnarsi ad accettare la "realtà" che ci mettono davanti.

    RispondiElimina
  2. Bellissimo post! Per stare nella metafora direi che è arrivato il momento di liberarci di un super-io ipocrita ed ingombrante, che ci hanno con maestria ritagliato addosso e che ci costringe a stare quieti (o inquieti) ma comunque dentro la nostra gabbia quotidiana.
    E' ora di liberare l'es, i sogni, i desideri, il piacere di credere nelle proprie idee (anche se non portano soldi, successo o potere). Anche io ho sempre amato molto la scena finale del film Sostiene Pereira e vederla mi ha sempre fatto sentire giovane sia nel 1995 sia ora...al di là del tempo che passa, ma che non riesce a fare invecchiare la speranza e la voglia di cambiare! Silvia

    RispondiElimina