lunedì 10 novembre 2014

Vicino, sei online ?



Eppure c’è qualcosa che non mi torna. Qualcosa di non chiaro, non razionalizzato, una sensazione sgradevole che mi dice che le diverse velocità a cui stiamo funzionando non stanno più insieme, divergono.

Arrivo a casa dal lavoro e vedo una macchina funebre di fronte al mio palazzo. Persone vestite  di nero, in completo, segnale inconfondibile di personale che si occupa del “ritiro” delle persone decedute.

Salgo le scale. Una delle porte del primo piano del mio palazzo, sette piani, due scale e quattro appartamenti per piano, è completamente spalancata. Un signore è fuori dall’uscio, guarda in basso. Mentre salgo le scale a piedi, viene alla porta la signora di colore che ci abita: ho sempre pensato che sia una badante anche se l’ho sempre vista sola, ma non sono sicura di chi abita in quell’appartamento. Due anni fa mi sembra di ricordare che ogni tanto incontravo un signore anziano con il bastone. La donna viene alla porta appunto e mentre si avvicina, sento inconfondibile il rumore delle viti che sigillano per una bara. Le dico “mi spiace è morto il Sig. Rossi?”, lei risponde a monosillabi, ma mi fa capire che sì è morto. Le chiedo quando, risponde da due giorni, le faccio le mie condoglianze. Dice grazie. Continuo a salire le scale, con quella tristezza che ci accompagna ogni volta che sentiamo che un’altra persona ha lasciato questa terra..

Ma c’è di più... Questa morte è accompagnata da una triste solitudine, nessuno del palazzo è presente, nessun parente che piange. C’è solo la badante che si muove, come sempre, con un po’ di fatica dovuta alla robustezza...

Due giorni dopo vengo a sapere che a morire era stata la signora Rossi invece, a letto e in carrozzina ormai da qualche anno, mentre il Sig. Rossi era mancato già due anni fa. Il mio sconforto è totale.

Ecco perché non l’ho più visto, ogni tanto lo incontravo in garage... Tanti vicini invisibili, piccole comparse del mio quotidiano, che sommessamente scompaiono. Delle quali non so nulla.

Del resto non si sa più cosa voglia dire essere vicini..

Quattro anni fa, il vicino che abitava sotto il mio appartamento, Sig. Bianchi, anziano e reduce da un ictus di qualche anno prima, mi fa capire parlando che dopo due giorni sarà il suo compleanno.

Il Sig. Bianchi è uno dei pochi vicini con cui interagiamo: all’inizio i rapporti sono stati un po’ tormentati, perché il rumore di mio figlio, delle pulizie, o di qualche invito a pranzo di amici, erano per lui e sua moglie rumori troppo fastidiosi. Nel tempo ci siamo avvicinati. Ed ho apprezzato il fatto che ogni volta che uscivo di casa lo trovavo nel cortile antistante il portone di ingresso del mio palazzo a fare le sue camminate riabilitative. Ogni volta mi fermava, mi ricordava magari il mio rumore, ma chiedeva anche notizie dei miei e dei miei suoceri. Parlavamo dei suoi anni e di come li portava bene.

Per il giorno del suo compleanno io e mio marito decidiamo di fargli unpiccolo regalo, una piccola radio. Tutto sommato è un po’ il “portiere” del palazzo, a chiunque passa chiede chi è, non puoi passare inosservato e questo ci sembra importante. Ma c’è di più : quando sa che mio suocero è mancato gli vengono le lacrime agli occhi... Questa umanità ci sembra vicinanza e passa sopra alle tensioni pregresse.

Dunque andiamo a casa sua dove lo troviamo con la moglie che ci invita ad entrare, gli diamo il regalino, ci trattiene un po’, facendoci vedere una serie di ricordi che ha in casa, sente poco, alziamo il tono della voce e scambiamo qualche parola. Torniamo a casa. Il giorno dopo sentiamo suonare il campanello: il Sig. Bianchi, nonostante si muova molto male in quei giorni, è uscito di casa e ci ha voluto raggiungere. Rimane sull’uscio e ci guarda. Dice: “ io volevo capire, sono anziano e ho dei problemi, ma non sono rimbambito, ma perchè mi avete fatto un regalo? Perché?”

Ecco questo “perché” oggi forse non ha più risposta, oppure la risposta è troppo banale, e poco comprensibile. Perché è un nostro vicino... perché l’abbiamo sentita vicina....

Risposte pericolose... Cosa c’è dietro? Cosa vogliono da me queste persone? Giusta o quantomeno comprensibile diffidenza....

Questi due ricordi mi lasciano un po’ di amaro in bocca. Soprattutto li sento stridere dentro di me, ogni volta che leggo le parole che ci scriviamo in rete, tutti apparentemente connessi, collegati da una rete fatta da sms, mms, facebook, twitter, ecc. ecc. Amici, frasi, immagini e suoni che circolano fra noi, ci piace e non ci piace, condividiamo e pubblichiamo. Tutto on line.... E’ anche bello, ha anche senso, ma quello che mi chiedo è perché i nostri vicini non sono più “on line”?

Silvia.

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