mercoledì 1 gennaio 2014

Flash forward



“Francesca, dove sei ? Ma che fai ancora sveglia, non riesci a dormire ? Colpa del  troppo caldo, vero ? ”.  La voce di Luca rimbombò in quei muri resi torridi dalla calura eccezionale che proseguiva anche quella notte, inesorabile come tante altre notti prima.  “Sono qui”, rispose Francesca: “ nello studio, sto cercando delle cose. Si, stanotte è impossibile veramente: saranno 34 gradi, e sono le due di notte. E in frigo non c’è più neanche un goccio d’acqua”. “Scusa ma non l’avevi comprata ieri al supermarket ?”, aggiunse Luca. “Figurati, le tre bottiglie  che ho comprato ieri sono già finite: ormai anche l’acqua è razionata.  Fai la fila per comprarla e, ammesso che la trovi,  non te ne danno più di tre bottiglie alla volta”.

Francesca riprese a muovere oggetti in quel vecchio mobile dello studio, a spostare sedie, tappetini, soprammobili  di vario genere e di dubbio gusto depositati più o meno a casaccio nella stanza. La quantità di polvere  in quel vecchio comò era indicibile, ma non era più una novità. Oramai la polvere era presente in ogni buco, dentro le case, lungo strade, dentro i cortili, sui tetti delle macchine, accumulata a terra, a montagne. Il caldo eterno, la mancanza di pioggia aveva trasformato quella città un tempo verde in una zona semi desertica, dove il degrado urbano trionfava in ogni angolo.

Il mobile vecchio aveva una serie di cassetti, qualcuno Francesca riuscì ad aprirlo facilmente con un lieve tocco delle dita, qualcun altro sembrava bloccato da una resistenza eccezionale. Con qualche sforzo aggiuntivo Francesca riuscì ad aprirne uno che stava in alto, e al suo interno vide con grande sorpresa  un oggetto nero, della grandezza di un libro. Li per li Francesca non fu in grado di riconoscere  cosa potesse essere quell’oggetto. Poteva essere appunto un libro, oppure una scatola, o una vecchia radio. Fece uno sforzo e lo estrasse del tutto dal cassetto. Tossì per la grande quantità di polvere che ci stava depositata sopra e che si alzò con quel suo movimento, e quando la tosse si calmò, guardo meglio quell’oggetto e constatò che si trattava di un vecchissimo modello di PC portatile, uno di quei modelli che fabbricavano  una cinquantina di anni prima, attorno agli anni 2010-2020 e che da moltissimi anni non venivano più prodotti. 


Oramai la tecnologia informatica dei PC era stata del tutto soppiantata da terminali ad interfaccia vocale, estremamente ergonomici, che permettevano connessioni con lontanissimi server, chissà dove installati. Era la logica “grid” che aveva avuto un clamoroso successo; in realtà tutto era gestito da un qualche “grande fratello” super tecnologico di orwelliana memoria che nessuno sapeva chi fosse e dove fosse  e che teneva in pugno tutta l’informazione informatica che girava nel mondo. E quindi, che teneva in pugno l’umanità intera che non poteva far nulla senza i computer. Tutto era distribuito oramai, e tutto viaggiava, o meglio aveva viaggiato…, attraverso le potenti linee di trasmissione telematiche. E’ bene dire per l’appunto “aveva viaggiato”, così era infatti ai tempi della crescita economica che sembrava inarrestabile, e prima del grande black-out dell’energia.

Quell’oggetto scuro, misterioso, Francesca non l’aveva mai notato. Né si ricordava di averlo mai visto prima in passato, forse poteva essere un oggetto appartenuto a sua mamma o suo padre. Ma un’attenta disamina dello chassis le permise di escludere subito questa ipotesi. Infatti,  dietro, c’era impressa una serie di numeri di serie dell’oggetto e, ancora più separata,  si leggeva una sigla che indicava l’anno di produzione: 2008. Quell’oggetto poteva ben considerarsi oramai un articolo di modernariato, con i suoi quasi sessant’anni di vita…e sicuramente era appartenuto a suo nonno Luigi, il climatologo.

Ovviamente non aveva alcuna speranza di poterlo accendere. C’erano ancora all’interno delle vecchie pile totalmente consunte dagli anni…Guardò bene dentro il cassetto e vide un filo elettrico, una spina. Sicuramente era quello il sistema di connessione che permetteva di alimentare quel PC mediante la rete elettrica. Ovviamente quella presa non era più compatibile  con gli standard della sua epoca, ma Francesca non disperò…era abbastanza brava a lavorare con le mani, e con un po’ di fatica riuscì a rimuovere quella vecchia spina e a mettere al suo posto una nuova interfaccia che si adattava alle attuali prese di corrente presenti sui muri…Era eccitata, poteva darsi che quel PC si sarebbe anche potuto accendere, e le avrebbe potuto permettere, chissà, di guardare indietro nel tempo, rovistando tra quei vecchi “file” depositati nella pancia di quel vecchio computer. Sicuramente i software che avevano prodotto quelle immagini e quei documenti di tanti decenni prima non esistevano più da anni, però Francesca non disperò lo stesso di riuscire a carprine i segreti. E così fu, infatti…

Dopo un po’ di traffici con cacciaviti e strani strumenti digitali, spinse un pulsante verde che aveva applicato sulla parete superiore del PC, e allora, come per magia, il monitor riprese vita e piano-piano, come emergendo da un altro universo, apparvero delle immagini e dei suoni. Le immagini erano poco dettagliate, ma Francesca riuscì a riconoscere  un’aula molto grande, tanta gente, sembrava un convegno…Il file mostrava la data del dicembre 2013, doveva essere in prossimità del  Natale di quell’anno…


All’improvviso apparve un uomo giovane, che Francesca riconobbe subito essere suo nonno Luigi da giovane. Salì sul palco, si spensero le luci. Apparve la prima immagine della presentazione , si udì la sua voce dapprima fioca, poi i suoni si fecero sempre più nitidi, autorevoli… Francesca si accasciò su una poltrona, sconvolta da quelle emozioni inattese. Non aveva più alcun ricordo della voce del nonno, morto da una ventina d’anni, e quelle parole le sembravano come provenire da un mondo parallelo, lontano, forse, dall’aldilà…

 
<< Cari  colleghi, colleghe, autorità, signore e signori, buonasera a tutti e grazie di avermi invitato a prendere la parola in questo importantissimo simposio dove si discuterà , da oggi e per i prossimi 3 giorni, dei problemi della nostra Terra, che stanno crescendo di anno in anno. E non appaiono assolutamente diminuire.. Sussistono ormai evidenze molto chiare che il clima globale si stia modificando. Ad esempio dall’ultimo report, il quinto, presentato a Stoccolma a settembre 2013 dal WG1 dell’IPCC,  emergono alcune conclusioni abbastanza chiare che possono essere  riassunte  in pochi punti che vado ad elencare :

- È oramai certo il ruolo degli effetti  antropogenici sul sistema climatico. Un numero crescente di  evidenze osservative permette di dire che con “estrema probabilità”, la causa dominante del riscaldamento osservato fin dalla metà del XX secolo sia costituita dalle attività umane;


- L’atmosfera e l’oceano si sono riscaldat, l’estensione e il volume dei ghiacci si sono ridotti, il livello del mare si è innalzato, e molti di questi cambiamenti non trovano riscontro negli scorsi due millenni; 


- Gli ultimi tre decenni sono stati i più  caldi dal 1850, quando sono iniziate le misure termometriche a livello globale. Il periodo 1983-2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni;

Sii nota un aumento di frequenza di occorrenza degli eventi estremi  a partire dagli anni 50 del secolo scorso. Parallelamente si rileva un probabile aumento di frequenza di occorrenza delle ondate di calore in diverse aree del pianeta tra le quali l’Europa e, analogamente, un aumento dell’intensità delle precipitazioni in molte aree europee e del Nord America;effetto serra potranno causare un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico;


Non v’è più alcun dubbio che le modifiche del clima globale potranno durare per secoli, dal momento che le emissioni di gas serra stanno continuando a crescere e non si denota ancora un sostanziale cambiamento di direzione, probabilmente anche per la scarsa efficacia degli accordi intergovernativi;


Il riscaldamento causerà cambiamenti nella temperatura dell’aria, degli oceani, nel ciclo dell’acqua, nel livello dei mari, il ciclo idrologico, la criosfera, in alcuni eventi estremi e nella acidificazione oceanica. Molti di questi cambiamenti persisteranno per molti secoli.

I segnali di cambiamento climatico, pur con differenze anche talvolta elevate, sono rilevabili anche a scale spaziali minori e ce ne stiamo accorgendo già ora. Si notano già  chiari segni di cambiamento nelle temperature e nelle piogge. Ad esempio in Emilia-Romagna, la Regione dove lavoro, abbiamo rilevato un aumento delle temperature massime dall’inizio degli anni ’80 sino a tutt’oggi dell’ordine di quasi 2°C in poco più di 40 anni (circa 0.5°C/10 anni). Tale segnale è visibile in tutte le stagioni. In particolare, d’estate si osservano valori di temperatura sempre superiori ai valori di riferimento climatici. Le piogge stanno calando, soprattutto d’estate, anche se non sono certo calati gli episodi di eventi molto intensi. E’ la stessa medaglia guardata da due facce opposte. Più caldo significa più onde di calore e anche più siccità, ma anche più instabilità dell’aria e quindi più propensione all’innesco di violenti temporali che producono gli effetti che avete tutti notato: l’alluvione di Genova del 2011 e la recentissima alluvione della Sardegna sono una chiara dimostrazione che il clima si è già modificato e, con esso, il rischio idrogeologico e idraulico causato da tali eventi estremi meteorologici.

Per quanto riguarda gli scenari di cambiamento climatico futuro, gli strumenti modellistici globali pur con parecchie incertezze mostrano scenari sempre più concordi. Gli attuali scenari di cambiamento  mostrano un ulteriore aumento delle temperature per tutto il secolo e fino al  2100. Lo scenario globale presenta poi dei “Punti caldi”, uno dei quali è proprio il Mediterraneo, dove viviamo noi.

Cari amici e colleghi, le modifiche del clima produrranno degli impatti sull’uomo e l’ambiente in cui vive in modo diretto ed indiretto, interagendo con l’intero sistema sociale ed economico. Li possiamo riassumere  in pochi punti:

La maggior frequenza di episodi di precipitazione intensa avrà un impatto molto grande nell’area del Mediterraneo aumentando il rischio idrogeologico-idraulico in aree già molto esposte. In parallelo, l’occorrenza di più frequenti eventi di precipitazione intensa alternati a lunghi periodi di siccità potrà alterare il ciclo idrologico e creare seri problemi di disponibilità della risorsa d’acqua;

L’innalzamento del livello del mare e gli aumentati eventi di invasione marina delle aree costiere basse potranno accelerare l’erosione delle coste, aumentare la salinità negli estuari e nei delta a causa dell’ingresso del cuneo salino;

L’aumento delle temperature e la diminuzione delle piogge potrà far estendere la durata dei periodi di siccità per periodi prolungati di molti mesi, soprattutto se questi periodi coincidono con i semestri caldi (evapo-traspirazione molto alta e aridificazione acuta);

L’aumento delle temperature medie ed estreme potrà determinare una aumentata frequenza e durata delle onde di calore.

Le vulnerabilità associate ai molti sistemi suscettibili al cambiamento climatico riguarderanno particolarmente la risorsa idrica. I primi effetti “visibili” sono le ricorrenti annate di magra che hanno coinvolto, ad esempio, il bacino del Po nell’ultimo quindicennio, ed in particolare le più recenti “emergenze siccità”, particolarmente evidenti nell’ultimo quinquennio. Il bacino idrografico del fiume Po, influenzato da una complessità di fattori sensibili al clima, costituisce  un importante scenario di eventi idro-meteo-climatici e socioeconomici. Se si considera la densità del territorio, le attività produttive insediate, le infrastrutture e il grado di utilizzazione della risorsa idrica, il bacino del Po rappresenta una realtà eccezionalmente varia e un punto nevralgico dell’economia nazionale. E quindi estremamente vulnerabile all’impoverimento della disponibilità della risorsa idrica, che rappresenta un ruolo primario nello sviluppo sociale ed economico di tutta la Pianura Padana. Le analisi di dati ambientali  delle Regioni del Bacino del Po, hanno confermato e specificato a livello regionale quanto pubblicato dall’IPCC a scala globale. Le proiezioni climatiche per il secolo in corso suggeriscono, per l’intera area del bacino del Po, essenzialmente un proseguimento dei trend in atto, con ulteriori aumenti della temperatura a fine secolo di qualche grado e precipitazioni in ulteriore calo ma con variabilità interannuale e interstagionale in aumento.

Anche le precipitazioni nevose ed il volume dei ghiacciai alpini risultano essere in forte calo. La copertura nevosa, che rappresenta una risposta integrata alle variazioni di temperatura e precipitazioni, subisce le maggiori riduzioni in primavera e nel passaggio autunno-inverno, poiché la stagione di accumulo della neve al suolo è ritardata, mentre quella di fusione è anticipata. Contestualmente ci si attende anche un costante proseguimento dell’arretramento dei principali ghiacciai alpini: i dati delle variazioni frontali confermano che la loro attività dal 1860 ad oggi è stata generalmente omogenea, eccetto un breve intervallo alla fine del XIX secolo in cui la variabilità di precipitazione a scala regionale può aver causato accumuli differenti; quantitativamente tale deglaciazione ha portato, sino ad oggi, alla perdita di circa il 40% della superficie dei ghiacciai. Alla diminuzione progressiva degli afflussi nell’ultimo trentennio e all’aumento della domanda idrica, fa riscontro un decremento significativo della portata media dei fiumi. Nel caso del fiume Po si rileva una diminuzione di circa il 20% su base annua e del 45% nella stagione estiva nel periodo 1975-2006. Altro aspetto da considerare riguarda la stima dei tempi di ritorno.      

Alle modificazioni significative della distribuzione, durata ed intensità delle precipitazioni liquide e nevose fanno seguito rilevanti modificazioni del regime dei deflussi superficiali e sotterranei con un, da un lato, aumento dei periodi di esposizione al rischio di siccità ed alluvioni. -aumentata probabilità ed intensità degli episodi di intrusione del cuneo salino e dall’altro un deterioramento della qualità dell’acqua (minore diluizione, maggiore temperatura e contenuto di nutrienti) e degli ecosistemi associati. In sostanza ci stiamo muovendo velocemente verso una maggiore esposizione al rischio idraulico, di desertificazione e sanitario.

Nel bacino padano tali modificazioni sono amplificate ed immediatamente riscontrabili nel delicato sistema deltizio, che può pertanto essere considerato un indicatore di sintesi dello stato dell’intero bacino. Ad un aumento del livello marino (sinora in verità piuttosto contenuto, ma in probabile aumento sia in valore assoluto che nella rapidità del trend) e alla diminuzione delle portate fluviali corrisponde una risalita dell’Adriatico nella pianura padana che oggi si attesta sui 20 km contro i circa 2 km degli anni ‘70. La frequente riduzione di portata al di sotto delle portate di soglia minima per contrastare l’intrusione salina mette in sofferenza circa 30.000 ettari di territorio, causando la salinizzazione delle falde, l’interruzione dell’approvvigionamento idrico, il funzionamento dell’irrigazione, il prelievo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche, l’inaridimento delle zone litoranee, con pesanti effetti sugli ecosistemi associati ed in primis a quelli sostenuti dal corpo idrico deltizio.

Date tali premesse, diverrà sempre più strategico definire, oltre alle politiche di mitigazione che conducono ad una riduzione delle emissioni di gas “serra”, anche decise e razionali azioni di adattamento al cambiamento climatico, che siano orientate a limitare i “danni” potenziali delle conseguenze di tale cambiamento e sfruttarne le opportunità. Le azioni di adattamento servono per ostacolare gli effetti del mutamento del clima puntando a ridurre il rischio e i danni derivanti dagli impatti negativi (presenti e futuri) del fenomeno in maniera efficace anche dal punto di vista economico. 


Molti impatti del cambiamento climatico possono essere affrontati efficacemente attraverso l’adattamento, in particolare gli impatti a breve termine, mentre all’aumentare dell’entità del cambiamento le opzioni efficaci diminuiscono ed i costi associati aumentano. Le conoscenze attuali già consentono la selezione di azioni di adattamento preventivo, che hanno costi limitati e non minacciano sistemi sociali e settori economici, rispetto all’adozione di forme di adattamento di tipo reattivo, cioè applicate a seguito di frequenti crisi e disastri. Tuttavia tali opzioni sono attualmente applicate in modo limitato ed estemporaneo e, soprattutto, non sembrano apparire tra le priorità dell’attuale classe politica.

Se noi, uomini di questo inizio di secolo, non prenderemo in esame il problema climatico, i nostri nipoti e pronipoti ne subiranno delle gravi conseguenze. E la responsabilità sarà stata nostra, solo nostra. Non ce lo scordiamo. Grazie per l’attenzione >>.


Il video si chiuse  e Francesca scorse nel monitor l’immagine di un pubblico ammutolito e sorpreso e che tuttavia applaudiva con convinzione. Sicuramente tutta quella gente sembrava sopraffatta, costernata da quelle parole, soprattutto dalle ultime che aveva ascoltato.  Nonostante quel successo, però il giovane scienziato, il futuro nonno di Francesca, appariva deluso, sfiduciato, senza forze. Era infatti realtà consapevole che la forte emozione di tutta quella gente nell’ascoltare le sue parole si sarebbe pian-piano dissolta, demolita dalla consuetudine della frenesia del vivere di tutti i giorni.

E questo era puntualmente avvenuto.

Carlo.

1 commento:

  1. Grazie Carlo per questo contributo... dal futuro !

    Tornando al presente e riprendendo le ultime parole dell'intervento di Nonno Luigi

    <<
    Le conoscenze attuali già consentono la selezione di azioni di adattamento preventivo, che hanno costi limitati e non minacciano sistemi sociali e settori economici, rispetto all’adozione di forme di adattamento di tipo reattivo, cioè applicate a seguito di frequenti crisi e disastri. Tuttavia tali opzioni sono attualmente applicate in modo limitato ed estemporaneo e, soprattutto, non sembrano apparire tra le priorità dell’attuale classe politica.
    >>

    uno si domanda:

    Perchè le azioni di adattamento preventivo sono applicate in modo limitato ed estemporaneo e non appaiono tra le priorità della attuale classe politica ?

    Perchè ?

    Se lo chiediamo alla classe politica quello che ci dicono è che NON ci sono le risorse economiche per fare questi INVESTIMENTI (che nessun PRIVATO è disposto a fare trattandosi di investimenti di pubblica utilità e senza nessun ritorno monetario di breve termine).

    Non ci sono le risorse perchè c'è ... LA CRISI e la crisi impone TAGLI alla spesa pubblica e austerità.

    Quindi lo Stato non piò più fare grandi investimenti in opere pubbliche o infrastrutture ma deve solo contenere la spesa e raggiungere il PAREGGIO DI BILANCIO e di RIDURRE velocemente il DEBITO PUBBLICO mediante il Fiscal Compact (che vuol dire tagli alla spesa e aumento di tasse per 50 miliardi di euro all'anno per i prossimi 20 anni).

    Ecco quali sono le PRIORITA' della politica, oggi.

    Non certo la MITIGAZIONE dell'impatto dei cambiamenti climatici.

    L'europa (e la "crisi") ci chiedono di RIDURRE il perimetro di intervento dello STATO nell'ECONOMIA... lo Stato deve dimagrire e smettere di spendere e di investire perchè è... il DEBITO PUBBLICO la causa della crisi e l'origine di tutti i mali e perchè "abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi e adesso dobbiamo tirare la cinghia.

    ...

    MA... se le cose NON stessero esattamente così ?

    Se la crisi NON fosse stata originata dalla finanza pubblica ma dalla FINANZA PRIVATA che ha solo gonfiato bolle speculative ed ora chiede alla finanza pubblica di essere SALVATA a colpi di austerità e sacrifici ?

    In questo piccolo spazio non c'è tempo per argomentare e rimando ad altri post di Piazzaverdi e, soprattutto, alle impeccabili lezioni di Mister Goofy alias Alberto Bagnai:


    http://goofynomics.blogspot.it/2013/12/audizione-informale-alla-commissione.html

    http://goofynomics.blogspot.it/2013/12/lezioni-dalla-crisi-perche-il.html


    ----

    Quindi NON CI SONO RISORSE (per le politiche di mitigazione ambientale !) perchè TUTTA LA FINANZA PUBBLICA, adesso, è impegnata a RISANARE i disastri causati dalla FINANZA PRIVATA negli ultimi 20 anni.

    E non ci saranno MAI le risorse se CHI HA CAUSATO LA CRISI continua controllare anche la classe politica asservendola ai propri interessi e imponendola mediaticamente alle masse l'unica alternativa possibile.

    ----

    Ricordiamocelo la prossima volta che ci dicono che "NON CI SONO LE RISORSE" e che dobbiamo rassegnarci ad avere un futuro invivibile e senza acqua da bere.

    RispondiElimina