domenica 19 gennaio 2014

Cosa dice lo European Systemic Risk Board


Ecco come spiegano la genesi e le cause della crisi a Bruxelles gli alti burocrati dello European Systemic Risk Board (ESBR) cioè il tink-tank che è stato incaricato (quando la crisi era ormai scoppiata e aveva iniziato a provocare le prime vittime, cioè nel 2009) di individuare le cause del disastro e di suggerire tutte le azioni correttive di sistema che possono evitare l'insorgere di nuove crisi in futuro.

Qui trovate il report completo (in italiano):

Provate a leggerlo, è davvero illuminante. Soprattutto se si considera l'autorevolezza e l'ufficialità della fonte.


Riporto per esteso solo un brevissimo estratto dalla introduzione del report, per far capire il tono:

<<


La presente relazione viene pubblicata in un momento in cui il mondo deve far fronte ad una crisi economica e finanziaria di estrema gravità.

L’Unione europea è duramente colpita.

La recessione economica.

L’aumento della disoccupazione.

L’ingente spesa pubblica per stabilizzare il sistema bancario: un debito che graverà sulle generazioni future.

La regolamentazione e la vigilanza in materia finanziaria si sono rivelate troppo deboli o hanno dato gli incentivi sbagliati.

La globalizzazione dei mercati ha accelerato il contagio.

L’opacità e la complessità hanno peggiorato la situazione.

Bisogna correre urgentemente ai ripari.

Occorre intervenire a tutti i livelli, mondiale, europeo e nazionale, e in tutti i settori finanziari. 


>>

non notate una "leggerissima" discrasia con la narrazione della crisi che ci propinano - ogni santo giorno - gli organi ufficiali di propaganda ?

Cioè: 

a noi (popolo bue) dicono che la colpa di tutto è:

il "debito pubblicooooo !!, la corruzioneeee !!... la spesa pubblicaaaa !!......"

e - QUINDI - ci curano a colpi di austerity e fiscal-compact, con tagli alla spesa, espropri del patrimonio pubblico, privatizzazioni, liberalizzazioni, distruzione dello stato sociale...

... mentre pare che la causa della crisi sia un tantino diversa (e lo dice lo European Systemic Risk Board, mica il solito complottista di turno) e sta tutta nella folle deregolamentazione della gigantesca sovrastruttura finanziaria (privata) che governa le economie del mondo e che può fare (ed ha fatto) il bello e il cattivo tempo senza nessun controllo democratico.

Io non riesco davvero più a sopportare questo continuo e sistematico smantellamento della verità e questa totale e asfittica mancanza di dibattito e di consapevolezza.

Non so voi.

Sandro.

domenica 12 gennaio 2014

Il cambiamento climatico ovvero: il “tapis roulant” della palestra Greenhouse




Premessa
Continuo da tempo a constatare quanto sia poco compreso il tema del cambiamento del clima. A giudicare da quanto si legge spesso sulla carta stampata oppure si vede in TV o si ascolta alla radio, l'errore più frequente che si incontra è quello di confondere il tempo meteorologico con il  climaOgni giorno ricevo domande da giornalisti, da amici, vicini di casa ecc.. che mi chiedono, non appena fa un po’ più freddo: “ma allora, perché 'sto freddo, ma non doveva esserci l'aumento delle temperature ? E quando invece fa un po’ più caldo: “allora è tornato il cambiamento del clima ?”.  Da qualche giorno poi, in corrispondenza del gran freddo anomalo osservato in USA, ci si imbatte anche in chi sostiene che il mondo stia per andare incontro ad una nuova era glaciale !

Molti giornalisti poi continuano a  negare, con ostinazione e contro ogni evidenza e nonostante quello che scrivono nei loro report organismi internazionali come l'IPCC ad esempio, la gravità del tema del cambiamento del clima. Indubbiamente esistono interessi forti a non far emergere questo problema come uno dei più gravi che sta affrontando l'umanità. Di sicuro i rimedi che sarebbe imperativo mettere in campo fin da subito per limitare i danni degli impatti della modifica del clima sono poco accettati in una società come la nostra, dominata dal pensiero unico neo liberista che ha il suo karma nel concetto di crescita senza se e senza ma e ad ogni costo, e dove non ci si chiede mai se tale crescita continua sia per l'appunto compatibile con le risorse naturali, finite, presenti della Terra. Abbiamo già parlato di queste cose altre volte in questo blog (ad esempio qui oppure anche qui) e non voglio tornare in questa sede a riparlarne. 

Tornando quindi al tema iniziale, proverò invece a fare di nuovo un po' più di chiarezza sulla differenza tra tempo e clima che rimane sicuramente la lacuna di informazione più grande e che determina una reale crisi di comprensione. Un blog come questo, dove si parla di "crisi" di varia natura, è la sede opportuna per approfondire qualche aspetto. 

Proviamo, allora, a ricominciare...

Cosa è il tempo e cosa è il clima
Per essere proprio banali, uno potrebbe dire che il tempo è quello che si vede aprendo la finestra in una stanza della propria abitazione, cioè quello che sta accadendo adesso in un luogo, mentre il clima non è questo. Il clima è, al contrario, una proprietà “statistica” del tempo, non è connesso cioè a quello che accade in un istante preciso in un posto, ma invece rappresenta uno stato “medio” di quello che accade in quel posto. Si parlerà quindi, ad esempio, della temperatura massima climatica X di Bologna a gennaio come la media delle temperature massime, calcolata su tanti mesi di gennaio per tanti anni. Analogamente lo si potrà fare per la precipitazione totale climatica Y (totale mensile) e così via. Se allora, da calcoli del genere, salta fuori che la temperatura media delle massime di gennaio è, diciamo, 5 gradi, si può comprendere bene che un dato giorno di un dato gennaio qualsiasi, ad esempio dell’anno 2013 interno a quei 30 anni che abbiamo usato per calcolare la media climatica, la temperatura massima possa essere molto di più di 5 gradi o invece molto di meno. Cioè maggiore o minore della media climatica. Se è molto di più si dice che quel giorno c’è una forte anomalia positiva in corso, se è molto meno si dice che invece l’anomalia è negativa. Se invece la temperatura che si misura quel giorno è quasi 5 gradi allora si dice che la temperatura è nella media.

Bene, si dirà, questo è facile. Ma allora che cosa è sto benedetto cambiamento climatico, se non è la stessa cosa del cambiamento del tempo...meteorologico ?

La risposta è che quando si parla  di “cambiamento climatico”  si allude al fatto che, ad esempio, la temperatura media climatica delle massime di gennaio, calcolata mediante l'analisi di un dato trentennio di dati (ad esempio il trentennio 1961-1990), possa essere mutata (cioè essere  maggiore o minore) rispetto a quella calcolata su, ad esempio, il trentennio prima 1931-1960.  Si comprende bene che tutto ciò non ha nulla a che vedere con il fatto che in una data giornata possa essere molto più freddo o caldo di una data norma climatica. In sostanza, dire che c’è un cambiamento climatico significa dire che sta cambiando una proprietà “statistica” del tempo di un luogo. Proprietà statistica che, appunto, si chiama clima
Se è così, allora che tipo di connessioni esistono tra tempo e clima, visto che sono oggetti sicuramente diversi, ma anche parecchio legati tra loro ?

Per chiarire il punto vorrei usare una analogia completamente fuori da questo contesto. Lo farò usando i....tapis roulant, che sono quegli oggetti che servono per correre senza uscire dalle palestre dove sono collocati. Per ovvi motivi la palestra a cui mi riferirò non potrà che chiamarsi palestra..."Greenhouse".

Il tapis roulant della palestra Greenhouse…
Un tapis roulant è per l'appunto un nastro che gira avvolgendosi all'interno di una macchina e sul quale noi ci mettiamo a camminare o a correre. Molti sanno che alcuni di questi aggeggi da palestra, almeno i più moderni, possono ruotare a diversa velocità e addirittura inclinarsi mentre ci si corre  sopra, permettendoci di simulare delle corse in salita. Bene, ciò detto supponiamo di entrare un bel giorno dentro la palestra "Greenhouse" della nostra città e di decidere di fare una bella corsa su uno dei tanti tapis roulant che sono al suo interno. Per qualche motivo che sarà più chiaro in seguito, decidiamo di fare le nostre corse con gli occhi bendati. Saliamo quindi su questo oggetto e iniziamo prima a camminarci sopra, poi a correre piano, poi più forte e così via, per un po’ di tempo…Se il nostro esercizio dura, diciamo, mezzora, in questo tempo manifesteremo una ben definita "variabilità” di comportamento, rappresentata dal piano di allenamento che ci siamo dati.  Potremo, ad esempio, camminare per 10 minuti, poi correre piano per altri 10 e poi correre forte per altri 10 ancora. In totale 30 minuti di allenamento. La modalità con cui svolgiamo questo allenamento è caratterizzata dalla "variabilità” dei tipi di moto con cui ci muoviamo sul tapis roulant: camminiamo per un po', poi corriamo piano, poi più velocemente. La capacità di svolgere un allenamento del genere dipende dalla nostra forza, cioè da quanto siamo allenati. Se siamo su un tapis roulant orizzontale non abbiamo altre variabili da tenere in conto che possano in qualche modo aumentare o diminuire il nostro sforzo... 

Supponiamo però adesso che un nostro amico, decisamente "malvagio", spinga, senza che noi ce ne possiamo accorgere, visto che siamo bendati, il tasto che fa aumentare l’ inclinazione del tapis roulant. Noi non vediamo che il tapis roulant sta iniziando a inclinarsi. Ci rendiamo però conto che qualcosa sta accadendo perchè iniziamo a fare un po' piu' di fatica. Ma magari crediamo che questa maggiore fatica dipenda solo dalla nostra stanchezza. Che non ci sia cioè nulla di cambiato rispetto a prima. Per di più  il nostro amico (sempre più malvagio) ci continua a dire che lui non vede nulla di diverso da prima. Nega, addirittura, che stia accadendo qualcosa, che il tapis roulant si stia inclinando, pur sapendo di essere stato lui ad attivare la sua inclinazione !

Cosa accade invece dopo un po' ?

E' facile immaginarsi lo scenario. Finchè l’inclinazione è modesta neanche ci accorgiamo della differenza rispetto a prima. Possiamo cioè fare tutti i nostri esercizi, seguire cioè scrupolosamente il piano di allenamento che ci siamo dati. Possiamo, in altri termini, manifestare tutta la “variabilità” di comportamento previsto, esattamente come facevamo prima, quando il tapis roulant era orizzontale. Potremo quindi, restando all’esempio di prima, camminare 10 minuti, correre piano altri 10 e poi velocemente per altri ulteriori 10. 

Continuando ad aumentare l’inclinazione, però, accidenti, le cose cambiano…Ecco che iniziamo a fare molta fatica a correre molto velocemente. Anzi, capita che proprio non riusciamo a svolgere più quel piano di allenamento. Magari la maggioranza del tempo la passiamo correndo molto piano, se non addirittura camminando e ogni tanto fermandoci addirittura, per respirare. Al termine dei trenta minuti scopriamo che invece di correre velocemente per 10 minuti, poi piano per altri 10, poi camminare per altri dieci, stavolta abbiamo corso velocemente per soli 2 minuti, poi piano per 8 e camminato per ben 20 minuti…In sostanza scopriamo, con una certa incredulità, che la nostra “variabilità” di comportamento è molto cambiata. In realtà ce ne rendevamo un po' conto quando facevamo l'esercizio, ma un po' non eravamo del tutto sicuri, un po' l'amico (malvagio) ci diceva che non stava accadendo nulla... 

In sostanza non abbiamo “percepito”, mentre facevamo l'esercizio (anche perchè eravamo bendati), che il tapis roulant stava cambiando il suo stato di inclinazione. Sta di fatto che riscontriamo, alla fine, una variabilità di comportamento che non ci aspettavamo all'inizio. La causa di tutto è stato chiaramente l'amico (malvagio) che ha attivato l'inclinazione del tapis roulant...

Si dovrebbe essere capita, spero, l'analogia...

L'umanità vive in un mondo che sta cambiando le sue caratteristiche climatiche. I gas serra stanno crescendo di concentrazione, per colpa soprattutto delle attività umane, così come il tapis roulant sul quale abbiamo corso in palestra aumentava la sua pendenza. Nell'atmosfera del mondo dove viviamo si sviluppano i moti delle masse d'aria, si verificano eventi meteorologici estremi, si caratterizza la biosfera al cui interno vivono e si muovono le persone, gli animali e si manifesta la biodiversità vegetale e animale. L'umanità vive in questo mondo, così come noi che corriamo sul tapis roulant. E subisce le modifiche dello stato climatico, che impattano sulla variabilità dei moti atmosferici, sulla biosfera, sulla vita delle persone. Così come chi corre sul tapis roulant e subisce l'impatto dell'aumento della sua inclinazione e vede mutato il suo piano di allenamento. Più l'atmosfera si arricchisce di gas serra, più la variabilità del suo stato fisico cambia. Così come accade a noi che corriamo su quel tapis roulant della palestra Greenhouse, e che stiamo iniziando a sperimentare sempre più gli effetti della pendenza del pavimento che sta crescendo

Il bello è che, giorno per giorno, non ci rendiamo conto che il clima stia cambiando, nè possiamo assolutamente verificare che un singolo accadimento possa essere connesso al cambiamento climatico. Ma allo stesso tempo tale cambiamento, lento ma continuo del clima, influenza un pochino anche quel singolo evento. L'impatto sul singolo evento è impercettibile e difficilmente misurabile. In realtà è solo alla fine della "corsa" che registriamo un cambiamento della frequenza di occorrenza dei fenomeni accaduti. Così come alla fine della corsa ci rendiamo conto che non siamo stati più capaci di correre velocemente sul tapis roulant, perchè la pendenza era diventata troppo grande. E magari abbiamo per la maggior parte del tempo camminato.
  
Il cambiamento climatico può quindi cambiare la frequenza di accadimento delle anomalie termiche o di precipitazione. O dei venti, dell'occorrenza dei cicloni, o della durata dei periodi con onde di calore. Ad esempio, certe ondate di gran freddo (o di caldo) alle medie latitudini potrebbero crescere di frequenza di occorrenza rispetto ad oggi, a causa del riscaldamento delle aree polari della terra che induce una maggior ondulazione del vortice polare, e questo senza che il singolo evento anomalo possa essere attribuito tout-court, e in modo percettibile e come evento singolo, al clima che sta cambiando (vedi qui, per saperne di più).

L'aspetto preoccupante di tutto ciò è che in un futuro caratterizzato da un clima mutato, certi fenomeni atmosferici potrebbero anche non realizzarsi mai più o molto di rado, mentre altri invece potrebbero accadere molto più spesso. Questa modifica di variabilità avrà necessariamente impatti, che in parte possiamo già ora immaginare, pur con un margine di incertezza. Per limitare queste modifiche bisognerebbe agire sulle cause che le hanno prodotte, immettere cioè  meno gas serra in atmosfera, che è un po' come, ritornando al tapis roulant della palestra Greenhouse, fare in modo che esso torni orizzontale. Agire sulle cause che producono gli effetti significa attuare delle politiche di mitigazione.

Analogamente, se il clima sta cambiando e se, nel farlo, modifica la frequenza di occorrenza di tanti fenomeni, creando magari maggiori condizioni di rischio, allora dovremmo anche preoccuparci di ridurre gli impatti negativi di tale maggior rischio. Cioè dovremmo agire sugli effetti, dovremmo in sostanza "adattarci" un po', per cercare di attenuarli.  Un po' come dovremmo cercare di calare di peso se acquisiamo la consapevolezza di correre su un tapis roulant che sta aumentando di inclinazione, almeno se pretendiamo di riuscire lo stesso a correre...come riuscivamo a fare con il tapis roulant in piano...

Carlo.

mercoledì 1 gennaio 2014

Flash forward



“Francesca, dove sei ? Ma che fai ancora sveglia, non riesci a dormire ? Colpa del  troppo caldo, vero ? ”.  La voce di Luca rimbombò in quei muri resi torridi dalla calura eccezionale che proseguiva anche quella notte, inesorabile come tante altre notti prima.  “Sono qui”, rispose Francesca: “ nello studio, sto cercando delle cose. Si, stanotte è impossibile veramente: saranno 34 gradi, e sono le due di notte. E in frigo non c’è più neanche un goccio d’acqua”. “Scusa ma non l’avevi comprata ieri al supermarket ?”, aggiunse Luca. “Figurati, le tre bottiglie  che ho comprato ieri sono già finite: ormai anche l’acqua è razionata.  Fai la fila per comprarla e, ammesso che la trovi,  non te ne danno più di tre bottiglie alla volta”.

Francesca riprese a muovere oggetti in quel vecchio mobile dello studio, a spostare sedie, tappetini, soprammobili  di vario genere e di dubbio gusto depositati più o meno a casaccio nella stanza. La quantità di polvere  in quel vecchio comò era indicibile, ma non era più una novità. Oramai la polvere era presente in ogni buco, dentro le case, lungo strade, dentro i cortili, sui tetti delle macchine, accumulata a terra, a montagne. Il caldo eterno, la mancanza di pioggia aveva trasformato quella città un tempo verde in una zona semi desertica, dove il degrado urbano trionfava in ogni angolo.

Il mobile vecchio aveva una serie di cassetti, qualcuno Francesca riuscì ad aprirlo facilmente con un lieve tocco delle dita, qualcun altro sembrava bloccato da una resistenza eccezionale. Con qualche sforzo aggiuntivo Francesca riuscì ad aprirne uno che stava in alto, e al suo interno vide con grande sorpresa  un oggetto nero, della grandezza di un libro. Li per li Francesca non fu in grado di riconoscere  cosa potesse essere quell’oggetto. Poteva essere appunto un libro, oppure una scatola, o una vecchia radio. Fece uno sforzo e lo estrasse del tutto dal cassetto. Tossì per la grande quantità di polvere che ci stava depositata sopra e che si alzò con quel suo movimento, e quando la tosse si calmò, guardo meglio quell’oggetto e constatò che si trattava di un vecchissimo modello di PC portatile, uno di quei modelli che fabbricavano  una cinquantina di anni prima, attorno agli anni 2010-2020 e che da moltissimi anni non venivano più prodotti. 


Oramai la tecnologia informatica dei PC era stata del tutto soppiantata da terminali ad interfaccia vocale, estremamente ergonomici, che permettevano connessioni con lontanissimi server, chissà dove installati. Era la logica “grid” che aveva avuto un clamoroso successo; in realtà tutto era gestito da un qualche “grande fratello” super tecnologico di orwelliana memoria che nessuno sapeva chi fosse e dove fosse  e che teneva in pugno tutta l’informazione informatica che girava nel mondo. E quindi, che teneva in pugno l’umanità intera che non poteva far nulla senza i computer. Tutto era distribuito oramai, e tutto viaggiava, o meglio aveva viaggiato…, attraverso le potenti linee di trasmissione telematiche. E’ bene dire per l’appunto “aveva viaggiato”, così era infatti ai tempi della crescita economica che sembrava inarrestabile, e prima del grande black-out dell’energia.

Quell’oggetto scuro, misterioso, Francesca non l’aveva mai notato. Né si ricordava di averlo mai visto prima in passato, forse poteva essere un oggetto appartenuto a sua mamma o suo padre. Ma un’attenta disamina dello chassis le permise di escludere subito questa ipotesi. Infatti,  dietro, c’era impressa una serie di numeri di serie dell’oggetto e, ancora più separata,  si leggeva una sigla che indicava l’anno di produzione: 2008. Quell’oggetto poteva ben considerarsi oramai un articolo di modernariato, con i suoi quasi sessant’anni di vita…e sicuramente era appartenuto a suo nonno Luigi, il climatologo.

Ovviamente non aveva alcuna speranza di poterlo accendere. C’erano ancora all’interno delle vecchie pile totalmente consunte dagli anni…Guardò bene dentro il cassetto e vide un filo elettrico, una spina. Sicuramente era quello il sistema di connessione che permetteva di alimentare quel PC mediante la rete elettrica. Ovviamente quella presa non era più compatibile  con gli standard della sua epoca, ma Francesca non disperò…era abbastanza brava a lavorare con le mani, e con un po’ di fatica riuscì a rimuovere quella vecchia spina e a mettere al suo posto una nuova interfaccia che si adattava alle attuali prese di corrente presenti sui muri…Era eccitata, poteva darsi che quel PC si sarebbe anche potuto accendere, e le avrebbe potuto permettere, chissà, di guardare indietro nel tempo, rovistando tra quei vecchi “file” depositati nella pancia di quel vecchio computer. Sicuramente i software che avevano prodotto quelle immagini e quei documenti di tanti decenni prima non esistevano più da anni, però Francesca non disperò lo stesso di riuscire a carprine i segreti. E così fu, infatti…

Dopo un po’ di traffici con cacciaviti e strani strumenti digitali, spinse un pulsante verde che aveva applicato sulla parete superiore del PC, e allora, come per magia, il monitor riprese vita e piano-piano, come emergendo da un altro universo, apparvero delle immagini e dei suoni. Le immagini erano poco dettagliate, ma Francesca riuscì a riconoscere  un’aula molto grande, tanta gente, sembrava un convegno…Il file mostrava la data del dicembre 2013, doveva essere in prossimità del  Natale di quell’anno…


All’improvviso apparve un uomo giovane, che Francesca riconobbe subito essere suo nonno Luigi da giovane. Salì sul palco, si spensero le luci. Apparve la prima immagine della presentazione , si udì la sua voce dapprima fioca, poi i suoni si fecero sempre più nitidi, autorevoli… Francesca si accasciò su una poltrona, sconvolta da quelle emozioni inattese. Non aveva più alcun ricordo della voce del nonno, morto da una ventina d’anni, e quelle parole le sembravano come provenire da un mondo parallelo, lontano, forse, dall’aldilà…

 
<< Cari  colleghi, colleghe, autorità, signore e signori, buonasera a tutti e grazie di avermi invitato a prendere la parola in questo importantissimo simposio dove si discuterà , da oggi e per i prossimi 3 giorni, dei problemi della nostra Terra, che stanno crescendo di anno in anno. E non appaiono assolutamente diminuire.. Sussistono ormai evidenze molto chiare che il clima globale si stia modificando. Ad esempio dall’ultimo report, il quinto, presentato a Stoccolma a settembre 2013 dal WG1 dell’IPCC,  emergono alcune conclusioni abbastanza chiare che possono essere  riassunte  in pochi punti che vado ad elencare :

- È oramai certo il ruolo degli effetti  antropogenici sul sistema climatico. Un numero crescente di  evidenze osservative permette di dire che con “estrema probabilità”, la causa dominante del riscaldamento osservato fin dalla metà del XX secolo sia costituita dalle attività umane;


- L’atmosfera e l’oceano si sono riscaldat, l’estensione e il volume dei ghiacci si sono ridotti, il livello del mare si è innalzato, e molti di questi cambiamenti non trovano riscontro negli scorsi due millenni; 


- Gli ultimi tre decenni sono stati i più  caldi dal 1850, quando sono iniziate le misure termometriche a livello globale. Il periodo 1983-2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni;

Sii nota un aumento di frequenza di occorrenza degli eventi estremi  a partire dagli anni 50 del secolo scorso. Parallelamente si rileva un probabile aumento di frequenza di occorrenza delle ondate di calore in diverse aree del pianeta tra le quali l’Europa e, analogamente, un aumento dell’intensità delle precipitazioni in molte aree europee e del Nord America;effetto serra potranno causare un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico;


Non v’è più alcun dubbio che le modifiche del clima globale potranno durare per secoli, dal momento che le emissioni di gas serra stanno continuando a crescere e non si denota ancora un sostanziale cambiamento di direzione, probabilmente anche per la scarsa efficacia degli accordi intergovernativi;


Il riscaldamento causerà cambiamenti nella temperatura dell’aria, degli oceani, nel ciclo dell’acqua, nel livello dei mari, il ciclo idrologico, la criosfera, in alcuni eventi estremi e nella acidificazione oceanica. Molti di questi cambiamenti persisteranno per molti secoli.

I segnali di cambiamento climatico, pur con differenze anche talvolta elevate, sono rilevabili anche a scale spaziali minori e ce ne stiamo accorgendo già ora. Si notano già  chiari segni di cambiamento nelle temperature e nelle piogge. Ad esempio in Emilia-Romagna, la Regione dove lavoro, abbiamo rilevato un aumento delle temperature massime dall’inizio degli anni ’80 sino a tutt’oggi dell’ordine di quasi 2°C in poco più di 40 anni (circa 0.5°C/10 anni). Tale segnale è visibile in tutte le stagioni. In particolare, d’estate si osservano valori di temperatura sempre superiori ai valori di riferimento climatici. Le piogge stanno calando, soprattutto d’estate, anche se non sono certo calati gli episodi di eventi molto intensi. E’ la stessa medaglia guardata da due facce opposte. Più caldo significa più onde di calore e anche più siccità, ma anche più instabilità dell’aria e quindi più propensione all’innesco di violenti temporali che producono gli effetti che avete tutti notato: l’alluvione di Genova del 2011 e la recentissima alluvione della Sardegna sono una chiara dimostrazione che il clima si è già modificato e, con esso, il rischio idrogeologico e idraulico causato da tali eventi estremi meteorologici.

Per quanto riguarda gli scenari di cambiamento climatico futuro, gli strumenti modellistici globali pur con parecchie incertezze mostrano scenari sempre più concordi. Gli attuali scenari di cambiamento  mostrano un ulteriore aumento delle temperature per tutto il secolo e fino al  2100. Lo scenario globale presenta poi dei “Punti caldi”, uno dei quali è proprio il Mediterraneo, dove viviamo noi.

Cari amici e colleghi, le modifiche del clima produrranno degli impatti sull’uomo e l’ambiente in cui vive in modo diretto ed indiretto, interagendo con l’intero sistema sociale ed economico. Li possiamo riassumere  in pochi punti:

La maggior frequenza di episodi di precipitazione intensa avrà un impatto molto grande nell’area del Mediterraneo aumentando il rischio idrogeologico-idraulico in aree già molto esposte. In parallelo, l’occorrenza di più frequenti eventi di precipitazione intensa alternati a lunghi periodi di siccità potrà alterare il ciclo idrologico e creare seri problemi di disponibilità della risorsa d’acqua;

L’innalzamento del livello del mare e gli aumentati eventi di invasione marina delle aree costiere basse potranno accelerare l’erosione delle coste, aumentare la salinità negli estuari e nei delta a causa dell’ingresso del cuneo salino;

L’aumento delle temperature e la diminuzione delle piogge potrà far estendere la durata dei periodi di siccità per periodi prolungati di molti mesi, soprattutto se questi periodi coincidono con i semestri caldi (evapo-traspirazione molto alta e aridificazione acuta);

L’aumento delle temperature medie ed estreme potrà determinare una aumentata frequenza e durata delle onde di calore.

Le vulnerabilità associate ai molti sistemi suscettibili al cambiamento climatico riguarderanno particolarmente la risorsa idrica. I primi effetti “visibili” sono le ricorrenti annate di magra che hanno coinvolto, ad esempio, il bacino del Po nell’ultimo quindicennio, ed in particolare le più recenti “emergenze siccità”, particolarmente evidenti nell’ultimo quinquennio. Il bacino idrografico del fiume Po, influenzato da una complessità di fattori sensibili al clima, costituisce  un importante scenario di eventi idro-meteo-climatici e socioeconomici. Se si considera la densità del territorio, le attività produttive insediate, le infrastrutture e il grado di utilizzazione della risorsa idrica, il bacino del Po rappresenta una realtà eccezionalmente varia e un punto nevralgico dell’economia nazionale. E quindi estremamente vulnerabile all’impoverimento della disponibilità della risorsa idrica, che rappresenta un ruolo primario nello sviluppo sociale ed economico di tutta la Pianura Padana. Le analisi di dati ambientali  delle Regioni del Bacino del Po, hanno confermato e specificato a livello regionale quanto pubblicato dall’IPCC a scala globale. Le proiezioni climatiche per il secolo in corso suggeriscono, per l’intera area del bacino del Po, essenzialmente un proseguimento dei trend in atto, con ulteriori aumenti della temperatura a fine secolo di qualche grado e precipitazioni in ulteriore calo ma con variabilità interannuale e interstagionale in aumento.

Anche le precipitazioni nevose ed il volume dei ghiacciai alpini risultano essere in forte calo. La copertura nevosa, che rappresenta una risposta integrata alle variazioni di temperatura e precipitazioni, subisce le maggiori riduzioni in primavera e nel passaggio autunno-inverno, poiché la stagione di accumulo della neve al suolo è ritardata, mentre quella di fusione è anticipata. Contestualmente ci si attende anche un costante proseguimento dell’arretramento dei principali ghiacciai alpini: i dati delle variazioni frontali confermano che la loro attività dal 1860 ad oggi è stata generalmente omogenea, eccetto un breve intervallo alla fine del XIX secolo in cui la variabilità di precipitazione a scala regionale può aver causato accumuli differenti; quantitativamente tale deglaciazione ha portato, sino ad oggi, alla perdita di circa il 40% della superficie dei ghiacciai. Alla diminuzione progressiva degli afflussi nell’ultimo trentennio e all’aumento della domanda idrica, fa riscontro un decremento significativo della portata media dei fiumi. Nel caso del fiume Po si rileva una diminuzione di circa il 20% su base annua e del 45% nella stagione estiva nel periodo 1975-2006. Altro aspetto da considerare riguarda la stima dei tempi di ritorno.      

Alle modificazioni significative della distribuzione, durata ed intensità delle precipitazioni liquide e nevose fanno seguito rilevanti modificazioni del regime dei deflussi superficiali e sotterranei con un, da un lato, aumento dei periodi di esposizione al rischio di siccità ed alluvioni. -aumentata probabilità ed intensità degli episodi di intrusione del cuneo salino e dall’altro un deterioramento della qualità dell’acqua (minore diluizione, maggiore temperatura e contenuto di nutrienti) e degli ecosistemi associati. In sostanza ci stiamo muovendo velocemente verso una maggiore esposizione al rischio idraulico, di desertificazione e sanitario.

Nel bacino padano tali modificazioni sono amplificate ed immediatamente riscontrabili nel delicato sistema deltizio, che può pertanto essere considerato un indicatore di sintesi dello stato dell’intero bacino. Ad un aumento del livello marino (sinora in verità piuttosto contenuto, ma in probabile aumento sia in valore assoluto che nella rapidità del trend) e alla diminuzione delle portate fluviali corrisponde una risalita dell’Adriatico nella pianura padana che oggi si attesta sui 20 km contro i circa 2 km degli anni ‘70. La frequente riduzione di portata al di sotto delle portate di soglia minima per contrastare l’intrusione salina mette in sofferenza circa 30.000 ettari di territorio, causando la salinizzazione delle falde, l’interruzione dell’approvvigionamento idrico, il funzionamento dell’irrigazione, il prelievo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche, l’inaridimento delle zone litoranee, con pesanti effetti sugli ecosistemi associati ed in primis a quelli sostenuti dal corpo idrico deltizio.

Date tali premesse, diverrà sempre più strategico definire, oltre alle politiche di mitigazione che conducono ad una riduzione delle emissioni di gas “serra”, anche decise e razionali azioni di adattamento al cambiamento climatico, che siano orientate a limitare i “danni” potenziali delle conseguenze di tale cambiamento e sfruttarne le opportunità. Le azioni di adattamento servono per ostacolare gli effetti del mutamento del clima puntando a ridurre il rischio e i danni derivanti dagli impatti negativi (presenti e futuri) del fenomeno in maniera efficace anche dal punto di vista economico. 


Molti impatti del cambiamento climatico possono essere affrontati efficacemente attraverso l’adattamento, in particolare gli impatti a breve termine, mentre all’aumentare dell’entità del cambiamento le opzioni efficaci diminuiscono ed i costi associati aumentano. Le conoscenze attuali già consentono la selezione di azioni di adattamento preventivo, che hanno costi limitati e non minacciano sistemi sociali e settori economici, rispetto all’adozione di forme di adattamento di tipo reattivo, cioè applicate a seguito di frequenti crisi e disastri. Tuttavia tali opzioni sono attualmente applicate in modo limitato ed estemporaneo e, soprattutto, non sembrano apparire tra le priorità dell’attuale classe politica.

Se noi, uomini di questo inizio di secolo, non prenderemo in esame il problema climatico, i nostri nipoti e pronipoti ne subiranno delle gravi conseguenze. E la responsabilità sarà stata nostra, solo nostra. Non ce lo scordiamo. Grazie per l’attenzione >>.


Il video si chiuse  e Francesca scorse nel monitor l’immagine di un pubblico ammutolito e sorpreso e che tuttavia applaudiva con convinzione. Sicuramente tutta quella gente sembrava sopraffatta, costernata da quelle parole, soprattutto dalle ultime che aveva ascoltato.  Nonostante quel successo, però il giovane scienziato, il futuro nonno di Francesca, appariva deluso, sfiduciato, senza forze. Era infatti realtà consapevole che la forte emozione di tutta quella gente nell’ascoltare le sue parole si sarebbe pian-piano dissolta, demolita dalla consuetudine della frenesia del vivere di tutti i giorni.

E questo era puntualmente avvenuto.

Carlo.